Jafar Panahi, arrestato l’11 luglio 2022 e condannato a sei anni di prigione dopo essersi presentato nell’ufficio del pubblico ministero di Teheran che tre giorni prima aveva fermato i colleghi Mostafa Aleahmad e Mohammad Rasoulof, è il regista simbolo della resistenza e della militanza del cinema contro le forme ancora presenti di potere invasivo e censorio. Fermato e interrogato dalla polizia iraniana più volte nel corso della carriera, il 1º marzo 2010 Panahi era già stato incarcerato e poi condannato a sei anni di reclusione, a 20 d’interdizione dal girare film e dal lasciare il paese per aver cercato di realizzare un documentario sulle proteste popolari seguite alla rielezione di Ahmadinejad. Nonostante ciò - grazie al fatto che la sentenza non è mai diventata esecutiva per la popolarità internazionale di Panahi -, da allora questo regista di cui abbiamo imparato a riconoscere il volto bonario e lo sguardo tagliente ha girato ben cinque film, prima dalla sua abitazione, dov’era stato confinato, poi tra le strade di Teheran e nelle campagne dell’Iran.

Con uno di questi, Taxi Teheran, Panahi ha vinto l’Orso d’oro a Berlino nel 2015, mentre con l’ultimo Gli orsi non esistono, Premio speciale della giuria a Venezia 79, ha addirittura raccontato il superamento del confine tra Iran e Turchia, sia con il cinema (con le riprese a distanza di un film girato dai suoi collaboratori in terra straniera), sia con il suo corpo, in una scena straordinaria (vera? Falsa? Chissà...) che da un passo di montagna osserva la libertà irraggiungibile per chi non può partire e ha comunque deciso di restare. Il confine e la linea sono gli elementi attorno ai quali ruota la filmografia di Panahi, dall’esordio nel segno di Abbas Kiarostami con Il palloncino bianco (1995), che inserisce la finzione nei tempi antinarrativi della realtà, al ribaltamento concettuale di Lo specchio (1997), che per primo supera un altro tipo di confine, quello cioè tra il personaggio e il regista, il campo della finzione e il controcampo della troupe intenta a girare.

Quando nel 2004 Panahi venne in Italia, al Museo del cinema di Torino, per presentare Oro rosso, Alberto Barbera, direttore della Mostra di Venezia dal 1999 al 2001, raccontò - ricordo personale - che nel 2000 il dvd di Il cerchio, poi vincitore del Leone d’oro, gli venne consegnato clandestinamente durante una visita al festival di Teheran: quel film parlava di donne iraniane - donne sole, ripudiate, incarcerate: impossibile non pensarci oggi dopo l’uccisione di Mahsa Amini - e trovava nella forma circolare della trama e dei movimenti di camera la metafora perfetta di una prigione fisica e ideale. Solo uscendo dai confini dell’Iran Il cerchio avrebbe potuto essere visto da qualcuno, e dunque solo spezzando la sua stessa regola formale - così simbolica e soffocante, come confermato dall’ultima scena del film, con la panoramica a 360° nella cella - avrebbe potuto trovare uno scopo. Per vivere, dunque, il cinema di Panahi doveva tradire sé stesso. Panahi, del resto, non ha mai avuto dubbi sul rapporto sbilanciato fra vita e cinema.

Sempre durante quella famosa presentazione a Torino, prima di mostrare Oro rosso si limitò a spiegare che in Iran certe abitudini comuni per gli occidentali (come per esempio organizzare una festa in un appartamento) sono vietate: senza quella precisazione, disse, nessuno avrebbe capito il film. Poi aggiunse che gli elementi presi dalla vita generavano nel film delle evidenti forzature narrative, ma che per nessuna ragione avrebbe mai pensato di eliminarli. La vita, ancora una volta, prendeva il sopravvento. In Oro rosso la linea di demarcazione è tra alto e basso, tra bassifondi e colline di Teheran, e osserva senza fare sconti a nessuno una società classista e codarda.

