Regia di John Erick Dowdle vedi scheda film
Mai avremmo creduto di assistere alla fuga per la salvezza, su una barca di fortuna, di cittadini americani.
E giammai, alla loro disperata richiesta d’asilo nientemeno che al Vietnam, vecchia ferita aperta mai veramente rimarginata.
Eppure nel nuovo film dei fratelli Dowdle, anche l’impossibile (o il poco, pochissimo probabile) si fa certezza.
No Escape narra la disavventura al cardiopalma di una giovane famiglia americana, come tante flagellate dalla crisi economica e costrette a trasferirsi all’estero, in questo caso la Tailandia, dove il lavoro non manca e nemmeno un sostanzioso stipendio.
E dove pare ancora fattibile costruirsi una vita.
Dovrebbe essere l’occasione per ricominciare da zero, far crescere nella sicurezza economica i propri figli.
Magari trovare una seconda patria, un luogo felice ancora in grado di accogliere chiunque bussi alla sua porta.
E invece, il soggiorno, a poche ore dallo sbarco, si trasforma in un inferno ad occhi aperti.
Terribile, tragico e scioccante.
Un colpo di stato destabilizza il Paese, messo a ferro e fuoco dal popolo.
L’obiettivo principale dei ribelli è annientare lo straniero occidentale residente, colpevole di impoverire, mettendole in ginocchio, le loro terre.
Pellicola ben confezionata di alto e godibile intrattenimento, pregna di momenti da trattenere il fiato, capace di trasmettere quel naturale senso di inquieto spaesamento e palpitante disagio che si manifesta allorquando si approda in una terra straniera percependone l’abisso culturale ed uno stile di vita assai lontano da quello a cui si è abituati.
Il raffinato lavoro sul sonoro (che non di rado crea efficaci attimi di vuoto pneumatico volti a sottolineare lo smarrimento e il senso di profonda prostrazione dei protagonisti) e la scelta di un commento musicale funzionale allo stato d’assedio (in cui la nostra famigliola si trova coinvolta fino al collo) come all’azione di rastrellamento messa in atto dai rivoluzionari, costituiscono elementi fondamentali nella tessitura emozionale del racconto e contribuiscono, insieme alla direzione agile e fluida, ad una resa spettacolare degna di nota, priva di tempi morti, anche in quei canonici momenti di pausa, giusto un attimo tra un accadimento drammatico-rocambolesco e l’altro successivo, dove la famigliola si scambia parole e gesti d’affetto mentre tutto intorno brucia.
Certo, osservando le dinamiche fuggiasche dei malcapitati in terra lontana e ostile non può non farci pensare quanto queste poco aderiscano alla realtà.
Per esempio, saltare sul tetto di un edificio adiacente a quello su cui si è rimasti intrappolati rischiando di precipitare di sotto e, per di più, lanciare le proprie figliolette da una parte all’altra, augurandosi che la mira non faccia cilecca, è a dir poco incredibile.
Chi lo farebbe mai? O forse è una possibilità da considerare seriamente, visto che bisogna scegliere tra un tuffo nel vuoto potenzialmente salvifico e una fucilata, certa, in pieno petto.
Oppure, sfiorare per un pelo una morte violenta con annessa brutale violenza sessuale grazie al deus ex machina di turno -che possiede un tempismo straordinario- è cosa da film, appunto.
Eppure i fratelli Dowdle sfidano quello che potrebbe risultare ridicolo per quanto è inverosimile, specialmente se il tutto è calato in un contesto fortemente realistico.
Ma il risultato finale non crea note stonate, la sceneggiatura non banale e ben scritta evita i momenti ad effetto fini a se stessi inserendoli perfettamente in una cornice estrema quanto disperata, dove a mali estremi si risponde con estremi rimedi, come recita il proverbio, e raggira quelle irritanti trappole-scorciatoie di comodo atte ad assicurare alla storia il classico melenso e poco convincente lieto fine, riuscendo così a spiazzare perfino lo spettatore più esigente proprio quando si ritrova a considerare con disappunto e un pizzico di delusione di trovarsi di fronte alla solita storia a stelle e strisce fatta di eroi tutti d’un pezzo che compiono azioni fuori dalla portata dei comuni mortali, e di situazioni nerissime che nemmeno un miracolo potrebbe risolvere, sebbene se ne venga fuori sempre e comunque, e tutto alla fine fili via liscio, e nessuno si fa mai male per davvero.
