Una battaglia dopo l’altra, il nuovo film di Paul Thomas Anderson, è stato girato in VistaVision. Non è la prima volta che il regista sceglie la pellicola e i grandi formati: per lui, il modo in cui un film “appare” è parte integrante di ciò che racconta. E qui, la scelta di VistaVision è tutt’altro che tecnica: è viscerale.
Anderson continua a difendere un certo tipo di cinema: fisico, imperfetto, fatto di grana e materia. In un’epoca in cui tutto può essere levigato e corretto in digitale, lui preferisce l’immagine reale, con le sue rughe, i suoi spigoli, la sua profondità vera. Il grande formato, in questo senso, non è solo un vezzo stilistico: è un modo di vedere, e far vedere.
Chi gira in VistaVision non lo fa per nostalgia. Lo fa perché quel tipo di immagine (più ampia, più ricca, più viva) cambia il modo in cui respiri una scena.
Ma, quindi, cos’è esattamente il VistaVision?
È un formato cinematografico inventato negli anni ’50 dalla Paramount. Tecnicamente, si tratta di pellicola 35mm fatta scorrere orizzontalmente, invece che verticalmente come nel formato classico. Il risultato? Fotogrammi quasi il doppio più grandi, con colori pieni, dettagli precisi, profondità autentica.
Non è solo una questione di risoluzione. È una questione di presenza. Con VistaVision, i volti sembrano più vicini, i paesaggi più veri, le superfici quasi da toccare. Ecco perché registi come Anderson, Nolan o Wes Anderson continuano a usarlo o a richiamarne l’estetica.
Un formato con una storia (e un ritorno)
VistaVision nasce nel 1954 come risposta al Cinemascope della 20th Century Fox. Era l’epoca dei grandi schermi e delle sfide tecniche: le case di produzione volevano stupire. E VistaVision stupiva davvero, soprattutto nei musical, nei kolossal, nei film d’avventura.
Poi, negli anni ’70, il formato sparì quasi del tutto. Ma non è mai scomparso davvero: è rimasto nei laboratori, usato per effetti speciali e sequenze che richiedevano una definizione eccezionale. E oggi, è stato riscoperto.
Non per moda, ma per necessità: quella di tornare a un’immagine che abbia corpo, spessore, anima.
Perché riscoprirlo oggi?
Perché l’esperienza visiva conta. Perché c’è ancora chi crede che il cinema non debba essere sempre perfetto, ma vero. E perché un’immagine stampata su pellicola ha ancora il potere di sorprenderci, di toccarci, di restare.
Sotto trovate una lista di film girati o restaurati in VistaVision. Vale la pena guardarli, non solo per la loro bellezza, ma per capire cosa succede quando la forma cambia davvero il contenuto. Aggiungete anche i vostri.
Uno dei capolavori di Hitchcock, ma anche uno dei film dove il formato conta davvero. Girato con un’ossessione per il dettaglio visivo, La donna che visse due volte usa il VistaVision per amplificare la vertigine (non solo fisica ma mentale) del protagonista. I panorami urbani di San Francisco, i colori surriscaldati, la profondità delle inquadrature: tutto concorre a creare una sensazione di instabilità, come se l’immagine stessa vacillasse insieme a James Stewart.
Un kolossal che non ha mai chiesto scusa per essere eccessivo. Il VistaVision era l’unico formato capace di stare al passo con la grandezza della visione di DeMille: migliaia di comparse, scenografie gigantesche, effetti speciali pratici che ancora oggi funzionano. Il risultato è un film che ti investe, visivamente e narrativamente.
Un thriller d’azione ante litteram, costruito su inseguimenti, scambi d’identità e paesaggi spettacolari. Il VistaVision qui lavora quasi in modo subliminale: rende tutto più leggibile, più teso, più ampio. Che si tratti del famoso campo di grano o del Monte Rushmore, ogni scena respira.