Con Offside (2006) il colpo di genio sta invece nell’uso del fuoricampo come intuzione per mostrare l’assurdità del regime iraniano. Tre ragazze allo stadio vestite con abiti maschili sono fermate da tre agenti alle soglie dell’ingresso; nessuna di loro può entrare, la partita è solo ascoltata, il centro dell’interesse è al di là dell’inquadratura, ma il centro del discorso è al di qua, nel confronto fra le protagoniste e gli agenti. E sono loro, le ragazze e i ragazzi dell’Iran, a vivere in un paese fuorigioco, oltre la linea dei diritti e del buon senso. E il cinema dove sta? Chiunque abbia visto i film girati da Panahi dopo il suo primo arresto - oltre a Taxi Teheran e Gli orsi non esistono, This Is Not a Film (2011), Closed Curtain (2013) e Tre volti (2018) - avrà fatto l’abitudine ai continui sconfinamenti fra realtà e messa in scena, regista e personaggio, e alle molteplici facce che il cinema assume: metodo d’indagine, strumento di lotta, forma di sfruttamento, intruso in comunità rurali che non conoscono la lingua delle immagini. L’unico garante di questi giochi cerebrali a volte stucchevoli è Panahi stesso, sempre presente, in scena e nel fuoricampo, da una parte e dall’altra della sua rappresentazione, deciso a non muoversi dal suo paese perché gli è stato impedito e perché a questo punto della sua vita e del suo cinema non avrebbe alcun senso.

Filmografia dissidente
Il palloncino bianco
Commedia - Iran 1995 - durata 85’
Titolo originale: Badkonak e sefid
Regia: Jafar Panahi
Con Aida Mohammadkhani, Mohsen Kalifi, Mohammad Shahani
Lo specchio
Commedia - Iran 1997 - durata 95’
Titolo originale: Ayneh
Regia: Jafar Panahi
Con Aida Mohammadkhani, Kazem Mojdehi, M. Shirzad, Naser Omuni
Il cerchio
Drammatico - Italia/Iran 2000 - durata 90’
Titolo originale: Dayereh
Regia: Jafar Panahi
Con Fereshteh Sadr Orafai, Nargess Mamizadeh, Elham Saboktakin
Oro rosso
Drammatico - Iran 2003 - durata 97’
Titolo originale: Talaye sorkh
Regia: Jafar Panahi
Con Hussain Emadeddin, Kamyar Sheisi, Azita Rayeji, Shahram Vaziri
Al cinema: Uscita in Italia il 28/05/2004
Offside
Drammatico - Iran 2006 - durata 93’
Titolo originale: Offside
Regia: Jafar Panahi
Con Sima Mobarak-Shahi, Shayesteh Irani, Ayda Sadeqi, Golnaz Farmani, Mahnaz Zabihi, Nazanin Sediq-zadeh
Al cinema: Uscita in Italia il 08/04/2011
This is not a Film
Documentario - Iran 2011 - durata 75’
Titolo originale: In Film Nist
Regia: Jafar Panahi, Mojtaba Mirtahmasb
Al cinema: Uscita in Italia il 30/11/-0001
Closed Curtain
Drammatico - Iran 2013 - durata 106’
Titolo originale: Pardé
Regia: Jafar Panahi, Kambuzia Partovi
Con Kambuzia Partovi, Maryam Moghadam, Jafar Panahi, Hadi Saeedi, Azadh Torabi, Agha Olia
Taxi Teheran
Documentario - Iran 2015 - durata 82’
Titolo originale: Taxi
Regia: Jafar Panahi
Con Jafar Panahi
Al cinema: Uscita in Italia il 27/08/2015
in streaming: su Google Play Movies Rakuten TV Amazon Video Rai Play Apple TV
Tre volti
Drammatico - Iran 2018 - durata 84’
Titolo originale: Three Faces
Regia: Jafar Panahi
Con Jafar Panahi, Behnaz Jafari, Marziyeh Rezaei
Al cinema: Uscita in Italia il 29/11/2018
in streaming: su Rakuten TV Google Play Movies Rai Play Prime Video Amazon Video Apple TV
Gli orsi non esistono
Drammatico - Iran 2022 - durata 106’
Titolo originale: No Bears
Regia: Jafar Panahi
Con Mina Kavani, Naser Hashemi, Vahid Mobasheri, Bakhtiyar Panjeei, Mina Khosrovani
Al cinema: Uscita in Italia il 06/10/2022
Un semplice incidente
Thriller - Francia, Iran 2025 - durata 105’
Titolo originale: Un simple accident
Regia: Jafar Panahi
Con Vahid Mobasseri, Mariam Afshari, Ebrahim Azizi, Hadis Pakbaten, Majid Panahi, Mohamad Ali Elyasmehr
Al cinema: Uscita in Italia il 30/11/-0001