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Waco

1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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La recensione su Waco

di supadany
7 stelle

Per risolvere una situazione spinosa che vede coinvolta una controparte, esistono sostanzialmente due modi di agire. Cercare un faticoso e logorante compromesso o procedere a spada tratta per far valere la propria posizione - solitamente, del più forte -, senza prendere in considerazione quanto più dovrebbe contare, ovvero la singola vita umana. La prima soluzione richiede un grande impegno, pazienza e tempo. La seconda estirpa il problema alla radice, ma incorpora danni collaterali che, quando subentra la sicurezza nazionale, sono calcolati in modo difforme.

Texas, febbraio 1993. L’Atf, il bureau di tabacco, alcol e armi da fuoco, cinge d’assedio una piccola comunità religiosa, guidata da David Koresh (Taylor Kitsch), considerandola un pericolo, per lo stile di vita che adotta e per le armi di cui dispone.

Nel tentativo di trovare una soluzione pacifica, arriva sul posto il negoziatore Gary Noesner (Michael Shannon), ma i nervi sono a fior di pelle e suoi tentativi non sembrano produrre gli effetti sperati. Infatti, da un lato le autorità vorrebbero procedere con un attacco risolutivo, mentre dall’altro non c’è nessuna intenzione di rinunciare alle proprie convinzioni e arrendersi.

Con il passare dei giorni, la tensione aumenta e le possibilità di risolvere il conflitto senza ricorrere a un intervento armato diminuiscono vertiginosamente.

 

Michael Shannon

Waco (2018): Michael Shannon

 

Waco è una miniserie ricca di contenuti, avvincente, energica e tesa, che comunica trasversalmente, forte di un dispositivo in costante fibrillazione, marcato da punti di vista contrapposti e da numerose ferite tuttora spalancate, che infiammano tante discussioni, non solo nella società statunitense.

Partendo dall’aspetto formale, il creatore John Erick Dowdle riporta sul campo la sua predisposizione per la tensione (Devil, Necropolis –La città dei morti) e l’azione (No escape – Colpo di stato), peraltro ottenendo un risultato nettamente superiore ai suoi pregressi, rinvigorito da un parco tematico sfaccettato e permeato sull’attualità.

Così, emerge la clamorosa difficoltà nell’istituzione di un dialogo proficuo tra le parti (tante parole spese e scarsa predisposizione all’ascolto), il sedimentare di posizioni dalle quali nessuno è disposto a schiodarsi (ognuno ha la sua irrinunciabile verità), il pericolo insito nella proliferazione invereconda delle armi da fuoco, la capacità di affabulare la gente con idee bislacche tramite l’arte oratoria, con la religione plasmata su voleri distanti da quella pace e comprensione che un qualunque Dio desidererebbe per il sangue del suo sangue.

Da questi paletti, emergono le conseguenze, non solo quelle terminali, peraltro note, siccome si tratta di una storia vera. Sono sempre i più deboli a pagare il conto più salato (agenti che non fanno altro che ubbidire agli ordini e civili in difficoltà, facili da abbindolare) e la società accantona senza titubanze chi non ce la fa con le proprie forze, mentre le ragioni sono sfumate, d’altronde quando la violenza prende il sopravvento, nessuno può sentirsi immacolato.

Un’intelaiatura calibrata, impreziosita dalle interpretazioni. Su tutti svetta Michael Shannon, caratterizzato da un’espressione facciale tipica di chi – disilluso - ha chiaro l’epilogo dal principio, ma poi è Taylor Kitsch a fare un triplo carpiato rispetto ai suoi standard (modesti in Battleship e John Carter), forte di un ruolo strutturato, carismatico e ambiguo. Alle loro spalle, altro materiale umano merita una citazione: Andrea Riseborough è pugnace e presente, Melissa Benoist si emancipa dal ruolo più noto (Supergirl), Julia Garner rappresenta sentitamente un’innocenza violata e indifesa, Rory Culkin segna un passo contrastato, mentre Glenn Fleshler è un bonus che gli amanti della serialità ameranno ritrovare (Boardwalk empire, Billions e tanti altri gettoni di presenza).

 

Taylor Kitsch

Waco (2018): Taylor Kitsch

  

Dimenandosi in un conflitto tracciato ma ricco di sfumature, Waco assume la forma di un prodotto immediato, biografico nella genesi e contemporaneamente utile alla formulazione di un pensiero su tanti temi scottanti. Uno sguardo al passato che si riflette – drammaticamente – nel presente, osservando da vicino quelle mentalità integraliste e interventiste, sorde e cieche che, come unica distinzione, ammettono un credo. Religioso o di Stato che sia.

Una produzione meritevole, da qualunque angolazione venga osservata.

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