Emma Stone in La La Land

Emma Stone è la causa scatenante del più celebre qui pro quo della storia degli Oscar, il momento in cui La La Land fu erroneamente annunciato come miglior film in luogo di Moonlight. Dietro le quinte, l’impiegato incaricato di gestire le buste da fornire agli annunciatori si era distratto proprio per chiedere un selfie alla neo oscarizzata Stone.

E come biasimarlo: negli occhi di Emily Jean, in arte Emma, ci si può perdere come turisti disabituati alla bellezza, ed è probabilmente in quegli occhi chiari e lievemente sovradimensionati il segreto dell’eclettismo dell’attrice, dopo questo film, nel 2017, la più pagata al mondo. Nata bionda ma rossa per arte, ad accentuare la naturale eccentricità del suo corpo attoriale e di quella voce rochissima che fa attrito con la fisicità minuta, Stone ha occhi di espressività disarmante, capaci di spalancarsi come oblò tondi con effetto comico irresistibile o di assottigliarsi come fessure feline (sono occhi hooded, “incappucciati”, ovvero con la parte superiore della palpebra che crea una sorta di tenda):

come una versione congenita del “mascherino” delle sale cinematografiche, Emma Stone cambia “formato” al suo sguardo e cambia così anche genere, destreggiandosi tra commedia e sperimentazioni d’autore (dopo Inarritu e Chazelle, è Lanthimos a farne un feticcio, da La favorita a Povere creature!), giocando con perizia col suo volto da elfo e la sua voce sabbiosa.

Il film