Luis Estrada debutta nel mondo delle serie con Las Muertas, miniserie di sei episodi prodotta da Netflix, ispirata al romanzo omonimo di Jorge Ibargüengoitia e, indirettamente, a uno dei capitoli più brutali della cronaca nera messicana: il caso delle Poquianchis, due sorelle che, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, gestirono un impero di sfruttamento sessuale, omicidi e corruzione.
Più che una ricostruzione documentaristica, Las Muertas è una rielaborazione narrativa che intreccia finzione e realtà per indagare il cuore marcio del potere e della violenza, in un Paese dove la morte non è solo tragedia, ma parte di una cultura. Il tono, come nel romanzo di Ibargüengoitia, è satirico, scomodo, a tratti grottesco. E la messa in scena – curata, atmosferica, girata in location reali tra Guanajuato, Veracruz e San Luis Potosí – restituisce una tensione che non cerca la facile empatia, ma lo sconcerto.

Sorelle d’inferno
La serie Netflix Las Muertas ruota attorno alle sorelle Baladro, alter ego letterari delle sorelle González Valenzuela. Serafina (Paulina Gaitán) e Arcángela (Arcelia Ramírez) sono molto più che madri-maitresse: sono manager di un’impresa fondata sul sangue. Serafina è l’elemento emotivo, ambigua e seducente, manipolatrice e impulsiva. Arcángela, invece, è la mente, fredda, calcolatrice, ossessionata dal controllo. Insieme incarnano un potere femminile che ha disertato ogni etica, facendo del pragmatismo e del cinismo strumenti di sopravvivenza e dominio.
Nessuna delle due cerca giustificazioni morali. La serie non pretende di assolverle o psicoanalizzarle. Al contrario, ne osserva l’ascesa e la caduta senza mai dimenticare la realtà che le ha rese possibili: un sistema senza anticorpi, in cui l’impunità è più efficace del denaro.
Uomini ai margini: Simón e Bedoya
Nel mondo delle Baladro, gli uomini non sono padroni, ma strumenti. Simón (Alfonso Herrera), l’amante di Serafina, è l’innesco narrativo: il suo ritorno in città e il suo legame col passato riaprono le ferite e danno il via all’indagine. È un personaggio frammentato, sospeso tra il rimorso e la complicità, testimone impotente e, a tratti, complice vigliacco.
Il Capitano Bedoya (Joaquín Cosío), invece, rappresenta la faccia ufficiale del potere corrotto. Non un antagonista, ma parte del sistema che protegge, compra e vende la violenza. La sua presenza nella serie serve a chiarire che il vero antagonista non è un individuo, ma una rete di silenzi, connivenze e paure.

Dietro le quinte del potere
Un tratto distintivo della serie Netflix Las Muertas è l’attenzione rivolta alle donne che non sono né carnefici né protagoniste. Le giovani reclutate dalle sorelle Baladro arrivano nei bordelli con false promesse, trovandosi imprigionate in un sistema che le degrada, le affama, le punisce. Alcune, dopo anni, diventano a loro volta complici, guardiane, aguzzine. È un meccanismo di disumanizzazione progressiva, dove la vittima può diventare carnefice solo per sopravvivere un giorno in più.
In questo universo, la solidarietà femminile è assente, perché ogni legame è stato contaminato dalla logica del profitto e del terrore. Le donne non sono solo soggette alla violenza maschile, ma anche a quella esercitata da altre donne, in un ciclo che sembra chiudersi solo con la denuncia – tardiva, ma decisiva – di una delle sopravvissute.
Quando lo Stato è parte del crimine
La serie Netflix Las Muertas non è un true crime in senso stretto. Non cerca lo shock, ma la riflessione. Il tema centrale è la complicità dello Stato, che in cambio di bustarelle e favori ha permesso per anni che un impero del crimine operasse alla luce del sole.
I bordelli delle Baladro non erano nascosti, né i crimini erano sporadici. Le autorità sapevano, o fingeva di non sapere. I clienti – molti dei quali uomini potenti – tacevano. L’intero sistema si fondava su un patto sociale non scritto, in cui la violenza era un costo accettabile del divertimento maschile e del mantenimento dell’ordine.
Estrada, fedele al tono satirico di Ibargüengoitia, non fa prediche. Ma il messaggio è chiaro: non si può capire la ferocia di un crimine senza guardare alla società che lo ha incubato.
Una storia che ancora ci riguarda
Il successo annunciato della serie Netflix Las Muertas non sta solo nella qualità della produzione o nel cast. Sta soprattutto nel suo coraggio narrativo. In un panorama audiovisivo spesso dominato da prodotti che cercano di compiacere, questa serie sceglie il disagio come chiave d’accesso. Racconta una storia che il Messico conosce da decenni, ma che ha spesso preferito rimuovere. E lo fa con un linguaggio visivo e narrativo che unisce realismo, ironia e crudeltà.
La miniserie non cerca né redenzione né catarsi. Porta lo spettatore nei luoghi dove la speranza è stata spenta a forza e dove la morte, appunto, è diventata routine.
Con Las Muertas, Luis Estrada firma la sua opera più ambiziosa, trasformando una vicenda dimenticata in un racconto necessario, che ci obbliga a guardare – senza filtri – cosa succede quando il potere si esercita nel buio, e quando il silenzio vale più della giustizia.
La serie Las Muertas è disponibile su Netflix dal 10 settembre 2025. Sei episodi. Nessuna via di fuga.
Filmografia
Las muertas
Commedia - Messico 2025 - durata 0’
Titolo originale: The Dead Girls
Con Luis Estrada, Paulina Gaitan, Joaquín Cosio, Sofía Espinosa, Arcelia Ramirez, Kristyan Ferrer
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