Il 16 maggio debutta su Netflix Dear Hongrang, la nuova serie coreana in costume che promette di scuotere il panorama dei period drama. Un’opera che unisce atmosfere noir e melodramma, scritta da Kim Jin-A (Dr. Brain) e diretta da Kim Hong-sun, già regista di Money Heist: Korea e The Guest. Ma non è solo un prodotto ben confezionato: Dear Hongrang è soprattutto una riflessione sul potere distruttivo dei segreti, sull’identità negata e sull’amore impossibile.

Un ritorno che non riporta la pace
L’inizio è quello di un mistero classico: un bambino scompare e riappare dodici anni dopo. Ma la serie Netflix Dear Hongrang si muove su strati più profondi. Hongrang (Lee Jae-wook), figlio del potente mercante Sim Yeol-guk, ritorna adulto nella sua casa a Hanyang, privo di ricordi. Ad accoglierlo non c’è solo la sorpresa, ma anche il dubbio. Jae-yi (Cho Bo-ah), sorellastra cresciuta nel dolore della sua assenza, lo accusa di essere un impostore.
L’interrogativo che muove l’intera narrazione non è solo “Chi è davvero Hongrang?”, ma “Cosa fa di noi quello che siamo?”. Il sospetto, il desiderio, la colpa: tutto si intreccia in un confronto a fuoco lento tra i due protagonisti, fratelli non di sangue ma legati da una tensione che supera ogni definizione.
Anime spezzate e maschere sociali
Nella serie Netflix Dear Hongrang, ogni personaggio è una tessera di un mosaico emotivo complesso, dove le relazioni familiari si intrecciano con segreti inconfessabili e desideri repressi.
Hongrang, interpretato da Lee Jae-wook, è il fulcro attorno al quale ruota l’intera vicenda. Scomparso da bambino e ritornato dodici anni dopo senza memoria, la sua presenza è tanto enigmatica quanto destabilizzante. La sua amnesia non è solo una condizione clinica, ma un velo che nasconde verità scomode e forse pericolose.
Jae-yi, la sorellastra di Hongrang, interpretata da Cho Bo-ah, è una figura complessa, divisa tra l’affetto per il fratello perduto e il sospetto verso l’uomo che afferma di esserlo. La sua determinazione nel cercare la verità la porta a confrontarsi con emozioni contrastanti, che mettono in discussione la sua stessa identità e i legami familiari.
Mu-jin, interpretato da Jung Ga-ram, è il figlio adottivo della famiglia Sim, che ha assunto il ruolo di Hongrang durante la sua assenza. La sua posizione è ora minacciata dal ritorno del legittimo erede, generando tensioni sotterranee e conflitti di lealtà.
Min Yeon-ui, la madre di Hongrang, interpretata da Uhm Ji-won, è una matriarca forte e determinata, che ha mantenuto l’integrità della famiglia durante gli anni di assenza del figlio. Il suo atteggiamento nei confronti del ritorno di Hongrang è ambivalente, oscillando tra la speranza e il dubbio.
Sim Yeol-guk, il padre di Hongrang e Jae-yi, interpretato da Park Byung-eun, è il capo della potente famiglia Sim. La sua autorità è messa alla prova dal ritorno del figlio e dalle tensioni che ne derivano, rivelando le fragilità di un uomo diviso tra il dovere e i sentimenti.
Il Principe Han Pyeong, interpretato da Kim Jae-wook, è una figura affascinante e misteriosa, un artista raffinato con una visione acuta delle dinamiche sociali e familiari. La sua presenza aggiunge un ulteriore livello di complessità alla trama, fungendo da osservatore e, forse, da catalizzatore degli eventi.
Insieme, questi personaggi tessono una rete di relazioni intricate, dove ogni gesto e ogni parola possono avere significati nascosti. Dear Hongrang esplora con profondità le sfumature dell’animo umano, offrendo un affresco emotivo che va oltre la semplice narrazione storica.

Identità, sangue e desiderio
La serie Netflix Dear Hongrang è prima di tutto un racconto sull’identità. Non solo nel senso individuale, “chi sono io?”, ma soprattutto sociale: “chi mi è permesso essere?”. Hongrang, cresciuto altrove, senza memoria, è un simbolo perfetto di spaesamento, di frattura tra passato e presente, tra ciò che si è stati e ciò che si vuole essere.
Altro grande tema è quello della famiglia, ma in chiave velenosa. Le relazioni parentali qui non salvano, incatenano. Il legame tra Jae-yi e Hongrang è carico di tensione erotica e non detti, in bilico tra amore fraterno e attrazione. Il tabù non è solo narrativo, è strutturale: questa è una storia che osa mostrare quanto l’intimità possa essere deformata dalla distanza, dal dolore e dalla perdita.
Infine, c’è la questione del potere. Tutti i personaggi sono intrappolati in una società in cui contano solo lignaggio, ricchezza e apparenze. La casa dei Sim, da simbolo di prestigio, si trasforma lentamente in una prigione teatrale dove ognuno recita un ruolo per sopravvivere.
Una lettera d’amore scritta con l’inchiostro del dubbio
Con il supporto produttivo di Studio Dragon e Ace Maker Movie Works, Dear Hongrang si presenta con una confezione estetica curatissima. I costumi non sono solo fedeli all’epoca Joseon: riflettono lo stato interiore dei personaggi. Le luci sono spesso calde ma taglienti, come lame emotive. La regia di Kim Hong-sun sa quando soffermarsi su uno sguardo e quando lasciare spazio al silenzio.
La sceneggiatura evita spiegoni o colpi di scena urlati. Si affida al non detto, allo sguardo, all’ambiguità morale. Un approccio più cinematografico che televisivo, che potrebbe non piacere a tutti, ma che segna un netto passo avanti nella narrazione seriale coreana.
Dear Hongrang è una serie che non si accontenta di raccontare un mistero. È una meditazione visiva sulla memoria, sull’identità e sull’amore come forza che confonde più che chiarire. I suoi personaggi non cercano redenzione, cercano una verità che li tenga in vita. Anche se fa male.
Per chi ama i period drama intelligenti, le storie d’amore torbide, e la tensione psicologica più della semplice azione, Dear Hongrang è una nuova ossessione.
Filmografia
Dear Hongrang
Giallo - Corea del Sud 2025 - durata 67’
Titolo originale: ??
Con Lee Jae-Wook, Jo Bo-ah, Um Ji-won, Park Byung-eun, Kim Jae-Wook, Jung Ga-ram
in streaming: su Netflix Netflix Basic Ads
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