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Nosferatu a Venezia

Regia di Augusto Caminito vedi scheda film

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Ted_Bundy1979

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La recensione su Nosferatu a Venezia

di Ted_Bundy1979
3 stelle

Quel pasticciaccio brutto di via De' Gracchi si potrebbe chiamare questo filmaccio, cui l'amico e scaltro Cozzi, coinvolto nella lavorazione fin dal principio assieme al Kinski sempre più folle ed egotico di quegli anni, poi giustamente datosi dallo stesso appunto perché furbo, certamente coglierà il riferimento.

Progetto nato sbagliato e soltanto per alimentare le casse dei successivi passaggi TV infarciti di filmetti e filmacci della produttrice ReteItalia, di Caminito che cosi si poteva intortare le attrici giovani come la Caprioglio poi "musa" di Kinski stesso, appropriandosi di un nome tutelare dell'horror esistenzialista e "adulto" quale Nosferatu. Ma che ovviamente nulla può e soprattutto nulla c'entra con il capolavoro di Herzog, se non per la presenza di quel Kinski muto per tutto il film, e ancora più evidentemente fuori di testa. Tant'è che con scorno di Cozzi, Lucidi, Caiano(iniziale regista di un giorno soltanto, dopo avere giustamente mandato affanculo Kinski alla sua prima grossolana mattana, e quindi sostituito dal produttore-sceneggiatore, il marpione Caminito), Klaus, per il suo grande enorme ego, decise da subito di non voler replicare l'iconografia del Nosferatu classico, quindi niente cranio pelato, orecchie a punta, mani artigliate, ma una bella zazzerona bianca alla Zichichi, e gli occhi pesti di nero come Keith Richards, null'altro.

L'ambientazione storica rimane imprecisata, volutamente forse no, visto che le donne indossano abiti pure da sera ma moderni(la storia si svolge naturalmente essendo a Venezia, durante il carnevale), mentre gli uomini -tra cui uno riflettente su ogni scena e tutti i suoi comprimari una evidente ironia- l'ammazza vampiri Christopher Plummer, e un in cerca di alimenti per le troppe ex mogli Yorgo Voyagis medico, indossano abiti in giacca e cravatta evidentemente moderni; mentre uno sprecatissimo(forse anche per i tanti tagli e montaggi, dalle evidenti edizioni travagliate), quasi nascosto come dietro il cancello di ferro battuto dove si rifugia nella ridicola scena del primo arrivo al palazzo nobiliare di Nosferatu, ovvero il povero grande Donald Plesence, invece vestito sempre da curato del '700.

La De Rossi che mostra fino ad un pò di pelo e si fa strizzare le tettine di burro dall'irresistibile vampiro seduttore(e Kinski stando all'intervista del truccatore contenuta nel BD Vinegar Syndrome non perse occasione di infilarglici le dita dentro, con reazione isterica e di fuga dalla scena della citata), era di notevolissima bellezza e fisicità, aspetto estetico generale, ma a dei livelli di recitazione e parlata da Ambra Angiolini, e quindi affossa ogni possibile scena in cui apra bocca. Oltretutto in un ruolo di vergine sola che può sacrificarsi e uccidere l'invincibile e immortale spettro della notte, analogo a quello della Adjani/Lucy Harker herzoghiana, il cui ricordo può solo risultare devastante per ogni paragone. 

Ridicoli gli effetti speciali al risparmio, da citare quello dei colpi di pallettoni esplosivi ammazza-rinoceronti da caccia grossa, che fanno un buco grande come un pallone in Kinski al suo primo apparire a palazzo in una scena citata, risolto con una sovraesposizione ottica molto posticcia e da lontano contro le acque della laguna, e un cialtronesco montaggio all'incontrario dei colpi, vistosissimo. Per non parlare dell'inseguimento di Kinski gesticolante come un oligofrenico per le calli veneziane in penombra alla De Rossi, una scena così grottescamente ridicola, che pare di essere precipitati in un film di Stefano Calvagna.

Paradossalmente, le brevi scene ma invece più suggestive di angoli, scorci e soprattutto panorami in campo lungo di Venezia, perlopiù girati al tramonto o all'alba, sono quei pochi minuti che sopravvivono nel montaggio finale e che Kinski girò per ore da solo assieme soltanto a Cozzi, quando voleva essere anche regista, del film. Cosa che poi ottenne per contratto facendo proprio questo "Nosferatu a Venezia", per il completamente folle e ''al di là del bene e del male", successivo, "Kinski Paganini"(1989).

C'è anche in un ruolo breve da bionda sorcona svampita, la sfortunata Elvire Audray.

Brutte e inascoltabili, impalpabili le musiche da "Mask"(uno dei suoi album più brutti), di Vangelis che sembrano di un Riccardo Della Ragione qualunque, e di cose da aggiungere ce ne sarebbero ancora tante, ma non c'è nessuno bisogno di infierire. Ah sì, resta migliore del recente ''Nosferatu" di Eggers, e questa non è del tutto una battuta.

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