Regia di Michael Shanks vedi scheda film
«Venite per la nudità "esplicita" [hm...; NdR], restate per la materia "disturbante" [hm...; NdR].» Però è un film carino, eddai.
Nel “Ratto delle Sabine” (1574-1580) del Giambologna (Jean de Boulogne, 1529-1608), un imponente gruppo marmoreo - statua vera e propria più piedistallo - manierista (quindi, spannometricamente, nell’accezione del Vasari, più grande/migliore dell’arte ellenica antica) d’oltre 4 metri d’altezza inserito – in compagnia del Perseo con la Testa di Medusa del Cellini, d’un altro Ratto, quello di Polissena, del Fedi, dell’Ercole col Centauro Nesso dello stesso Giambologna, di due leoni a guardia del tutto con proteggente zampa possente poggiata s’una sfera-mondo, uno d’epoca imperiale e l’altro, a specchio, del Vacca, e d’altre sculture romane d’epoca flavia, copie di originali greche, eccetera – nel complesso della Loggia della Signoria (o dei Lanzi, o dei Priori), situata nell’omonima piazza in Firenze, tra Palazzo Vecchio e la Galleria degli Uffizi – opera che racconta più di quel che dice il nome (ch’è a sua volta sineddoche reciproca: il tutto, le sabine, per l’una, l’unica/sola e anonima/ignota sabina rappresentata, che, come il miliare Milite che adorna ogn’italica piazza comunale a trascurato, disatteso monito, interpreta ognuna delle sue compagne Antemnate, Ceninensi, Crustumine e Quirite rapite per rinnovare e rafforzare il sangue di Roma e dar discendenza alla stirpe di Romolo senz’affliggerla dal cretinismo delle valli) perché la composizione è nota anche come “le Tre Età dell’Uomo”, intendendo “uomo” nel senso/significato più ampio/totale di “essere umano”: la sabina rapita, l’albalongese rapitore e il padre di lei –, i corpi, a seconda dell’angolo di visualizzazione, par che si compenetrino: tra le profondità del contenuto (il marmo che si fa azione: il rapimento storiografico) e la radiazione della forma (l’iperrealismo non più vero del vero, ma, come il cinema, più bello del vero) vi è un dispositivo “intermedio”, di comunicazione/attivazione tra la sostanza e lo stile: la superficie: i corpi paiono fondersi l’uno nell’altro: è - come diceva quello - una questione di sopravvivenza. Detto ciò...
…il senso del possesso che fu pre-alessandrino…
Per il suo debutto nel lungometraggio, dopo un po’ di corti ed episodi di serie tv, Michael Shanks (“the Wizard of Aus”) chiama a sé per questo “Together”, da lui scritto – basandosisul “Re(s)-Bis”, il simposiale aristofan-platonico Mito dell’Androgino: «Dunque, al desiderio e alla ricerca dell'intero si dà nome: amore.» - Platone, “Simposio”, IV sec. (385-370) a.C. [mentre sull’in corso (Deadline, Variety) questione “plagio” (siamo in zona “the Shape of Water”) mi astengo, ma “solo” per noia] – e diretto, la coppia-nella-vita composta da Alison Brie (“Mad Men”, “Community”, “Hot Sluts”, “the Kings of Summer”, “BoJack HorseMan”, “Sleeping with Other People”, “No Stranger than Love”, “Joshy”, “the Post”, “the Little Hours”, “the Disaster Artist”, “GLOW”, “Promising Young Woman”, “Horse Girl”, “the Rental”, “Happiest Season”, “Roar”, “Spin Me Round”, “Somebody I Used to Know”, “Freelance”, “Apples Never Fall”; vale il film questo minimale taglio: nel momento “clou” del “Sorry!”, durante il “disincastro anatomico post-coito”, riesce ad infilarci di sbieco e di sguincio pure la parvenza - negli occhi di chi guarda scendere lungo la guancia la lacrimuccia posticcia - d’un piccolo, ulteriore...
