Woody Allen ha solo due modi di recitare: col proprio corpo e col corpo degli altri. Il transfert totale e inesorabile dei suoi vezzi, tic e posture nei corpi attoriali di tutti i gli attori protagonisti da lui diretti nei suoi film è uno dei fenomeni più affascinanti da studiare quando si analizza il lavoro degli autori/attori, ma nonostante la mimesi (inconscia? Imposta? Stipulata da un patto silente?) che le sue star attuano nei confronti dei balbettii alleniani, resta un divario fondamentale: a differenza degli interpreti che lui dirige (da Diane Keaton a Timothée Chalamet, da Mia Farrow a Sean Penn), Allen non ha mai avuto il physique du role o l’aura da protagonista.

È sempre stato, invece, un caso più unico che raro di caratterista che si impone nel ruolo di protagonista (come il Wallace Shawn di Rifkin’s Festival): le spalle curve, la gestualità nevrotica, la statura anti-hollywoodiana, ne fanno un corpo attoriale comico e costantemente fuori luogo, fuori contesto e quindi perfino spericolato (keatoniano, in questo; e in Hollywood Ending c’è l’eco di Il cameraman), a disagio, scomodo sino al punto di contorcersi sotto le luci dei riflettori (come fosse un corpo di cera, letteralmente: il suo personaggio, qui, si chiama Waxman). Una caricatura, in cui tragico e farsesco si fondono come da tradizione ebraica, e che nel suo essere fuori posto ha edificato una coerenza attoriale unica.

Il film
Hollywood Ending
Commedia - USA 2002 - durata 116’
Titolo originale: Hollywood Ending
Regia: Woody Allen
Con Woody Allen, Téa Leoni, George Hamilton, Mark Rydell, Treat Williams, Debra Messing
Al cinema: Uscita in Italia il 01/11/2002


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