C’è una corrente sotterranea che attraversa Pssica – I fiumi del destino, la nuova serie brasiliana su Netflix dal 20 agosto, diretta da Quico Meirelles con un episodio firmato da Fernando Meirelles. È la corrente del fiume come luogo di passaggio, ma anche di sepoltura. Quattro episodi, girati nel cuore del Pará, per raccontare tre destini che si scontrano e si mescolano in un’area dell’Amazzonia raramente mostrata allo spettatore globale.

L’acqua come frontiera e condanna
La storia della serie Netflix Pssica – I fiumi del destino si apre con un rapimento. Janalice, adolescente della zona, viene catturata da una rete di traffico sessuale. Inizia così una catena di eventi che lega tra loro tre figure principali: Janalice stessa; Preá, giovane capo riluttante di una banda criminale che agisce lungo i fiumi; e Mariangel, una madre che cerca vendetta per la morte della sua famiglia.
La narrazione si sviluppa in un intreccio di piste parallele che alla fine si incontrano: la ricerca, la fuga, la vendetta. La miniserie non si limita a mostrare lo scontro tra bene e male. Piuttosto, mette in scena una zona grigia in cui ogni scelta ha un prezzo, ogni personaggio è contaminato, e l’ambiente stesso sembra parte attiva nel determinare i destini.
Il titolo, Pssica, rimanda a una sorta di maledizione (reale o simbolica) che grava sui personaggi ed è il nome del libro di Edyr Augusto da cui la serie è tratta. Nella cultura amazzonica, “pssica” è anche la follia, l’ossessione, lo sprofondare dentro una realtà che inghiotte. E qui, il confine tra ciò che accade dentro e fuori i personaggi è sottile quanto la nebbia sui fiumi all’alba.
Carne, sangue e silenzio
Janalice (Domithila Catete) è il cuore pulsante della serie Netflix Pssica – I fiumi del destino. Non solo vittima, ma anche punto d’innesco. Il suo sequestro svela una rete di violenze sistemiche che attraversano classi sociali, etnie e territori.
Preá (Lucas Galvino) è il personaggio più complesso: figlio del fiume e della violenza, è costretto a diventare quello che odia. Leader dei cosiddetti “topi d’acqua”, criminali che si muovono tra le vene d’acqua del Pará, Preá si muove tra sopravvivenza e colpa. Non è redento, non è condannato. È in sospeso.
Mariangel (Marleyda Soto), la madre ferita, è motore e bussola morale della narrazione. Non cerca giustizia, ma vendetta. E in questo percorso si scontra con i propri limiti e le proprie illusioni. La sua determinazione è il contraltare alla rassegnazione che permea molte delle figure che incontriamo lungo il cammino.
Attorno a loro si muove un cast corale (criminali, vittime, complici, indifferenti) che restituisce un affresco umano denso e mai caricaturale.

Un’Amazzonia che non consola
La forza serie Netflix Pssica – I fiumi del destino non è nell’estetica esotica dell’Amazzonia, ma nella scelta di mostrarla come un mondo concreto, stratificato e profondamente segnato da ferite storiche e attuali. Qui la foresta e il fiume non sono sfondi, ma agenti narrativi.
I temi sono espliciti ma mai didascalici: traffico di esseri umani, violenza sistemica, vendetta personale, colonialismo contemporaneo, diritti indigeni, distruzione ambientale. Non ci sono prediche, ma un’esperienza sensoriale che impone allo spettatore domande scomode.
La “maledizione” che perseguita i personaggi è anche metafora collettiva: un senso di condanna ineluttabile che abita chi nasce e vive in zone dimenticate o sfruttate. Ma Pssica – I fiumi del destino non si limita alla denuncia. È un’esplorazione dell’ambiguità: chi salva chi? Chi è vittima e chi carnefice?
L’adattamento: dal libro allo schermo
L’origine letteraria è ben visibile, ma la regia e la sceneggiatura, firmate da Bráulio Mantovani (già autore di City of God), Fernando Garrido e Stephanie Degreas, traducono efficacemente il materiale di partenza in un linguaggio visivo teso, spesso brutale, sempre immersivo.
Girata a Belém e prodotta da Andrea Barata Ribeiro con O2 Filmes, la serie Netflix Pssica – I fiumi del destino è figlia di una collaborazione internazionale che non annacqua l’identità locale, ma la esalta. Il dialetto, la musica, l’architettura, i silenzi. Tutto contribuisce a costruire un mondo narrativo credibile e potente.
Durante la presentazione, Edyr Augusto ha sottolineato come Pssica – I fiumi del destino riesca a parlare al mondo rimanendo ancorata al territorio. Ed è proprio questa tensione tra locale e universale a rendere la serie un oggetto narrativo raro nel panorama seriale globale.
Pssica – I fiumi del destino non chiede empatia, né offre conforto. Chiede attenzione. E lo fa con un impianto narrativo che rifiuta scorciatoie, sostenuto da una scrittura solida e da interpretazioni asciutte ma incisive.
Non è solo un racconto di traffico umano, criminalità e vendetta. È un’indagine sulla colpa, sul destino e sulla possibilità di spezzare un ciclo che sembra eterno.
È una serie che non si guarda per svago, ma per necessità.
Filmografia
Pssica - I fiumi del destino
Thriller - Brasile 2025 - durata 56’
Titolo originale: Pssica
Regia: Quico Meirelles, Fernando Meirelles
Con Fernando Meirelles, Domithila Catete, Marleyda Soto, Lucas Galvino, Felipe Rocha, Welket Bungué
in streaming: su Netflix Netflix Basic Ads
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