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La fiamma del peccato

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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La recensione su La fiamma del peccato

di Letiv88
8 stelle

Un noir teso e tragico, con avidità e seduzione che conducono alla rovina, confermando il film come uno dei capisaldi del genere.

La fiamma del peccato esce nelle sale statunitensi nel luglio 1944, in piena Seconda guerra mondiale. Il film di Billy Wilder si colloca nel periodo d’oro del noir hollywoodiano, genere allora emergente, capace di riflettere scetticismo e tensioni dell’epoca. Wilder, esule europeo trapiantato in America, sfrutta la sua sensibilità per cogliere ansie e frustrazioni della società americana, operando entro i vincoli hollywoodiani con dialoghi caustici e allusioni sottili. Lo stile noir emerge con atmosfere urbane cupe, flashback narrativo, voce fuori campo e personaggi consumati da desideri proibiti. Fin dall’incipit, con la confessione di Neff, il film anticipa il movimento circolare della trama e l’inevitabile declino dei protagonisti.

Walter Neff (Fred MacMurray), agente assicurativo brillante, incontra Phyllis Dietrichson (Barbara Stanwyck), seducente moglie di un cliente ricco. Phyllis lo convince a uccidere il marito per ottenere la clausola di doppia indennità sulla polizza vita. Il piano sembra perfetto, ma Barton Keyes (Edward G. Robinson), collega e mentore di Neff, sospetta irregolarità, mettendo in moto un’indagine che renderà il crimine impossibile da nascondere. La narrazione in flashback, aperta dalla confessione di Neff mentre giace ferito (“L’ho ucciso io… l’ho ucciso per denaro e per una donna”), guida lo spettatore attraverso il lento declino dei protagonisti. La rovina sembra inevitabile, come una tragedia annunciata.

Wilder imprime al film uno stile registico teso e raffinato, in perfetta sintonia con la sceneggiatura hard-boiled. La narrazione in flashback segue Neff dall’inizio della sua agonia fino agli eventi che l’hanno condotto lì, accentuando la tensione morale dei protagonisti.

Ambientazioni interne, corridoi e uffici in penombra e la manipolazione di luci e ombre, realizzate dal direttore della fotografia John F. Seitz, creano un clima claustrofobico. Esterni assolati della California contrastano con interni sottilmente illuminati, mentre cenere e polvere sospesa danno spessore visivo all’ambiente. L’uso delle veneziane per creare ombre a “sbarre di prigione” richiama influenze espressioniste tedesche e contribuisce a un mood visivo cupo, perfetto per il conflitto morale dei protagonisti.

La sceneggiatura è firmata da Billy Wilder insieme a Raymond Chandler, dopo che Charles Brackett abbandonò il progetto per la natura scabrosa della storia. La storia è tratta dal romanzo Double Indemnity (La morte paga doppio) di James M. Cain, pubblicato come romanzo completo nel 1943 e inizialmente a puntate sulla rivista Liberty nel 1936.

Wilder e Chandler mantengono lo spirito hard-boiled del testo, modificando alcuni elementi per il cinema: Barton Keyes diventa mentore di Neff, il protagonista cambia nome da Walter Huff a Walter Neff e i dialoghi vengono adattati ai vincoli del Codice Hays. Quest’ultimo richiese tagli e modifiche: scene con Phyllis in accappatoio dopo il bagno, la sistemazione del cadavere sui binari e l’originale finale del romanzo furono eliminate o attenuate per evitare problemi di censura. Il risultato è una sceneggiatura che conserva ritmo hard-boiled, crudeltà sottile e ironia amara, con Neff protagonista-voce che accompagna lo spettatore nella sua caduta morale.

Barbara Stanwyck interpreta Phyllis Dietrichson, la femme fatale definitiva: magnetica, spietata e seducente, incarnando il modello della dark lady del noir. La scelta di Stanwyck non fu immediata: Susan Hayward e Mona Freeman rifiutarono il ruolo, e l’attrice stessa inizialmente si mostrò nervosa nell’apprendere che avrebbe dovuto interpretare una donna spietata. Raccontò: «Dissi “Adoro la sceneggiatura e ti voglio bene, ma dopo tutti questi anni di eroine mi spaventa un po’ interpretare una vera e propria assassina”Wilder, giustamente, mi guardò e disse “Bene, sei un’attrice o un coniglio?” e io dissi “Beh, spero di essere un’attrice”. Disse “Allora accetta la parte”L’ho fatto e gli sono molto grata»Wilder decise anche di farle indossare una parrucca bionda, «per fare da complemento alla cavigliera… e per farla sembrare più sordida possibile», anche se il produttore Buddy DeSylva inizialmente commentò ironicamente: «Abbiamo assunto Barbara Stanwyck, e ci ritroviamo George Washington».

