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Crisis in Six Scenes

1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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La recensione su Crisis in Six Scenes

di Malpaso
5 stelle

Woody Allen è sempre presente, a scrivere e dirigere. Il mondo delle serie tv non lo ha mai attratto, ma come dire no ad Amazon che ti lascia carta bianca? Realizzando 6 episodi da poco più di venti minuti l'uno, alla fin fine il risultato è un film della stessa durata degli altri lavori dell'autore. Peccato che qualcosa questa volta non funzioni.

 

Forse poco ispirato, probabilmente per pigrizia, Allen stende giù una trama semplice e lineare ambientando il tutto negli anni '60 dei contrasti sociali e politici, tra l'immobilismo delle vecchie generazioni (ben rappresentato dal tipico protagonista alleniano, qui interpretato dal regista stesso) e l'effervescente vitalità delle nuove (una Miley Cyrus hippie tra diritti civili, Vietnam etc...). I 6 episodi, pur essendo brevi e mantenendo il solito ritmo a cui l'autore ci ha abituati, faticano a tenere alto l'interesse dello spettatore. Ciò è dovuto a vari fattori. Innanzitutto, i dialoghi non brillano quanto nelle sue ultime opere (Café SocietyIrrational Man) e spesso risultano meccanici, irreali, creati al solo scopo di portare alla battuta ad effetto, pronta alla citazione. Inoltre, nonostante la breve durata delle serie, la sensazione che Allen fosse a corto d'idee è avvalorata dai molti momenti morti.

 

Detto ciò, ci sono anche aspetti positivi (e il sottoscritto fatica a voler male ad un'opera del regista newyorchese). Il sesto episodio è particolarmente divertente e ben costruito, così come la scena d'apertura dell'inizio della serie, con un dialogo quasi metacinematografico tra Allen e il suo parrucchiere: una dichiarazione d'intenti, un'avvertimento, quasi a voler avvisare lo spettatore di abbassare le aspettative. La scena con la Cyrus sonnambula lascia intravedere l'Allen dei tempi d'oro (Io e Annie), che non perde comunque l'occasione di sfoderare battute e frecciatine verso Freud e il ceto medio americano (il senso di colpa dell'ebreo, il club del libro).

 

In sostanza, un Allen in pillole che, se preso senza particolari aspettative, può anche soddisfare gli amanti dell'autore americano "più europeo" di tutti. Forse un passo falso, forse era evitabile, ma restano comunque novanta minuti di filmografia alleniana in più: godetene tutti.

 

"Lo so che il governo è stupido, me ne rendo conto. Sai, Washington non attira certo le menti più geniali ma... non sono criminali. La maggior parte... cioè quelli che non vengono beccati"

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