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Le 10 sequenze più riuscite del cinema d'animazione
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Quest'oggi propongo una classifica delle migliori dieci sequenze della storia dell'animazione cinematografica [quindi senza contare serie animate o cortometraggi non usciti al cinema]. Il campo d'indage si estende dalle case di produzione occidentali quali Disney Pictures, Pixar Animation, Don Bluth Production, Dreamworks Animation ed altre minori a quelle giapponesi quali Studio Ghibli, Production I.G, Madhouse e Studio Deen, passando per l'animazione russa della Sojuzfilm e quella europea di René Laloux, Jan Svankmajer e di altri artisti di rilievo nel genere. Per stilare la seguente graduatoria ho tenuto conto sia delle qualità tecniche - anche nelle composizioni musicali - e grafiche proprie della sequenza scelta che della ricerca nella messinscena col quale essa è strutturata. Ho cercato di prescindere da sensazioni emotive personali per realizzare tale lavoro, tuttavia si sa che un processo del genere non può mai essere del tutto inibito quando bisogna classificare qualche cosa; pareri soggettivi ricadono sempre nell'analisi poiché l'arte non può essere categorizzata, trattata come se fosse misurabile o interpretabile oggettivamente al cento per cento. Sicuramente esistono parametri col quale si possono definire sequenze migliori di altre sotto il punto di vista tecnico o, perché no, anche concettuale, in quanto una qualsiasi scena di un film può senza dubbio non risultare, bensì essere banale o retorica agli occhi di tutti.

 

Scritte tali premesse, presento senza ulteriori indugi questa mia classifica delle dieci sequenze più riuscite della storia del cinema d'animazione:

 

 

 

10. Gli elefanti rosa [Dumbo, 1941; Ben Sharpsteen, Wilfred Jackson, Bill Roberts, Samuel Armstrong]

 

 

 

Alla decima posizione si trova una delle punte di dimamante della Golden Age Disney: la sequenza dove Dumbo, dopo aver bevuto un bel po' di vino da una botte, ha delle e vere proprie allucinazioni costituite da elefanti rosa che danzano. Ciò che rende geniale questa scena non è tanto l'eccellente qualità delle animazioni, che già un anno prima in Fantasia erano arrivate ai loro massimi livelli, bensì come esse prendono forma assieme alla colonna sonora di Frank Churchill e Oliver Wallace. La traccia che è presente in questa sequenza si sviluppa attraverso ben quattro generi differenti: l'inizio parte con una sontuosa marcia dai toni inquietanti [alché gli elefanti rosa fanno la loro comparsa, passando attorno a Dumbo; cercando di impaurire il cucciolo] per poi sfociare in una danza etnica, con percussioni e oboe che prendono le redini della canzone [adesso un'elefantina, divenuta arancione, si cimenta nella danza del ventre, ammaliando Dumbo mentre un altro elefante, con sulla schiena due gobbe, passa davanti a tre piramidi che continuamente cambiano la propria forma]. Arriva il terzo genere, il valzer [adesso compaiono due elefanti, ora di nuovo rosa ma col corpo di vetro o di ghiaccio, che danzano sul ghiaccio con leggiadrìa], ed infine la canzone si conclude con una salsa [lo spazio si riscalda, si tinge di rosso e gli elefanti ballano sfrenati fino a che diversi automezzi, locomotive ed aeroplani cominciano a sfrecciare e collidere gli uni contro gli altri. Tutto salta in aria, e gli elefanti cominciano a cadere come foglie secche, diventando, mano a mano che Dumbo riapre gli occhi, le nuvole rosa che descrivono l'alba].

Un vero e proprio capolavoro allucinatorio e splendido esempio di perfetta relazione tra componenti dell'immagine e del sonoro in un film. 

 

 

 

09. Viaggio in treno [La città incantata, 2001; Hayao Miyazaki]

 

 

 

Chihiro e il Senzavolto si sono rincorsi abbastanza. Oramai il demone non ha più né la forza né la volontà di fare del male a qualcuno. Decide così di seguire la ragazzina, che con fretta deve raggiungere la sorella di Yubaba a "Fondo di palude" per salvare la vita ad Haku. Ne La città incantata sono molte le sequenze che meriterebbero di comparire nella lista [soprattutto l'incontro col dio del fiume], tuttavia ho scelto questa che, secondo me, rappresenta uno dei punti più alti sul piano registico raggiunti dal maestro Miyazaki nella sua carriera. Le malinconiche note per pianoforte che qui suona Hisaishi sono veramente suggestive. Le riprese in interni e le panoramiche raffigurate fanno dimenticare per un attimo di star osservando un film d'animazione. Le ombre dei passeggeri suggeriscono una critica diretta verso l'annullamento della personalità che produce una vita immersa nella monotonìa - quella dei pendolari, "categoria" di cui io stesso faccio parte - . Questa sequenza è talmente perfetta da fermare - letteralmente - il tempo nella mente dello spettatore.

