Trama
Diretto da Christian Petzold, il film Miroirs No. 3 racconta la storia di Laura (Paula Beer), una giovane studentessa di pianoforte a Berlino che sopravvive miracolosamente a un grave incidente stradale durante un weekend in campagna. Illesa nel corpo ma scossa nell’anima, viene accolta da una donna del posto (Barbara Auer) che ha assistito allo schianto e che, con una premura quasi materna, si prende cura di lei.
Poco alla volta anche il marito (Matthias Brandt) e il figlio adulto (Enno Trebbs) della donna, inizialmente diffidenti, aprono le porte della casa e della loro quotidianità a Laura. Per qualche giorno, i quattro condividono una fragile parvenza di armonia, un’illusione di famiglia. Ma sotto la superficie si agitano dolori, segreti e ferite irrisolte. Il passato torna a bussare, e Laura è costretta a confrontarsi con la sua vita, forse per la prima volta davvero.
Il film Miroirs No. 3, presentato alla Quinzaine 2025, è una meditazione delicata e austera sulla perdita, l’identità e il bisogno di connessione. Con il suo stile sobrio e contemplativo, Christian Petzold costruisce una storia fatta di silenzi, sguardi e spazi sospesi, in cui la memoria e il trauma trovano rifugio nei piccoli gesti quotidiani.
Miroirs No. 3 è un film che si muove sul crinale tra realtà e metafora: come spiega lo stesso regista, la vicenda è “un arco formato da pietre che stanno cadendo, ma si sostengono a vicenda”. In questo fragile equilibrio tra caduta e sostegno, tra estraneità e bisogno d’amore, Laura e la famiglia che la accoglie trovano un’improbabile forma di salvezza.
Il titolo del film, Miroirs No. 3, richiama il riflesso, il doppio, e forse anche l’idea di una composizione musicale in tre movimenti: specchi di vite diverse che si incrociano per un breve tempo. La citazione di Tolstoj sul disincanto delle famiglie infelici aggiunge una nota di classicità dolente a questa storia intima e contemporanea.
“Questa storia è come un arco sotto cui ci si può riparare. Le persone che lo formano stanno cadendo, ma nel cadere si sostengono a vicenda. È lì che ricomincia la vita”, ha affermato il regista. Petzold, da sempre attento alle dinamiche interiori e ai vuoti esistenziali dei suoi personaggi, firma qui un’opera sobria e penetrante, che si inscrive idealmente nel solco di film come Il segreto del suo volto, La donna dello scrittore e Undine.
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