Regia di David Kuan vedi scheda film
Opera talmente convenzionale e sgraziata che suggerisce un accostamento al cinema trash di Mario Bianchi. Via di mezzo Tra "The others" e "Non aver paura della zia Marta", The Last Inn è il classico esempio di so bad so good. Va cioè visto, per quanto brutto e stranamente sollazzevole.
Laura (Emily Hall) - una studentessa universitaria - a causa di un incidente durante un viaggio in macchina è costretta ad alloggiare al Lawst Inn, un hotel alla periferia di Sass Town gestito da una strana coppia di anziani, i coniugi Lawst. Presto fa conoscenza con gli altri pochi ospiti: la coppia composta da Nicole (Tristan Cunningham) e Peter (Jamel King); un misterioso giovane di nome Steven (Walker Barnes); Britney (Zarema Akmalove) e il piccolo figlio Charlie (Louis Limantour); una misteriosa e spettrale bambina di nome Emily. Soffrendo d'una grave forma di amnesia manifestata in seguito all'incidente, Laura trascorre una settimana insieme agli altri clienti, vivendo una serie di orribili eventi innescati da un gioco con una tavola ouija, al quale sono (tutti) costretti a prendere parte.
"Spirit, spirit, you are called.
Come to us and hide no more."
(Tormentone che annuncia l'avvio di sedute spiritiche)
The Last Inn: Walker Barnes e Emily Hall
David Kuan [1] è il nuovo Mario Bianchi "internazionale", con la differenza che riesce a girare film brutti (ma assolutamente da vedere) con budget che il nostro poteva solo sognare. The Last Inn, ad esempio, è costato qualcosa come 1.800.000 dollari. Ma realmente sembra di assistere a un incrocio totalmente kitsch tra Non aver paura della zia Marta, Quella villa accanto al cimitero (per presenza di bambini spettrali) e The others. Produzione americana, girata in Asia, che mette assieme l'immancabile tavoletta ouija, una bambola posseduta, un albergo/castello pieno di fantasmi e una protagonista che ha perso la memoria dopo un incidente per arrivare solo in chiusura a ricordare... una realtà paranormale. La sceneggiatura (opera di Bill Jones e Catherine Lewis) trae ispirazione da moltissimi horror, cercando di mettere assieme una tale quantità di cliché da far quasi tenerezza data l'ingenua convenzionalità. Per tutto il film sembra di assistere a un videogioco per quanto artificiosa la grafica, surreale la fotografia, artefatte le scenografie e per un uso irragionevolmente illimitato della computer grafica. The Last Inn è talmente sgraziato e prevedibile da arrivare comunque a divertire per l'accumulo di maldestre manifestazioni paranormali. Tuttavia presenta una colonna sonora che stranamente tiene incollati davanti allo schermo.
Attenzione SPOILER
Finale con ribaltone (si scopre cioè che chi si credeva essere vivo è morto - o perlomeno in coma - e chi sembra morto è vivo), intuibile dopo la prima mezz'ora. Un leit motiv ormai diventato costante e quasi una garanzia di film horror convenzionale (realizzato da autori privi di idee e talento).
[1] Kuan ha già in curriculum sei lungometraggi (contrassegnati da valutazioni estremamente negative sull'imdb) in grado di confermare una personale cifra stilistica, pur se in senso negativo e involontariamente trash.
Filmografia:
- Xiang Xiao Qiang Yi Yang Huo Zhe (2011)
- The death is here (2012)
- The supernatural events on campus (2013)
- Death is here 3 (2014)
- Campus mystery (2015).
Curiosità
Il titolo di lavorazione, 11 Misty Road, è riferito all'indirizzo dell'hotel. L'11 simboleggia un binario, ovvero due percorsi paralleli. Una metafora che diventa comprensibile solo guardando il film.
The Last Inn: Lauren Peterson
"A un albergo non chiediamo uniformità e prevedibilità. Chiediamo di essere trattati come casi unici in un posto unico per un’occasione unica."
(Beppe Severgnini)
F.P. 10/11/2021 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 98'09") - Data del rilascio USA (streaming): 05/10/2021
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