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The Staircase - Una morte sospetta

1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie

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La recensione su The Staircase - Una morte sospetta

di mck
7 stelle

“Anche quando dice la verità sembra che menta.”

 

The StairCase” (8 ep., 2022, HBO), creata, sviluppata (con Maggie Cohn), scritta (da loro due con Emily Kaczmarek e Craig Shilowich) e diretta (con la Leigh Janiak di “HoneyMoon” e “Fear Street 1994 - 1978 - 1666”) da Antonio Campos (“AfterSchool”, “Simon Killer”, “Christine”, “the Sinner: stag. 1 e stag. 2”, “HomeMade: Annex”, “the Devil All the Time”), non solo è in larga parte tratta da “Soupçons”, la docu-serie francese di Jean-Xavier de Lestrade (“un Coupable Idéal”, “Sur Ta Joue Ennemie”, “la Disparition”, “3 x Manon / Manon 20 Ans”, “Jeux d’Influence”, “Laëtitia”, “Sambre”) che…

– narrando della storia processuale del veterano del Vietnam, romanziere e aspirante candidato sindaco Michael Iver Peterson che, dopo essere stato accusato e condannato oltre ogni ragionevole dubbio per l’omicidio della seconda moglie, Kathleen Artwater Peterson, pur continuando a professarsi innocente al di fuori dei cavilli di legge dello Stato di Diritto, fu rilasciato per la pena già scontata in séguito a un accordo di patteggiamento presentato tramite la procedura dell’Alford plea (appello, petizione, richiesta) in cui si dichiarò colpevole di omicidio colposo e il North Carolina (caso vuole proprio il luogo di nascita, con N.C. contro Alford davanti alla Corte Suprema degli U.S.A., di questo speciale procedimento penale) gli riconobbe di aver subíto un processo parzialmente fallace –

…si sviluppa nel tempo lungo 3 stagioni e 13 episodi (2004: 1-8; 2013: 9-10; 2018: 11-13), ma la ingloba proprio in sé, rimettendone in scena, in un contesto più ampio e variegato, la gestazione e lo sviluppo, in pratica in un certo senso quel che fece all’inverso Andrew Jarecki intervenendo però sulla propria carriera artistica dirigendo prima la “finzione” di “All Good Things” (2010) e poi “risolvendo il caso” con i 6 ep. della 1ª stag. (2015) di “the Jinks”, mentre il post-“confessione” di Robert Durst dei 6 ep. della 2ª stag. (2024) uscirà postumo. (Esiste anche un tv-movie LifeTime del 2007, "the Staircase Murders", diretto da Tom McLoughlin e interpretato da Treat Williams.)

Sennonché di “the Jinx” – nell’accezione riservata alla sua importanza extrafilmica – ne capita una ogni mai, e “the StairCase” di suo è condizionata dal non poter deragliare dai binari della non-risoluzione costretti fra la verità processuale e quella reale, che per forza di cose permane nell’essere inconoscibile ai non commettenti e subenti il suo compimento: paradossalmente esplora “ogni” possibilità (bella l’idea di sostituire la lettura del primo verdetto con la ricostruzione della seconda versione dei fatti) sull’evento fatale (incidente domestico, femminicidio e attacco strigiforme, più omicidio occasionale, però cassato sul nascere, e riassuntivo sogno “retroattivo” in analessi pre-finale), ma da quell’eterogenea messe e mole di fatti & speculazioni non dico ne esca sopraffatta, però il “controllo” che una storia interamente frutto dell’umana fantasia può esercitare sulle proprie intenzioni qui è subordinato tanto a quel che si sa (anche di contraddittorio) quanto a quel che non si sa (e mai si potrà sapere) di questo “pasticcicaccio brutto” di cronaca nera rielaborato con infra/sub/sovra-interpretazioni.