Musica, luci, costumi e spirito natalizio: un film che vive di atmosfera. Girato con l’entusiasmo di un’epoca che cercava il colore come forma di evasione, Bianco Natale è un esempio perfetto di come il VistaVision riesca a rendere vivi i dettagli: dai tessuti dei costumi ai fiocchi di neve artificiale.
La terza apparizione di Hitchcock in questa lista non è casuale: amava il VistaVision. In questo caso, lo usa per rendere ancora più elegante e sensuale il gioco tra Cary Grant e Grace Kelly. Il formato dà respiro ai paesaggi della Costa Azzurra, ma anche ai silenzi, ai gesti, alla tensione erotica tra i protagonisti.
Uno dei western più potenti mai girati. La vastità del Monument Valley e il senso di solitudine del protagonista trovano nel VistaVision un alleato ideale. Le immagini sono così ampie e precise che sembrano voler raccontare tutto il peso della frontiera, non solo come luogo fisico ma come stato d’animo.
Versione restaurata. Un classico della fantascienza anni ’50, restaurato per restituire lo splendore perduto. In VistaVision, il film guadagna una dimensione visiva sorprendente: gli effetti speciali (rudimentali ma efficaci) e le scenografie post-atomiche diventano ancora più suggestivi.
Audrey Hepburn, Fred Astaire e la Parigi più chic mai vista sullo schermo. Questo musical sfrutta il VistaVision per valorizzare la moda, il design e la fotografia artistica. Ogni scena sembra costruita per essere fotografata e il formato aiuta a trasformarla in icona.
Con James Stewart, June Allyson, Frank Lovejoy, Barry Sullivan, Alex Nicol, Bruce Bennett
Un titolo meno noto, ma tecnicamente impressionante. Il film segue un pilota militare tra missioni e riflessioni morali. Il VistaVision permette riprese aeree mozzafiato, con un dettaglio che ancora oggi dà una sensazione di realismo e tensione.
Non tutto il film è in VistaVision, ma Nolan sfrutta il formato in scene chiave per rendere più leggibili le complessità visive e dare peso fisico all’azione. In un film dove il tempo si piega su sé stesso, la scelta di girare in pellicola e in grande formato è un modo per ancorare tutto a qualcosa di concreto.
Un’epopea post-bellica lunga tre ore e mezza: László Tóth (Adrien Brody), sopravvissuto all’Olocausto, architetto in America. Girato su VistaVision per restituire grana materica, volumi architettonici e ambientazioni sospese tra sogno e monumento. Il formato non è un vezzo: è la scelta estetica che alimenta la narrazione visiva
Con Emma Stone, Jesse Plemons, Aidan Delbis, Alicia Silverstone, Stavros Halkias, Ash Smith
Uscita in Italia: 13 nov 2025
Lanthimos porta il VistaVision in un territorio inedito: la satira fantascientifica. Tratto dal coreano Save the Green Planet!, il film usa il grande formato non per il kolossal, ma per amplificare il grottesco. Colori saturi, dettagli iper-definiti, spazi che diventano alieni: ogni cosa è troppo vicina, troppo reale. Il risultato è un cinema disturbante e ironico, dove la nitidezza stessa diventa strumento di inquietudine.
Con Margot Robbie, Jacob Elordi, Owen Cooper, Hong Chau, Alison Oliver, Shazad Latif
Uscita in Italia: 12 feb 2026
Emerald Fennell trasforma i ventosi paesaggi dello Yorkshire in un dramma visivo, grazie al VistaVision e alla fotografia di Linus Sandgren. Margot Robbie e Jacob Elordi incarnano il tumulto di Catherine e Heathcliff tra brughiera, passione e ossessione, e il formato orizzontale è pensato per restituire al paesaggio una presenza palpabile. coniugando spazi vasti e intimità feroci.
Avrebbe dovuto/potuto (non so se voluto) girarlo Kubrick. Il film di e con Brando, fotografato da Charles Lang, comunque è uno dei pochi che può vantarsi di poter esclamare "Thálatta! Thálatta!" anche se non è l'Anabasi, ma il Vecchio West, e non è il Mar Nero, ma l'Oceano Pacifico.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Commento (opzionale)