Il suo nome in cartellone viene per ultimo, dopo le bionde Grable e Monroe, ma è ovvio che la titolare del film sia lei: Lauren Bacall. Mentre Betty e Marilyn danno il rispettivo meglio nei ruoli di morbide svampite, Bacall è il cervello del trio, geometrica nel pensiero e nelle linee acuminate della sua elegante figura (esordì come mannequin, proprio come il suo personaggio nel film).

Svelta e pragmatica, incarna lo spirito della Grande mela, e c’è più New York in lei che nei fondali di cartone del film; Lauren nacque Betty Joan Perske nel Bronx, da immigrati est-europei, visse e morì nel celebre Dakota (il palazzo di Rosemary’s Baby e davanti al quale fu ucciso John Lennon) e di sé diceva «se sei newyorkese, impari che il mondo non ti deve un accidenti di niente».

Ne sapeva qualcosa, lei che per farsi strada (grazie alle abili mani di Howard Hawks e consorte) si era letteralmente ridisegnata in femme fatale, abbassando perfino la voce (le costò un affaticamento delle corde vocali che da lei, e dall’altrettanto rauco consorte, prende il nome: sindrome di Bogart-Bacall). Questa, invece, era la sua prima prova nella commedia, e la dimostrazione che l’affilato Sguardo (mento in giù, occhi in su) funzionava anche come sarcastico contrappunto all’altrui goffaggine slapstick (quanta commedia c’era già in «sai fischiare, no?»). Un’espressione di sfida ardente e glaciale al tempo stesso, accentuata dalle leggendarie sopracciglia, entrata nel cuore del cinema come un colpo di coltello.
Il film
Come sposare un milionario
Commedia - USA 1953 - durata 95’
Titolo originale: How to Marry a Millionaire
Regia: Jean Negulesco
Con Marilyn Monroe, Lauren Bacall, Betty Grable, David Wayne, Rory Calhoun, Cameron Mitchell
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