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Capo Nord

Regia di Carlo Luglio vedi scheda film

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La recensione su Capo Nord

di speedy34
8 stelle

Il giovane cinema italiano di questa stagione ama trasferirsi all’estero e raccontare comunque storie "geneticamente" italiane evitando però "le due stanze e cucina" e le battutissime strade romane , milanesi (etc.) di tanti esordi di questi ultimi anni. Così dopo il "disperato" viaggio in Bosnia di Rolando Colla nel suo "Oltre il confine" e dopo la "fuga" polacca di Gabriele Iacovone in "Non sono io", è il turno di Carlo Luglio fare le valigie e trasferirsi nella lontana Norvegia per raccontare in "Capo Nord" i sogni, i desideri, le speranze disilluse e le tragicomiche avventure di quattro giovani napoletani, novelli "vitelloni" d’accatto, più smaliziati ed identicamente fragili "amici miei" di monicelliana memoria, "brutti, sporchi e cattivi" sospesi tra un’adolescenza ostentata ed una maturità impensata. Ettore, Francesco, Genny e Fofò (rispettivamente i quasi esordienti, sinceri, veri, diretti e mascalzonamente simpatici Emanuele Valenti, Francesco Vitiello, Alberto "Polo" Cretara, Luca Riemma), in un atipico... a tratti sgradevole... percorso di formazione, impareranno a crescere forzatamente senza nessuna concessione di riguardo o trattamento favorevole. A contatto con un’umanità varia e multirazziale, con i primi problemi di lavoro, con il sottobosco della microcriminalità cittadina, con gli amori sognati e fugaci, con i fantasmi della morte e la disperazione di vite allo sbando e senza più sogni, i quattro amici trasformeranno il loro picaresco viaggio in Norvegia in una indelebile esperienza di vita che segnerà le loro esistenze. E bisogna riconoscere il merito al regista Carlo Luglio di essere riuscito a galleggiare in questi melmosi e bui racconti di vita (mai giocando sul facile pietismo) con la sincerità, la crudezza ed il buon e sano ritmo da commedia all’italiana rivisitato e corretto in salsa norvegese. Ma quanta solitudine e malinconia nei volti dei suoi attori (anche il cast norvegese è di ottimo ed emozionante livello), quanta amarezza mascherata da cinica fatalità in un epilogo che non obbedendo alle leggi del mercato commerciale lascia un dolciastro sapore nelle bocche di spettatori poco abituati a confrontarsi con una realtà non molto lontana dalle nostre esperienze quotidiane... e quanto amore per il cinema nell’esordio registico di Carlo Luglio, abile e navigato narratore di storie sincere e necessarie.

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