Per Walter Neff, l’agente assicurativo travolto dall’avidità e dai sensi di colpa, il casting fu ancora più complesso. Brian DonlevyDick PowellGeorge Raft e Gregory Peck rifiutarono la parte per motivi diversi; MacMurray, abituato a ruoli da bravo ragazzo e comici, inizialmente non si sentiva all’altezza della sfida. Fu la perseveranza ostinata di Wilder a convincerlo, simile a quanto sarebbe accaduto anni dopo per il ruolo dell’adultero Jeff Sheldrake in L’appartamento (1960), permettendogli di mostrare un lato oscuro e complesso del suo personaggio.

Edward G. Robinson interpreta Barton Keyes, collega e amico di Neff, che scoprirà la truffa. L’attore esitò inizialmente ad accettare il ruolo, sentendosi “retrocesso” in terza posizione, con meno presenza sullo schermo rispetto ai protagonisti, ma alla fine accettò trovandosi in una fase di transizione della carriera e ricevendo lo stesso compenso di Stanwyck e MacMurray.

Il ruolo di Mr. Dietrichson fu affidato a Tom Powers, al suo debutto con il sonoro dopo l’ultima apparizione nel 1917 in The Auction Block. Il film segnò la ripresa della sua carriera, che proseguì con molti ruoli da caratterista fino al 1955. Altri interpreti, pur non accreditati, contribuiscono a dare concretezza al mondo del film: Edmund Cobb appare come il macchinista del treno, Teala Loring interpreta la telefonista della Pacific All Risk, e Sam McDaniel veste i panni di Charlie, il custode del garage. Tra le curiosità, circa sedici minuti dopo l’inizio si nota un breve cameo di Raymond Chandler, seduto fuori dall’ufficio di Keyes e intento a leggere un tascabile, mentre lancia uno sguardo a Neff: questo rimane l’unico filmato noto in cui compare lo scrittore del romanzo originale.

La storia de La fiamma del peccato nasce da un fatto realmente accaduto: l’omicidio di Albert Snyder da parte della moglie Ruth Snyder e del suo amante Henry Judd Gray nel 1927. Ruth, insoddisfatta della monotonia coniugale e attratta da rapporti extraconiugali, convinse l’uomo a uccidere il marito approfittando dell’assenza di Albert e della figlia.

Il delitto fu pianificato nei minimi dettagli, con assicurazioni sulla vita, cloroformio, filo metallico e un contrappeso per simulare un incidente. Dopo l’indagine e il processo, entrambi furono giustiziati sulla sedia elettrica. Questo episodio ispirò James M. Cain a scrivere il romanzo Double Indemnity (La morte paga doppio), da cui Wilder trasse il film.

Il film ottenne un grande riconoscimento: fu candidato a sette premi Oscar, tra cui miglior filmmiglior regiamiglior attrice protagonistamiglior sceneggiaturamiglior fotografia in bianco e neromigliore colonna sonora e miglior sonoro. È considerato uno dei capostipiti del noir hollywoodiano, con la cupa ambientazione urbana e la caratterizzazione intensa dei personaggi, in particolare la dark lady Phyllis Dietrichson interpretata da Barbara Stanwyck, che l’AFI ha inserito all’8º posto tra i migliori cattivi della storia del cinema. Nel 1998 il film fu collocato al 38º posto nella lista dei 100 migliori film statunitensi di sempre e nella riedizione del 2007 salì al 29º posto; nello stesso anno entrò anche nella Film Hall of Fame della Online Film & Television Association.

La colonna sonora fu curata dal compositore ungherese Miklós Rózsa, già collaboratore di Wilder l’anno precedente per I cinque segreti del deserto (1943)Wilder si mostrò entusiasta del lavoro di Rózsa, che inizialmente incontrò scetticismo da parte del direttore musicale, convinto che fosse inadatta al film. Il produttore esecutivo, invece, approvò le musiche per la loro incisività e dissonanza, ritenendole perfette per l’atmosfera noir.

Fin dai primi anni, il film venne adattato per la radio in alcune serie antologiche statunitensi: tra queste The Screen Guild Theater (1945 e 1950)Ford Theatre (1948) e Lux Radio Theatre (1950), con alcuni protagonisti del film originale o con nuovi interpreti. Negli anni ’70 la Paramount progettò un remake con Robert Redford nei panni di Walter Neff, ma il progetto non si concretizzò. Nel 1973 fu invece prodotto il film televisivo Doppia indennità, diretto da Jack Smight con Richard CrennaSamantha Eggar Lee J. Cobb.

L’influenza del film è continuata nei decenni successivi: opere come Brivido caldo (1981) di Lawrence Kasdan e la commedia nera Il grande imbroglio (1985) di John Cassavetes traggono ispirazione dal meccanismo della doppia indennità e dal triangolo criminale protagonista.

La fiamma del peccato resta un esempio magistrale di noir classico: tensione morale, atmosfere cupe e intreccio avvincente ne fanno un modello duraturo di cinema hollywoodiano, capace di coniugare intrattenimento e profondità psicologica. La discesa dei protagonisti nella corruzione e nella colpa, guidata da desideri inconfessabili e dall’avidità, rende il finale inevitabile, tragico e coerente con l’intero sviluppo narrativo.

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