Tuttavia “the Staircase” si stacca nettamente dalla massa true-crime che va dalla più che discreta riuscita convincente alla passabile sufficienza alla quasi totale occasione mancata (tralasciando l’orrido ryanmurphy-verse) di, in ordine di preferenza personale dalla migliore alla peggiore, ad esempio: “(Avetrana) Qui Non è Hollywood” (Pippo Mezzapesa, 2024), “Lady in the Lake” (Alma Har’el, 2024), “Under the Bridge” (Quinn Shephard, 2024), “A Friend of the Family” (Nick Antosca, 2022), “the Girl from Plainville” (Liz Hannah & Patrick Macmanus. 2022) e “the Watcher” (Ryan Murphy - ah! - & Ian Brennan), e lo fa anche grazie ad un cast all’altezza del cómpito di mimesi: Colin Firth (Valmont, Where the Truth Lies, A Single Man, Tinker Tailor Soldier Spy, Magic in the Moonlight, 1917), un’impressionante Toni Collette (Velvet Goldmine, 8½ Women, the Sixth Sense, the Hours, In Her Shoes, United States of Tara, Hereditary, WanderLust, Unbelievable, I'm Thinking of Ending Things, Nightmare Alley, Juror #2, Mickey 17), Juliette Binoche (Mauvais Sang, les Amants du Pont-Neuf, Damage, Trois Couleurs: Bleu, Code Inconnu, Caché, Cosmopolis, Camille Claudel 1915, Clouds of Sils Maria, Ma Loute, High Life, the New Look), Michael Stuhlbarg (A Serious Man, Boardwalk Empire, Hugo, Men in Black 3, Lincoln, Blue Jasmine, Arrival, Call Me by Your Name, Fargo 3, the Shape of Water, the Post, the Looming Tower, Shirley, Beckett, Bones and All), Odessa Young (“Shirley”, “Manodrome”), Dane DeHaan (“Life after Beth”, “A Cure for Wellness”, “the Kid”, “Oppenheimer”, “American Primeval”), Sophie Turner (“Game of Thrones”), Patrick Schwarzenegger (“the White Lotus 3: Thailand”), Olivia DeJonge (“The Visit”), Parker Posey (trentennale musa di Hal Hartley e in Dazed and Confused, the Doom Generation, Party Girl, Kicking and Screaming, the Daytrippers, SubUrbia, the House of Yes, the Anniversary Party, Irrational Man, Café Society, Columbus, Beau Is Afraid, Mr. & Mrs. Smith, the White Lotus 3: Thailand), Rosemarie DeWitt (Mad Men, Rachel Getting Married, United States of Tara, Margaret, Olive Kitteridge, Digging for Fire, Black Mirror: Arkangel, Arizona), Maria Dizzia, Trini Alvarado, Tim Guinee, Vincent Vermignon, Joel McKinnon Miller, Justice Leak, Susan Pourfar, Cullen Moss, Frank Feys…

 

 

Fotografia di Lyle Vincent e Michael Svitak e musiche – come al solito buone di per loro e ch’è difficile mal utilizzare – della coppia formata da Danny Bensi & Saunder Jurriaans, più un gran bell’utilizzo del mai, mai, mai troppo ricordato Warren Zevon, qui con la celeberrima “Lawyers, Guns and Money” (forse “prodromo” alla “Panama” di Ivano Fossati e già in “Grand Canyon” di Lawrence Kasdan assieme a “Searching for a Heart”) dal fondamentale “Excitable Boy” del 1978, e a ruota un altro paio di pezzi forti: “I Started a Joke” dei Bee Gees (poi anche, con due cover, in “the Devil’s Houre 2”) e la Cavatina “Saper Bramate” del Conte d’Almaviva dal primo atto de “il Barbiere di Siviglia” di Giovanni Paisiello, precedentemente nel “Barry Lyndon” kubrickiano (e d’altronde il supervisore musicale è Randall Poster: e infatti ci sono anche Max Richter, Johnny Hallyday, Burt Ives, the Mills Brothers, the Ronettes...).

 

 

“Un processo è semplicemente una gara a chi racconta la storia migliore; e 12 giurati assegnano la vittoria a una sola di quelle storie, e quella storia diventa giustizia. […] Il solo modo di avvicinarsi all’oggettività è riconoscere che non esiste.”

Note basiche sull’Alford plea.
In sintesi: https://it.wikipedia.org/wiki/Alford_Plea
Nello specifico: https://en.wikipedia.org/wiki/Alford_plea
Origine: https://en.wikipedia.org/wiki/North_Carolina_v._Alford

“Well, I'm down on my luck! / Send lawyers, guns and money!”, ovvero: «Despite the freedom to go anywhere, Michael [che “anche quando dice la verità sembra che menta”] never left Durham, NC.»

* * * ½/¾ - 7.25   

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