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The Strain

5 stagioni - 46 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Strain

di maurizio73
5 stelle

Se contaminare l'horror goticheggiante delle più classiche tematiche vampiriche con il medicaldrama pandemico stile Medical Investigation sembra promettere sviluppi originali, la serialità del format televisivo disinnesca in parte questo fascino e si instrada verso le risapute dinamiche matrioska di una soap opera affetta da una perniciosa...anemia

Atterrato al JFK di New York senza nessuna comunicazione radio, un aereo di linea proveniente dalla Germania desta il sospetto delle autorità che scoprono che tutti i passeggeri, tranne quattro, sono rimasti uccisi in circostanze misteriose e che una strana cassa di legno finemente intarsiata è stata imbarcata illegalmente nella stiva. Temendo la diffusione di una epidemia di origini sconosciute, il CDC allerta i dottori Ephraim Goodweather e Nora Martinez che mettono in quarantena i sopravvissuti e iniziano le indagini. Non tarderanno a scoprire, anche grazie all'aiuto di un vecchio antiquario ebreo di orini polacche, che si trovano davanti ad un fenomeno che la scienza è in grado di spiegare solo in parte.

 

locandina

The Strain (2014): locandina

 

Sviluppando il soggetto della trilogia di romanzi horror scritta a quattro mani da Guillermo del Toro e Chuck Hogan e prodotto dal Network americano via cavo FX, questa serie televisiva vanta 13 episodi per la prima e la seconda stagione, e 10 per la terza e la quarta (ancora inedita da noi) che presumibilmente chiuderà il ciclo dei tre libri (The Strain - The FallThe Night Eternal), rappresentando un esempio di contaminazione tra l'horror goticheggiante delle tematiche vampiriche più classiche con il medical-drama pandemico stile Medical Investigation e che pure vanta nella tradizione anglosassone esempi più o meno illustri. Se l'idea dello script di ricondurre il fenomeno dei non morti o ritornanti ad una base scientifica che ne spieghi l'origine con una strana ed invasiva forma di parassitismo può aggiornarne in parte l'estetica al realismo di un adattamento e di un'ambientazione nella New York che ha metabolizzato il decennio di lutto post-11 Settembre, la serialità del format televisivo disinnesca in parte questo fascino ed si instrada verso le risapute dinamiche matrioska (dal pericolo pandemico alle problematiche familiari) che costituisco l'appiglio principale per un target che sembra assuefarsi alla dipendenza da soap-opera che lo innerva nè più nè meno di qualunque altra serie televisiva degna di questo nome. Trasferire l'immaginario iconografico delle molteplici fonti letterarie e cinematografiche in un impianto credibile non era sicuramente impresa semplice ed in parte sembra riuscito nel richiamare l'amarcord vampirico e romantico che incrocia 'La famiglia di Wurdelak' di  Aleksej Konstantinovi? Tolstoj con il viaggio oltre-manica del Conte più famoso della narrativa inglese, la metafora di un assedio romeriano dopo il tramonto con il fortino di un supermarket degli orrori alla The Mist, la paura di una nuova frontiera del cyber-terrorismo ostile al popolo yankee con gli strascichi di uno spauracchio filonazista fuori tempo massimo; lo fa tuttavia concentrandosi più sui personaggi che sulle storie ed abbandonando a sè stessi tanto gli spunti principali della narrazione (la lotta senza quartiere contro l'imperio del Male e delle sue mefistofeliche seduzioni) quanto le vicende di contorno dei piccoli e grandi problemi personali e familiari dei suoi protagonisti che sembrano sfilacciarsi più e più volte per poi confluire nel solito rendez-vous finale del tutti per uno,uno per tutti di una risaputa coalizione di restistenza e liberazione. Insomma, tra intrighi politici e fantasmi storici, orrore gotico e fanta-medicina, metafora sui pericolosi risvolti del potere e ambigue ricadute della tecnologia, sembra esserci troppa carne al fuoco che rischia di congestionare una macchina narrativa che si dipana con fatica attraverso molteplici rivoli (non tutti credibilmente risolti) e dove si cerca di arginare la molteplicità delle sottotrame nella misura contenuta di puntate che non superano i 43 minuti (tranne la prima diretta da Del Toro che arriva a 70). A questo si aggiunge persino un risvolto fantascientifico di una possibile origine aliena del fenomeno vampirico che anticipa il leitmotiv della stagione prossima ventura con i predator buoni che darebbero la caccia a quelli cattivi. Peccato, perchè l'incipit e l'ambientazione sembravano prospettare qualcosa di diverso e innovativo (almeno sotto il punto di vista espressivo) e che si fanno ricordare solo per la convincente colonna sonora del tedesco di origini iraniane Ramin Djawadi (Blade: Trinity,Fright Night  e Dracula Untold tanto per rimanere in tema) ed un cast di tutto rispetto tra cui spiccano il virile e fascinoso Corey Stoll nei panni del medico-separato-ex alcolista-eroe ed il vetusto e ieratico David Bradley in quello del cacciatore-ebreo-profugo-antagonista Abraham (Van Helsing) Setrakian. Menzione d'onore anche per il teutonico Richard Sammel che esordì ne La setta di Soavi che non poche affinità di trama e tema sembra avere con la serie di Del Toro. A volte, si sa , ritornano!

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