Regia di Daniele Cini vedi scheda film
Curioso "oggetto" il film dell'esordiente Daniele Cini "Last Food", nelle intenzioni dell'autore "una favola surreale che dovrebbe far sorridere - piuttosto che ridere - e stupire". La storia dei due sopravvisuti ad un disastro aereo, Grumand , titolare di una ditta di catering (Gigio Alberti, sopra le righe!) e Takano, Chef Cordon Blu (Hal Yamanochi, di scarsa empatia) che in una lunga marcia per territori aspri e desolati verso la salvezza si ritrovano a fare i conti con le più elementari regole di sopravvivenza (L'ultimo pasto di Grumand? Un appetitoso Takano) e del conseguente ricovero del "cannibale" in un clinica per disturbi alimentari (allorchè ritornato a casa scopre di non riuscire più a mangiare perché la voce di Takano lo perseguita e tormenta) si rivela alla fine un astruso ed incomprensibile racconto di esperienze umane con le quali risulta difficile identificarsi o provare un pur minimo coinvolgimento o interesse. Una visibile messinscena povera di mezzi, una regia indecisa tra il grottesco, il surreale ed il favolistico (toni e registri difficile da gestire ed amalgamare), un esile e pretenziosa traccia narrativa con "contorno" di caratteri e storie che non si comprende bene da dove nascano né dove siano diretti, fanno di "Last Food" l'esercizio "scolastico" di un regista al suo debutto che lascia però intravedere, in un'originalità di sguardo ed ispirazione, le potenzialità in fieri di un narratore non omologato o attratto da mode cinematografiche di più immediato e facile appeal.
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