...orgasmo: d’altronde lei sapeva da un minuto cos’aveva deciso di fare, mentre lui s’è trovato innanzi al fatto in compiersi: non che sarebbe cambiato granché: le donne sono strutturalmente superiori, non ci son... cazzi) e Dave Franco ("SuperBad", "ZeroVille", "Love Lies Bleeding"; che pur se interpreta un... coso... hipster-bamboccione, è simpatico lo stesso), anche co-produttori, e compie un piccolo colpaccio: pur essendo ogni svolta della trama abbastanza “prevedibile” dall’inizio alla fine, tra esplicitazioni da body-horror e Re dei Ratti, la - per l’appunto - alchimia tra i due attori è percepibile e si manifesta in tutte le sue potenzialità.
Completa il cast un sempre a fuoco Damon Herriman (“Justified”, “the Nightingale”, “Once Upon a Time in... Hollywood”, “the Bikeriders”). Fotografia di Germain McMicking (“True Detective 3”, “Nitram”), montaggio di Sean Lahiff (“I Am Mother”, “Subservience”), musiche di Cornel Wilczek (“Talk To Me”) e, per stemperare le Spice Girls, molto azzeccata la bella “Another One” di Golden Suits, aka Fred Nicolaus dei Department of Eagles, da “Kubla Khan” del 2016).
Supervisore agli effetti speciali: Arlo Markantonatos (oh, se si chiama così, si chiama così, eh!). Presentato dal Sundance a Locarno, distribuisce Neon.
L’Australia (Victoria) interpreta gli U.S.A. (Washington), e forse anche per questo il regista decide di saltare la parte dei trasferimenti in automobile, e quindi niente dronich-elicotteriche plongeé… e per fortuna!, ché dopo “the Shining” che vuoi dire di nuovo e migliore?
Buon uso del seghetto di Cechov, prima, e del taglierino di Cechov, subito dopo.
Ed ecco che le superfici si compenetrano. (Il test di Bechdel e gl’incel redpillati e muliebri dintorni collassano, Aristofane e Platone se la ridono.)
…ed è bellissimo perders’in quest’incantesimooo-ooo-ooo…
Da tutto ciò, però, promana permanendo un problemino, quello di un’altra sopravvivenza, questa volta relativa all’intera specie: se 1+1 non sarà più uguale a +1, cioè se da 2 si passerà non, con (1+1)+1, a 3, ma a -1, cioè se da 2 si passerà a 1 (con 1+1=1), la specie si estinguerà (o, meglio, lo faranno quelle popolazioni "occidentali" che già esprimono una media inferiore ai 2 figli a coppia), o, per contro, sarà invece (tenendo conto di tutto il mondo, "persino" del terzo) il rimedio - prevedendo una naturale stabilizzazione delle natalità tendenti all'equilibrio - alla sovrappopolazione: escludendo la partenogenesi, in quanto la fusione non indica che xx sia prevalente rispetto a xy (ma comunque un utero è necessario), ci sarebbe l’ermafroditismo con fecondazione autonoma (a+b=c), oppure incrociata: x (a+b) + y = z, oppure, con maggiore eterogeneità, x (a+b) + y (c+d) = z, e sarebbe sciocco pensare che le possibilità “matematiche” delle darwiniane “infinite forme, e bellissime” si limitino a ciò... Ma il cinema-derma di "Together" non sfiora quel tipo di massimi sistemi: rimane, per l'appunto, in superficie (ma lo fa più che benino, senza quasi mai essere... eh-eh... superficiale e, badando al sodo, "bypassando" la morale, nell'ultima scena, e, nell'ultima inquadratura, "scontrandosi" con l'etica di un controcampo mancato e, fuori campo, tutto in divenire).
(Comunque, nel film, 1+1=1 in quanto a massa corporea: e in questo caso le leggi della fisica, più che della biologia, come fossero “confortate al pragma, corroborate all’azione” dalla Zamira gaddiana der Pasticciaccio, se ne vanno a ramengo. Ed è un po' il contrario dell’effetto accumulatore di biomassa dell’ingegneristico Plagiarus praepotens nel ciclo vitale a vari stadi (regina, uovo, avvinghiafaccia, sfondapetto, neomorfosato, varie tipologie di imago/adulto) degli xenomorfi della saga di "Alien". Ma tant’è, quest’è, e va beh.)
«Venite per la nudità "esplicita" [hm...; NdR], restate per la materia "disturbante" [hm...; NdR].» Però è un film carino, eddai.
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