 

L'inquadratura qui presente riprende una scena quasi analoga de I sospiri el mio cuore [1995, Yoshifumi Kondo] nella quale la protagonista segue un grosso gatto che poi la guiderà verso "La bottega delle antichità". 

 

 

 

08. La sfilata dei carri [Innocence, 2004; Mamoru Oshii]

 

 

 

Tutt'ora questa sequenza rimane la perfezione dell'utilizzo dell'animazione in CGI. L'estetica per definizione; non superata ancora da alcun titolo occidentale Pixar, Disney o Dreamworks. Oshii dà vita agli oggetti in scena, crea vere e proprie coreografie tra i piani d'immagine realizzando brevi piani sequenza che rasentano l'eccellenza. I cori diretti da Kawai donano un tono contemplativo all'intera sfilata, alle scenografie ed ai giganteschi stormi di gabbiani che circondano i centinaia di grattacieli, i quali si ergono come montagne impedendo al sole di illuminare gran parte delle strade. La fotografia gioca anch'essa un ruolo decisivo nella realizzazione di questa magnifica sequenza, creando contrasti che accentuano la definizione delle ambientazioni e di tutti i migliaia di particolari in scena. "La sfilata dei carri" è stata prodotta da una cooperazione tra la Production I.G e lo Studio Ghibli, che ha partecipato solamente a questa sequenza. Per realizzare tre minuti di visione di tale qualità, i due studi lavorando assieme hanno impiegato un anno e mezzo. Ripeto: un anno e mezzo per tre minuti...

 

 

 

07. Motoko vs Tank [Ghost in the Shell, 1995; Mamoru Oshii]

 

 

 

Con Ghost in the Shell, il discorso sull'ardua scelta delle sequenze è assai amplificato. Stiamo parlando di uno dei film d'animazione meglio diretti della storia nonché di una delle opere cinematografiche di fantascienza più riuscite di sempre. Infatti, nella corrente classifica sarà presente un'altra scena ripresa da questo film, poiché nel capolavoro di Mamoru Oshii sono presenti troppe sequenze di altissimo livello tecnico, grafico ma anche concettuale ["La creazione di Kusanagi", "Il dialogo sul motoscafo" (dove addirittura è presente un effetto Vertigo perfettamente calibrato), "Il viaggio di ritorno in battello"]. 

"Motoko vs Tank" è lo scontro diretto tra la protagonista ed un carro armato all'interno di una struttura - sembrerebbe una sorta di padiglione per le esposizioni oppure una chiesa sconsacrata lasciata a se stessa - dove vi è scarsa visibilità. Il carro armato sta difendendo un'automobile nel quale si trova ciò/colui/colei con cui/il quale/la quale il tenente Kusanagi vuole avere un contatto [non è che sono confuso: chi ha visto il film può comprendere che non è perfettamente definibile il "Master of Puppets"]. Una scena d'azione, di tensione - con contini rimandi a L'uovo dell'angelo [1985, Mamoru Oshii] - che ha fatto la scuola, ha istruito tutti i registi che dal '95 si sono cimentati col genere action-cyberpunk [in primis i fratelli Wachowski con il loro successo: Matrix] e che si conclude con il climax dell'intero film: una successione perfetta di inquadrature, in cui il corpo della protagonista si disintegra dopo aver sostenuto una prova di forza fisica troppo pesante anche per i suoi muscoli completamente meccanizzati. 

 

 

 

06. Ricordi inconsci in un luogo che una volta chiamai "casa" [Il racconto dei racconti, 1979; Yuriy Norshteyn]

 

 

 

Con Bach in sottofondo, un carrello fantasmatico si muove da destra a sinistra attraverso questa meravigliosa composizione di Yuriy Norsheyn. Vi sono rappresentati diversi membri di una famiglia seduti attorno ad un tavolo che, dopo un'accesa discussione, sono in procinto di consumare il pasto quotidiano [tutti tranne la bambina, che non ne vuol sapere di smettere di giocare alla corda nonostante i richiami della madre e l'espressione rattristata del bue (uno dei tanti animali-simbolo della filmografia dell'artigiano russo, come anche il pesce volante che si trova sullo sofndo. Non spiegherò in questo articolo le complesse simbologie di Norsheyn poiché occuperebbero troppe digressioni a riguardo e disorienterebbero chi è interessato unicamente alla classifica)]. Il corpo all'estrema sinistra è un viaggiatore, che la famiglia ospita al tavolo e poi saluta, quando egli ringrazia del cibo e si rimette in cammino verso una meta che al massimo solo lui conosce. Tale sequenza rispecchia l'autenticità della manualità di Norsheyn nel comporre i suoi lavori, delinea in maniera definita una poetica che qui ritrova - come ne Il riccio nella nebbia - la sua sublimazione più spontanea; una sensibilità che traspare in ogni particolare; la complessità mascherata da racconto lineare in una narrazione, quella dell'intero film, che altro non è che una successione di ricordi e collegamenti inconsci che il regista esprime con la sua arte, di cui questa sequenza ne è l'esempio più rilevante.

