La strada stretta verso il profondo nord, adattamento dell’acclamato romanzo di Richard Flanagan su Tim Vision dal 18 settembre, non è una semplice serie storica. È un’indagine dolorosa sulla resistenza umana, sulla vergogna, sull’amore che non salva e sulla memoria che punisce.
Firmata dal regista Justin Kurzel e dallo sceneggiatore Shaun Grant, la serie prende le fondamenta da uno dei romanzi più importanti della letteratura australiana recente, e lo trasforma in un racconto per immagini che si muove tra il trauma della prigionia durante la Seconda Guerra Mondiale e la persistente inquietudine del ricordo.
È una storia che non separa la carne dalla coscienza, né la brutalità dalla bellezza. Al centro, il chirurgo Dorrigo Evans, figura emblematica di un uomo sopravvissuto a tutto, tranne che a se stesso.

Un amore in tempo di guerra non è mai solo amore
Dorrigo Evans, il protagonista della serie La strada stretta verso il profondo nord, vive due vite parallele: una nel presente (Ciarán Hinds), come uomo anziano e rispettato chirurgo, e una nel passato (Jacob Elordi), come giovane prigioniero di guerra e amante segreto. Il suo punto cieco è Amy Mulvaney (Odessa Young), la donna che ha amato per un’estate e mai dimenticato. La loro relazione, breve ma incandescente, avviene nell’ombra: Amy è sposata con lo zio di Dorrigo, Keith (Simon Baker).
Quel legame, spezzato dal destino e mai chiuso, diventa il nucleo emotivo attorno al quale ruota tutto il racconto: un amore tanto profondo da diventare un rifugio mentale nei momenti più bui della prigionia, ma anche un’ossessione che compromette ogni altro legame nella vita adulta di Dorrigo.
Ella (Olivia DeJonge da giovane, Heather Mirchell nel 1989), la donna che Dorrigo sposa, ne è il contraltare. Gentile, presente, concreta, Ella non riesce mai a uscire dalla penombra di Amy. Il loro matrimonio è un atto di volontà più che di passione, segnato dall’incapacità di Dorrigo di lasciar andare ciò che ha perso. Il suo tradimento con Lynette, moglie di un collega, è solo una ripetizione del suo modello affettivo: cercare l’amore dove non può durare.
Prigionieri di guerra, prigionieri di sé
La parte centrale della serie La strada stretta verso il profondo nord si svolge nei campi di prigionia giapponesi, lungo la costruzione della famigerata ferrovia Thai-Birmania. Qui, l’identità dei soldati australiani si disintegra a colpi di fame, malattia e umiliazione. Dorrigo, che guida i prigionieri come medico, si trova costretto ad affrontare dilemmi morali quotidiani: chi salvare, chi sacrificare, come restare umano senza potere salvare nessuno.
Accanto a lui c’è Frank Gardiner (Thomas Weatherall), una sorta di coscienza vivente, che entra in guerra convinto di fare la cosa giusta e ne esce distrutto. Guy Hendricks (William Lodder), artista e testimone, disegna ciò che non si può dire, lasciando una testimonianza visiva della disumanità vissuta. Tiny Middleton (David Howell), gigante dalla fede incrollabile, si spegne lentamente sotto gli occhi del suo compagno Frank. Chum Fahey (Caelan McCarthy), il ragazzino troppo giovane per morire, canta per i compagni e si aggrappa a una speranza infantile. Bonox Baker, Rainbow, Jimmy Bigelow: ognuno è un frammento di un’umanità in lotta per restare intera.
Uomini in divisa, anime alla deriva
La serie La strada stretta verso il profondo nord non cade nella trappola di ridurre i carcerieri giapponesi a semplici villain. Il maggiore Tenji Nakamura (Show Kasamatsu) è un personaggio stratificato, tanto complice quanto prigioniero di un sistema che lo consuma. Colto, riflessivo, Nakamura intreccia un rapporto ambiguo con Dorrigo, fatto di dialoghi filosofici e silenzi pieni di tensione. La sua evoluzione, dal fanatico dell’Impero al relitto umano del dopoguerra, mostra che la guerra disintegra anche i carnefici.
Completamente opposto è il Colonnello Kota (Taki Abe), che incarna la crudeltà istituzionalizzata: la spietatezza elevata a metodo. Kota non si limita a comandare: dimostra la morte, taglia teste, distrugge la volontà. Il sergente coreano Goanna (Charles Napoleon An), sfruttato per la sua ferocia, è il mostro costruito dal razzismo di un esercito che lo tollera solo in quanto utile.

Corpo e ricordo
Una delle intuizioni più potenti della serie La strada stretta verso il profondo nord è l’uso del corpo come luogo di verità. I corpi dei prigionieri raccontano il dolore, la fame, la fatica, la degradazione. Ma anche il corpo dell’amore (la pelle graffiata di Amy, la mano che si posa sul taglio alla coscia) parla. Il corpo è l’unico documento che non mente, che porta il segno delle scelte, dei traumi, della memoria.
Cinquant’anni dopo, Dorrigo deve presentare il libro illustrato di Rabbit, intitolato Il confine. È in questo gesto che si misura il senso finale della serie: ricordare non è un atto passivo. È scegliere di non dimenticare ciò che si preferirebbe rimuovere. L’amore per Amy, il dolore dei compagni, le morti non necessarie, l’orrore vissuto e quello compiuto: tutto resta.
La memoria è un campo minato. E Dorrigo, ormai vecchio, ci cammina ogni giorno, sapendo che ogni passo può far esplodere un ricordo.
La forza dell’amore
La serie La strada stretta verso il profondo nord non cerca la consolazione. Non salva i suoi personaggi e non offre al pubblico un comodo lieto fine. Ma in mezzo all’orrore della guerra e alla tenacia del ricordo, afferma una verità: anche l’amore più breve può marchiare un’intera esistenza, e anche l’uomo più distrutto può trovare, nei dettagli minimi (una carezza, un disegno, un nome sussurrato) la traccia della propria umanità.
Al posto di una narrazione a effetto, la serie sceglie il peso della verità, anche quando brucia. E, per questo, resta addosso, come una ferita che non guarisce, ma insegna.
Filmografia
The Narrow Road to the Deep North
Drammatico - USA, Australia 2025 - durata 47’
Titolo originale: The Narrow Road to the Deep North
Con Jacob Elordi, Odessa Young, Ciarán Hinds, Thomas Weatherall, Simon Baker, Essie Davis
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