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Mission: Impossible - The Final Reckoning

Regia di Christopher McQuarrie vedi scheda film

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La recensione su Mission: Impossible - The Final Reckoning

di supadany
6 stelle

Ogni cerchio deve essere necessariamente chiuso. D’altronde, niente può pensare di durare per sempre, prima o dopo arriva per tutti inevitabilmente il momento di tirare una linea, appendere le scarpe al chiodo e predisporre il resoconto definitivo. Detto questo, c’è una sostanziale differenza tra chi si ferma al primo giro e chi invece sale sulla cresta dell’onda, riuscendo per giunta a starci per un lungo viaggio, talvolta – solo in rare occasioni - crescendo alla distanza e continuando ad alzare l’asticella.

Questo è esattamente quanto successo a Tom Cruise, che nel tempo si è letteralmente impadronito della scena con Mission: Impossible. Un franchise che, nel corso di circa trent’anni di vita – tra molti successi e qualche colpo non perfettamente andato a buon fine -, ha cambiato più volte pelle, rompendo gli indugi con la succulenta impronta d’autore di Brian De Palma passando poi il testimone al più rinomato regista action di fine/inizio millennio (John Woo) e successivamente a un emergente in rampa di lancio (J.J. Abrams), subito seguito da un prodigio del cinema di animazione (Brad Bird), per infine instaurare una solida, prolungata e proficua collaborazione con Christopher McQuarrie. Nel frattempo, al centro della scena c’è sempre stato l’indistruttibile/indomabile/dominante Tom Cruise, attorniato da tanti compagni di viaggio (solo Ving Rhames è stato sempre presente al suo fianco), pronto a incassare colpi durissimi e a sventare minacce esiziali, possibilmente cercando di superare se stesso e i limiti imposti dal sistema (vedi gli effetti speciali in studio).

Ebbene, con questo ultimo capitolo, la premiata ditta che impartisce le condizioni portanti si fa prendere – decisamente troppo - la mano, cercando di fare cappotto, con una lunghezza degna di un kolossal e un budget fuori di testa, stimato nell’ordine dei 400 milioni di dollari. Fatto sta che le emozioni fioccano copiose e l’artiglieria è quantomai pesante, ma il bilanciamento è – a toccarla piano – rivedibile, con troppi alloggiamenti da riempire/sigillare, dilatazioni eccessive, incastri scomposti e rincorse a perdifiato.

Il mondo è ormai sull’orlo del baratro ed Ethan Hunt (Tom CruiseTop Gun: Maverick, Minority report) sembra essere l’unico a sapere come sventare l’ascesa di un’intelligenza artificiale andata fuori controllo, contrastando anche chi, come Gabriel (Esai MoralesOzark, Le regole del delitto perfetto), ha in mente di approfittare di una situazione esplosiva per rovesciare l’ordine mondiale.

Così, dopo essere scampato a una morte certa grazie all’aiuto di Luther (Ving RhamesPulp fiction, Al di là della vita), insieme a un team agguerrito, che vede in prima linea Benji (Simon PeggL’alba dei morti dementi, Star Trek) e Grace (Hayley AtwellAgent Carter, I pilastri della terra), si lancia in un’avventura dalle ore contate, mentre gli Stati Uniti sono sul punto di lanciare un attacco nucleare preventivo, che comporterebbe milioni di vittime.

Hunt sarà disposto a compiere qualunque impresa impensabile, conscio che – ad andare bene – potrà avere successo solo azzeccando una serie di mosse, da attuare senza seconde occasioni, sempre sul filo del secondo.

 

 

locandina

Mission: Impossible - The Final Reckoning (2025): locandina

 

 

Diretto nuovamente da Christopher McQuarrie, affermatosi con le sceneggiature de I soliti sospetti e Operazione Valchiria (quest’ultima esperienza gli ha permesso di entrare in contatto con Tom Cruise), e scritto con Erik Jendresen (Killing Lincoln, Band of brothers), Mission: Impossible – The final reckoning non ha la benché minima paura di esagerare, tendendo a strafare, con troppe azioni da completare/combinare, nonché la strenua volontà di formulare un sentito recap, tale da ricordare un passato colmo di pagine gloriose.

Dunque, dispone di una mappa del tesoro particolarmente ingarbugliata, arruffata e pirotecnica, che risponde a (s)manie di gigantismo ma contestualmente anche a una passione sincera per il cinema, nella fattispecie per l’esperienza in sala, e stressa a dismisura un format di successo, tanto da rischiare di far perdere l’orientamento, soprattutto nella prima ora, che ha troppe derivazioni da realizzare, tali da tarpare le ali.

Fondamentalmente, tra pro (in primis, un agonismo impareggiabile) e contro (vedi tante imprecisioni), questo ultimo atto, frastagliato e intensivo, è costantemente fuori misura, un peso massimo che barcolla ma che non ha la minima intenzione di mollare la presa, per poi scatenarsi con sequenze d’azione - tra gli abissi e il cielo - da capogiro, uniche nel loro genere, soprattutto per la testarda volontà di cercare un effetto dal vivo che costa tanta fatica e rischi che – tra le star - solo un matto qual è Tom Cruise accetterebbe di correre.

Proprio lui ci mette la faccia con commovente e galvanizzante abnegazione, confermandosi un deus ex machina eccezionale in questo contesto, coadiuvato da un cast principale che ormai vanta un affiatamento ottimale (su tutti, Simon Pegg, che dona un minimo di leggerezza), nonché da una moltitudine di volti secondari che sanno essere incisivi anche avendo pochi gettoni da spendere ( Pom Klementieff, Angela Bassett, Holt McCallany, Janet McTeer, Nick Offerman e Hannah Waddingham), mentre un capitolo a parte lo merita Rolf Saxon, un recupero che viene da illo tempore, risultando particolarmente efficace/funzionale.

 

 

Pom Klementieff, Tom Cruise, Simon Pegg, Greg Tarzan Davis, Hayley Atwell

Mission: Impossible - The Final Reckoning (2025): Pom Klementieff, Tom Cruise, Simon Pegg, Greg Tarzan Davis, Hayley Atwell

 

 

Nel complesso, questo spericolato ed esibizionistico The final reckoning si leva – tra l’utile e il dilettevole - qualunque sfizio immaginabile, lasciando ripetutamente il segno, per quanto i conti raramente tornino alla perfezione (ed è già un eufemismo), tanto da renderlo uno tra gli episodi meno riusciti dell’intera saga. Un redde rationem pantagruelico, che gioca d’azzardo, viaggiando coast to coast, un libro aperto che chiama in causa scene madri, diapositive dal passato e pericoli attuali (l’intelligenza artificiale e l’insidia nucleare), dilatando e restringendo i tempi a suo piacimento. Un rullo compressore, iperbolico e disordinato, che non si ferma mai, con dei vuoti d’aria (alcuni facilmente evitabili) e un’anima imprescindibile, che si rispecchia pienamente in un maniacale Tom Cruise, sempre di corsa e pronto a resuscitare – di punto in bianco - quando tutto appare irrimediabilemente perduto.

Traboccante e imperterrito, pretenzioso ed emozionante.

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