 

 

 

05. L'incubo di Tetsuo [Akira, 1988; Katsuhiro Otomo]

 

 

 

Del film d'animazione per eccellenza, di cui non ho ancora avuto modo di scrivere in maniera completa, propongo una sequenza che per me rappresenta - tecnicamente - il punto più alto raggiunto dall'animazione tradizionale nella storia del genere. Ne "L'incubo di Tetsuo" Otomo dà forma al suo estro artistico più innovativo ed ermetico, raffigurando elementi in continua trasformazione ed in continuo mutamento di stato fisico. Lo spettatore è immerso nelle manifestazioni allucinatorie del co-protagonista, negli assalti fantasmatici a lui diretti. Il tutto si conclude con del sangue che esce dal piede di Tetsuo [ferita causatagli dalla propria caduta sopra schegge di vetro sul pavimento], sufficiente a sgomentare gli aggressori ed a farli ritirare nelle stanze a loro dedicate. Tuttavia, ciò causerà l'ira di Tetsuo, l'inizio del suo sviluppo psico-somatico e la genesi del mostro e della propria rivoluzione. { 100% Cronenberg ma portato avanti su piani differenti.}

 

 

 

04. Making of a cyborg [Ghost in the Shell, 1995; Mamoru Oshii]

 

 

 

Torniamo a Ghost in the Shell con la scena che più lo ha rappresentato negli anni: "Making of a cyborg" o, più semplicemente, la sequenza che accompagna i titoli di testa. Il capolavoro di Mamoru Oshii e della Production I.G!

Sviluppato attraverso una regia perfetta, statica e funzionale, questa sequenza descrive come la protagonista sia stata creata: a partire dall'assemblaggio delle componenti meccaniche dello scheletro, l'elaborazione del corpo continua svolgendosi in vasche di soluzioni chimiche acquose; nelle produzioni delle parti organiche ed in altri processi, tutti meticolosamente descritti da animazioni perfette [a cui si alternano i titoli di testa con codici in sistema binario sullo sfondo (chicca: i codici rappresentano i nomi stessi dei titoli di testa)] e resi in un'atmosfera sospesa e ascetica grazie alla stupenda colonna sonora di Kenji Kawai, che incanta lo spettatore e lo introduce nell'universo oscuro ed astruso del film attraverso un'affascinante messa contemplativa.

 

 

 

03. Finale [La tomba delle lucciole, 1988; Isao Takahata]

 

 

 

Se prima abbiamo parlato, quindi, della miglior sequenza iniziale del cinema d'animazione, adesso esplicherò perché il finale de La tomba delle lucciole è non solo il più riuscito della storia del genere, ma anche una delle scene più d'impatto che il cinema ha prodotto dal 1988 ad oggi.

La potenza espressiva di Takahata si impone sulla tragica messinscena dei flashback nei quali la sorellina di Seita gioca ancora spensieratamente. L'ultima inquadratura, che vede lo spettro del giovane affacciarsi sulla Tokyo contemporanea, esprime tutta la rabbia e la frustrazione del regista, che colpevolizza la società odierna di aver dimenticato i suoi caduti e la gioventù dell'epoca, spazzata via da una guerra feroce e spietata. I bambini, le vere vittime innocenti del conflitto, sono stati i soggetti il cui dolore è stato completamente abbandonato; il cui futuro è stato evirato dalla fame, da un senso arcano di sopravvivenza talmente istintivo da recidere legami di sangue. Il dramma formalizzato dal maestro Takahata, attraverso immagini di non comune brutalità, sconvolge il silenzio sulle tombe dei ragazzini che sono morti durante la Seconda guerra mondiale. Un silenzio che è stato perpetuato per - allora - più trent'anni, che nasconde le urla di tante piccole luci nel vento (quasi citando Guccini); fuochifatui di anime che aspettano ancora di avere una risposta alla domanda << Perché? >>.

