Lasciatemi spendere tre parole per un poeta italiano dal cuore immenso, come ebbe a definirlo Jacques Chirac al suo funerale. Sergio Reggiani nasce a Reggio Emilia il 2 maggio 1922. Come Ivo Livi e Angelo Borrini, i suoi genitori devono emigrare e si trasferiscono in Francia. Il papà era parrucchiere e Sergio imparò da lui il mestiere. Lo si vede, infatti, armato di rasoio e pettine nel film L'ARMATA DEGLI EROI quando accoglie il fuggiasco Lino Ventura. Ma a Sergio piace il teatro e nel 1937 si iscrive al Conservatorio delel arti drammatiche dove ottiene il primo premio. Fornisce prove superbe nel repertorio classico (Racine e Lope de Vega) e in quello moderno (Salacrou, Sartre e Cocteau). Nel 1948 divrenta cittadino francese col nome di Serge e comincia a lavorare nel cinema. Il suo primo ruolo importante è in CASCO D'ORO (1952) di Jacques Becker. Diventa amico di Ivo (Montand) e di Simone Signoret, ma Sergio ha diverse frecce nelal sua faretra: Jacques Canetti, un talent-scout molto noto, udita la sua voce, gli propone di fare il cantante. E così diventa anche chansonnier (famose certe sue canzoni come "Ma liberté"e "Les loups". Lavora per la RAI in un buono sceneggiato I GIACOBINI, dove interpreta magistralmente Robespierre. Maqi dimentico dell'Italia, viene da noi a lavorare nel celebre TUTTI A CASA di Comencini e ne IL GATTOPARDO di Visconti. Non sono tutte rose e fiori: suo figlio Stéphane si suicida nel 1980 e questo lo spinge a cercare la solitudine e a cimentarsi nella pittura.Cinque anni dopo Giscard gli conferisce la Legione d'onore. Lavora ancora in Italia ne IL GIORNO DELLA CIVETTA di Damiani ma soprattutto in Francia con Melville LO SPIONE e L'ARMATA DEGLI EROI e con SAUTET. Torna nel 1997 a Reggio Emilia festeggiatissimo ed egli, emozionato e riconoscente, dedica a Reggio Emilia, durante la Festa de l'Unità, un concerto dal titolo OMAGGIO ALLA MIA CITTA. Muore nel 2004 a Prigi per un attacco cardiaco, il suo cuore immenso di piccolo "italien" come lo chiamavano i transalpini per il suo francese con accento italiano. Ho sempre amato questo artista, fin dai tempi dello sceneggiato RAI. Un uomo semplice, versatile, generoso, che non ha mai dimenticato le sue origini. Il pubblico francese lo amava veramente: per questo suo essere francese ed italiano scrisse una bella canzone dal titolo appunto "L'italien". Non è mai stato veramente un divo, come invece lo fu Ivo Livi. Egli preferiva starsene in disparte e lasciava volentieri le luci della ribalta ad altri. Un'umiltà segno di grandezza che ce lo fa amare ancora di più. Lo ricordo ne IL GIORNO DELLA CIVETTA, quando cerca di ingraziarsi il boss Lee Cobb e, al tempo stesso, teme per la propria vita, visti i sospetti che cadono su di lui e per i quali, purtroppo, pagherà con la vita. Un ruolo minore, ma pieno di umanità e autenticità, da vero artista quale egli era, il nostro Serge, l'italien. Ciao Sergio: questa play vuole essere un omaggio a te, uomo buono, umile e grande.
Con Alberto Sordi, Serge Reggiani, Eduardo De Filippo, Carla Gravina
Il compagno di sventura di Sordi, il piccolo geniere Ceccarelli, malato di sfortuna, finirà male. La sua morte è quella dell'uomo qualunque, dell'uomo semplice, priva di eroicità ma colma di piccola e grande umanità.
Un barbiere salva la vita a Lino Ventura, appena scappato, fortunosamente, dalla Gestapo. Sa farlo bene il suo mestiere, il nostro amico Serge e stavolta Lino salva la pelle
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