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No Escape - Colpo di Stato

Regia di John Erick Dowdle vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su No Escape - Colpo di Stato

di amandagriss
7 stelle

 

Mai avremmo creduto di assistere alla fuga per la salvezza, su una barca di fortuna, di cittadini americani.

E giammai, alla loro disperata richiesta d’asilo nientemeno che al Vietnam, vecchia ferita aperta mai veramente rimarginata.

Eppure nel nuovo film dei fratelli Dowdle, anche l’impossibile (o il poco, pochissimo probabile) si fa certezza.

No Escape narra la disavventura al cardiopalma di una giovane famiglia americana, come tante flagellate dalla crisi economica e costrette a trasferirsi all’estero, in questo caso la Tailandia, dove il lavoro non manca e nemmeno un sostanzioso stipendio.

E dove pare ancora fattibile costruirsi una vita.

Dovrebbe essere l’occasione per ricominciare da zero, far crescere nella sicurezza economica i propri figli.

Magari trovare una seconda patria, un luogo felice ancora in grado di accogliere chiunque bussi alla sua porta.

E invece, il soggiorno, a poche ore dallo sbarco, si trasforma in un inferno ad occhi aperti.

Terribile, tragico e scioccante.

Un colpo di stato destabilizza il Paese, messo a ferro e fuoco dal popolo.

L’obiettivo principale dei ribelli è annientare lo straniero occidentale residente, colpevole di impoverire, mettendole in ginocchio, le loro terre.

Pellicola ben confezionata di alto e godibile intrattenimento, pregna di momenti da trattenere il fiato, capace di trasmettere quel naturale senso di inquieto spaesamento e palpitante disagio che si manifesta allorquando si approda in una terra straniera percependone l’abisso culturale ed uno stile di vita assai lontano da quello a cui si è abituati.

Il raffinato lavoro sul sonoro (che non di rado crea efficaci attimi di vuoto pneumatico volti a sottolineare lo smarrimento e il senso di profonda prostrazione dei protagonisti) e la scelta di un commento musicale funzionale allo stato d’assedio (in cui la nostra famigliola si trova coinvolta fino al collo) come all’azione di rastrellamento messa in atto dai rivoluzionari, costituiscono elementi fondamentali nella tessitura emozionale del racconto e contribuiscono, insieme alla direzione agile e fluida, ad una resa spettacolare degna di nota, priva di tempi morti, anche in quei canonici momenti di pausa, giusto un attimo tra un accadimento drammatico-rocambolesco e l’altro successivo, dove la famigliola si scambia parole e gesti d’affetto mentre tutto intorno brucia.

 

Certo, osservando le dinamiche fuggiasche dei malcapitati in terra lontana e ostile non può non farci pensare quanto queste poco aderiscano alla realtà.

Per esempio, saltare sul tetto di un edificio adiacente a quello su cui si è rimasti intrappolati rischiando di precipitare di sotto e, per di più, lanciare le proprie figliolette da una parte all’altra, augurandosi che la mira non faccia cilecca, è a dir poco incredibile.

Chi lo farebbe mai? O forse è una possibilità da considerare seriamente, visto che bisogna scegliere tra un tuffo nel vuoto potenzialmente salvifico e una fucilata, certa, in pieno petto.

Oppure, sfiorare per un pelo una morte violenta con annessa brutale violenza sessuale grazie al deus ex machina di turno -che possiede un tempismo straordinario- è cosa da film, appunto.

Eppure i fratelli Dowdle sfidano quello che potrebbe risultare ridicolo per quanto è inverosimile, specialmente se il tutto è calato in un contesto fortemente realistico.

Ma il risultato finale non crea note stonate, la sceneggiatura non banale e ben scritta evita i momenti ad effetto fini a se stessi inserendoli perfettamente in una cornice estrema quanto disperata, dove a mali estremi si risponde con estremi rimedi, come recita il proverbio, e raggira quelle irritanti trappole-scorciatoie di comodo atte ad assicurare alla storia il classico melenso e poco convincente lieto fine, riuscendo così a spiazzare perfino lo spettatore più esigente proprio quando si ritrova a considerare con disappunto e un pizzico di delusione di trovarsi di fronte alla solita storia a stelle e strisce fatta di eroi tutti d’un pezzo che compiono azioni fuori dalla portata dei comuni mortali, e di situazioni nerissime che nemmeno un miracolo potrebbe risolvere, sebbene se ne venga fuori sempre e comunque, e tutto alla fine fili via liscio, e nessuno si fa mai male per davvero.

 

No Escape sotto la scorza ruvida dell'action movie ad alta tensione fa trasparire una riflessione amara sulla disillusione cosciente di un popolo (quello americano, e non solo) abbandonato dalla sua terra patria, manovrato e buttato in pasto nell’arena di leoni resi feroci e senza più scrupoli.

E quando la propria Nazione fa un passo indietro, quando non c’è più Stato, non c’è più Governo a cui guardare e a cui affidarsi, non resta che contare sulle sole proprie forze, agire da soli per ottenere risultati concreti, per non soccombere.

Il successo sarà poi garantito se la famiglia si compatta e fa gioco di squadra, la quale, secondo i fratelli Dowdle, resta l’unica vera istituzione, stabile e ancora certa in un universo sommerso da precarietà ed infinite incertezze.

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