Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film
Dopo l’atterraggio nel pieno della giungla di Mindanao, alcuni ricercatori finiscono nelle grinfie di una locale tribù cannibale. Mentre i suoi compagni fanno una brutta fine, Robert (Massimo Foschi) viene sequestrato da altri cannibali e costretto ad assistere ai loro tremendi riti. Alla fine riesce a scappare, ma ancora nel mezzo della foresta, tornare a casa non sembra affatto semplice.
Con Ultimo mondo cannibale (1977), antecedente al più conosciuto Cannibal Holocaust (1980), il regista Ruggero Deodato dimostra la sua capacità di rappresentare la giungla in tutta la sua selvaggia crudeltà, trasformandola in un luogo metaforico, rappresentazione delle pulsioni più brutali che covano nell’animo umano, tenute a freno e represse nelle civiltà evolute. Molte scene raccapriccianti rendono ancora oggi questa pellicola estrema e un unicum nel suo genere: dallo squartamento (reale e girato ad hoc) dell’alligatore da parte dei cannibali, alle immagini in cui la tribù si ciba di carne umana, esattamente come vediamo serpenti stritolare e divorare le loro prede, per non parlare delle scene continue di nudo (Foschi recita senza slip per buona parte del film), e molto altro ancora, il tutto a rendere il quadro tanto realistico quanto agghiacciante. Il gusto per lo splatter, tuttavia, è sorretto da una narrazione che mira (e riesce) a risultare sempre avvincente e, a pensarci, nemmeno così fine a sé stessa, se pensiamo che il cinema di Deodato riprende il mondo umano e quello naturale decostituiti da ogni orpello e riportati alla loro essenza primordiale.
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