Regia di Rosario Espinosa, Enrique Farías vedi scheda film
I ricatti del sangue, delle convenzioni, dei comandamenti, del “così sia”. Il prete è onesto, non c’è che dire: ammette di non saper interpretare i sogni che Cristina gli confessa come fossero peccati, che gli racconta delle due formiche che parevano una sola ma eran due, una sopra l’altra, e una portava l’altra, “su hermana”, malata, sulle spalle, e tornava a riprendersela una volta, due, tre... basta, dopo tre...
E’ onesto il prete, le corse dei cani e le scommesse (e i debiti) sui cani che corrono dietro ai coniglietti simili a quello regalatole per il compleanno, sono oneste le amiche della mamma che ragionano normale, il cugino tamarro e inguardabile, le slot machines, il telefono che la mamma chiama e lei corre, corre...
Sandra, invece, turba. Turba perché non ha l’aria onesta. Era una vecchia amica, è un’amica, poi ti bacia, come se fosse normale, come se fosse onesto, e non le pare onesto, a Cristina, che un’amica la baci in un pomeriggio qualunque trascorso insieme.
E invece è onesto il contrario, Cristina lo capisce solo alla fine: la formica, la quarta volta, non torna indietro...
Il film cileno firmato da Rosario Espinosa e Enrique Farías contiene di una violenza sopita, latente, ingannevolmente nascosta sotto la pelle di tartaruga di una candida vecchina e che si irradia nelle rughe più giovani dell’agnello che ha generato, fedele, immolato, rinunciatario. Pecca (il film) di tanto in tanto nel voler darsi un tono che non merita (la scena del ballo fatale tra le due amiche, inquadrato con una turbolenza yankee deviante ed impropria è quella che più tradisce), mentre eccelle in altre scelte estetiche (i colloqui/confessioni col sacerdote, i due che non si guardano, Cristina alle spalle, ma che a sua volta sembra dare le spalle, idealmente, all’interlocutore). E’ un film intelligente, in qualche modo elementare, in qualche modo molto profondo.
Nota curiosa: nella soundtrack, anche la versione spagnola di “Mister Mandarino” un vecchio hit dei Matia Bazar di fine anni ’70.
Film in concorso alla 51^ Mostra del Cinema di Pesaro.
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