No Escape sotto la scorza ruvida dell'action movie ad alta tensione fa trasparire una riflessione amara sulla disillusione cosciente di un popolo (quello americano, e non solo) abbandonato dalla sua terra patria, manovrato e buttato in pasto nell’arena di leoni resi feroci e senza più scrupoli.
E quando la propria Nazione fa un passo indietro, quando non c’è più Stato, non c’è più Governo a cui guardare e a cui affidarsi, non resta che contare sulle sole proprie forze, agire da soli per ottenere risultati concreti, per non soccombere.
Il successo sarà poi garantito se la famiglia si compatta e fa gioco di squadra, la quale, secondo i fratelli Dowdle, resta l’unica vera istituzione, stabile e ancora certa in un universo sommerso da precarietà ed infinite incertezze.
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ho letto opinioni contrastanti sul film, ma vedo che a te è decisamente piaciuto, anche se più per le riflessioni socio-politiche che per la trama in sé; ciao
sì, per me è un buon film, tra i migliori in sala in questo momento, te lo consiglio vivamente, poi leggerò le tue impressioni, ciao :)
Ho dato un'occhiata all'offerta dei cinema ora che sono tornato dal Festival e questo l'avevo subito scartato, senza nevvero informarmi troppo su regista e contenuti. Ora che ti ho letto i contenuti mi lasciano ancora perplesso, mentre sul regista ho un po' meno dubbi: nonostante 'Devil' e 'Quarantena', i Dowdle sono stati capaci delle maggiori prodezze nell'ambito dei prodotti di genere ('Necropolis', 'The Poughkeepsie Tapes'), quindi ora lo terrò in considerazione. E' forse il primo in cui si cimentano con una star di successo qual è Owen Wilson. Prima o poi lo vedrò!
Mi sembra che è da un bel po' che non scrivevi, dunque ben tornata!
sono d'accordo su quanto dici dei fratelli Dowdle, sono degli onesti professionisti, non non hanno velleità autoriali e realizzano buoni prodotti, anche al di sopra della media che propone il cinema di esclusivo intrattenimento (infatti Necropolis mi è piaciuto assai, l'altro titolo mi manca, devo recuperare); Owen Wilson non sfigura in questo ruolo drammatico, è credibile senz'altro.....
spero di riprendere a visionare film tutto l'anno e possibilmente a scriverne, augurandomi di enucleare riflessioni sensate e un minimo interessanti. Comunque se ti capita guardalo, il film scorre via che è un piacere, poi mi farai sapere, grazie e ciao!
Owen Wilson protagonista mi lascia un po' perplesso (a meno che non sia per gli spot del Crodino!), soprattutto per il ruolo inconsueto in un film di genere (non è la prima volta, ma insomma, il suo territorio è la commedia nelle varie forme). Un'occhiata però a questo punto gliela darei, sperando di non venire sommerso dalla marea di uscite ... Ciao.
ciao, a me Wilson ha dato l'impressione di starci bene dentro al film, in effetti non sapevo cosa aspettarmi, ero un pò titubante o forse solo spiazzata, lo conosco in una veste esclusivamente comica ma qui se la cava, poi incarna l'americano tipo, biondo con gli occhi azzurri, soggetto che non passa proprio inosservato nel sud est asiatico e la scelta di reclutare lui ben si sposa con le ragioni del racconto. Nella scena finale, quando sua figlia gli dice di non essere triste e di non piangere, mi pare di avere colto un velo di sconforto autentico, come se stesse davvero per piangere, certo riflettendo su quello che gli è capitato, e su come si sia trovato in questa situazione, l'amarezza e il disincanto nascono spontanei.... mi farebbe piacere conoscere le tue impressioni, i giudizi sono contrastanti, però lo spettacolo è assicurato, a presto :)
riferendomi al primo utente che ti ha scritto ,anch'io ho letto critiche contrastastanti su questo film,che comunque non ho visto e che mi sara' utile il tuo commento,hai annotato che rimane un buon action movie ad alta tensione....ed e' gia' qualcosa....ci risentiremo.grazie.
grazie a te per il passaggio
eccomi arrivato....l'ho visto.Guardiamo il bicchiere mezzo pieno,la suspence tiene bene e la storia mantiene desti fino alla fine....poi tutto il resto e' cine-comic ....come si fa a buttarsi da un palazzo all'altro (in mezzo al vuoto) e planare tutti quattro (figlie comprese) senza un graffio....bah....e pallottole che fischiano intorno a migliaia ,sempre schivate.....ultima scena ???...tutta la famiglia nel lettone....alleluia !
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