 

 

 

02. Incontro alla fermata dell'autobus [Il mio vicino Totoro, 1998; Hayao Miyazaki]

 

 

 

Tutta la sensibilità di Hayao Miyazaki espressa in pochi minuti di visione. Una delicatezza che abbraccia ogni singolo particolare presente nelle inquadrature. Dalle bambine a Totoro, dal Gattobus al rospo nella pozzanghera, tutti i soggetti vengono a presentarsi in un luogo dove spazio e tempo cessano di esistere, dove la fantasia prende il posto di una realtà oppressiva. Tecnicamente uno dei massimi punti raggiunti dal maestro. L'intera sequenza, oltre ad essere girata con una maestria disarmante, fa trasparire i sensi di gioia e distacco che provano le due piccole protagoniste dell'opera, che di punto in bianco si vedono apparire due enormi mostri fantasmatici che però non potrebbero incutere vero timore proprio a nessuno. La genialità della sequenza sta appunto nella capacità di Miyazaki di trasportare le emozioni dei personaggi, mutarle a seconda delle singole situazioni e col piacere del fantastico infonderle dell'animo dello spettatore, grande o piccino che sia. Kurosawa aveva inserito questo film nella sua TOP 100 appunto per le caratteristiche di questa particolare sequenza e, quindi, io non posso che avvalorare ancora di più la mia tesi che questa sia la scena più riuscita dell'intero cinema d'animazione dal punto di vista dell'empatia che, come ben si sa, nel rapporto tra opera ed osservatore è uno degli elementi più importanti.

 

 

Menzioni d'onore: 

 

 

 

- La caccia dei pesci [L'uovo dell'angelo, 1985; Mamoru Oshii]

 

 

 

 

- L'incontro col Grande Gufo [Brisby e il segreto di NIHM, 1982; Don Bluth]

 

 

 

- Racconto tra la morte e la maledizione [Porco rosso, 1992; Hayao Miyazaki]

 

 

 

 

- Fuga nel bosco [Biancaneve e i sette nani, 1937; David Hand, Ben Sharpsteen, Wilfred Jackson]

 

 

 

 

- Transfert [Il Pianeta Selvaggio, 1973; René Laloux]

 

 

 

 

- Caricamento cannone [Cannon FodderMemories, 1993; Katsuhiro Otomo]

 

 

 

 

- L'arrivo nel Paese delle Meraviglie [Alice, 1988; Jan Svankmajer]

 

 

 

...

 

 

01. Passaggio all'Ave Maria [Una notte sul Monte Calvo & Ave Maria - Fantasia, 1940; Wilfred Jackson]

 

 

 

Semplicemente una delle sequenze migliori della storia del cinema in generale. Il più grande tecnico della storia dell'animazione, Wilfred Jackson [braccio destro di Walt Disney per molti anni, tuttavia mai riconosciuto come autore bensì sempre e solo come "abile animatore" (abile un paio di palle dico io, questo era un genio!)], dà vita al cortometraggio animato migliore di sempre, dirigendo l'ultima parte del progetto Fantasia con l'ausilio dell'animatore - genio pure lui - Bill Tytla [animatore di Chernabog]. La sequenza che unisce la prima e la seconda parte del corto rappresenta la totale perfezione del rapporto inscindibile tra immagini e colonna sonora [Una notte sul Monte Calvo di Modest Petrovic Musorgskij e Ave Maria di Franz Schubert], abile a creare un contrasto tra le atmosfere dirompenti di Una notte sul Monte Calvo e quelle pacate e soavi del Ave Maria che si delinea progressivamente, seguendo sempre i lenti "movimenti di macchina" [tra virgolette per ragioni di genere] di Jackson e che presenta la dicotomia tra "bene" e "male", sacro e profano senza imporre giudizi ma semplicemente scorrendo lungo l'espressione musicale, verso la pace che arriva prima come speranza, poi come orizzonte ed infine sottoforma di alba, ritorno alla vita ed alla luce. Si chiude il corto. Si chiude Fantasia.

Due capolavori in uno. Cosa volere di più?

 

 

Ecco conclusa questa classifica, la cui creazione ha portato via al qui presente una giornata intera. Una giornata spesa bene, dunque... spero che abbiate apprezzato i titoli che ho proposto e mi raccomando: su qualcunque questione riguardante l'articolo io sono pronto a discutere in maniera attiva e propositiva. Se, quindi, avete notato un film che ritenete una ciofeca o se, al contrario, un film che vi sta particolarmente a cuore - o meglio, una sua sequenza - avete visto che non c'è... beh, insomma, fatemi sapere tutto quello che vi passa per la testa. 

 

Grazie per l'attenzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

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