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Mentre il mondo brucia
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Cory Michael Smith, Ramy Youssef, Jason Schwartzman, Steve Carell

Mountainhead (2025): Cory Michael Smith, Ramy Youssef, Jason Schwartzman, Steve Carell


Qualche settimana fa, grazie ad un articolo pubblicato proprio in queste pagine, mi sono accorto che avevo la possibilità di vedere un film che in Italia non era ancora disponibile. E che ancora oggi, a distanza di settimane, non sembra avere un orizzonte distributivo. Si tratta di Mountainhead ed io ho potuto vederlo (in maniera legale, non pensate subito male!) perché è un film in esclusiva per la piattaforma HBO Max che è già attiva da un paio d'anni in Spagna e arriverà in Italia, si dice, solo all'inizio del 2026. 

Generalmente i prodotti di HBO in Italia sono appannaggio di Sky e quando HBO Max arriverà anche da "noi" sarà destinata a scombussolare un bel po' i piani di Sky. Al netto di questo elemento puramente strategico e proiettato nel medio termine, però, non mi sorprende tanto che Mountainhead non abbia ancora trovato una data certa di programmazione su Sky perché è un film che - pur avendo elementi di popolarità nel cast (Steve Carell, Jason Schwartzman, Cory Michael Smith, Ramy Youssef) e la regia di un personaggio poliedrico e sfaccettato come Jesse Armstrong (Succession) - presenterebbe al mercato italiano una serie di problemi non indifferenti. 

Eppure se ho scelto di parlarvene ci deve essere un motivo, anche se come spesso capita, non è detto che io lo conosca fin dall'inizio.

Mountainhead si apre con una ripresa panoramica di uno chalet lussuosissimo immerso nella neve in un luogo molto isolato ma mentre la camera si avvicina lentamente alla costruzione siamo subito costretti a fronteggiare una scelta registica di spessore visto che l'apparente quiete del luogo viene contaminata con un sonoro in cui la speaker di un programma di news aggiorna gli spettatori sugli scontri che stanno infiammando il globo. E questa immediata distonia tra quel che vediamo e quel che sentiamo è già una dichiarazione programmatica di contrasti: abbiamo davanti agli occhi una costruzione lussuosa, al riparo da tutto e immersa nella neve ma nelle orecchie racconti di scontri, di sangue, di morte, di spari e di conflitti. Benvenuti a Mountainhead, signori. Sulla vetta della montagna, dove si decidono, o si ignorano, i destini del mondo. 

Mentre la gente si ribella, mentre scontri a fuoco, guerre civili, economie dissestate, vere e proprie paralisi economiche, avanzano da est a ovest seguendo il tragitto del sole, scopriamo che il globo sta praticamente esplodendo perché il più diffuso social media al mondo ha rilasciato dei nuovi strumenti in grado di produrre contenuti video e audio completamente falsi che hanno però la caratteristica di apparire incredibilmente veri (si chiamano deepfake, esistono già, non è fantascienza). La mancanza di strumenti di controllo e di verifica da parte della piattaforma social fa sprofondare il mondo in un conflitto senza senso proprio mentre il geniale e cinico fondatore sta arrivando proprio lì, in quello chalet lussuoso mostratoci all'inizio, per un weekend distensivo insieme ad altri tre amici. Tutti, naturalmente, a capo di altrettante aziende leader nel settore del tech che messe insieme valgono probabilmente come il PIL dell'Africa intera. 

Con queste premesse Mountainhead avrebbe potuto andare a parare un po' ovunque: si sarebbe potuto accontentare di essere un ritratto spietato delle oligarchie del nostro tempo, avrebbe potuto candidarsi ad essere IL film politico e di denuncia del turbo-capitalismo tecnologico e avrebbe perfino potuto ambire ad essere un film comico perché bisogna considerare che Jesse Armstrong, il regista, oltre ad essere il creatore di Succession è anche la mente, irrimediabilmente segnata da un umorismo nerissimo, dietro a Peep Show e Fresh Meat, due serie tv che sebbene inedite in Italia, come molta serialità inglese, andrebbero recuperate a qualsiasi costo.

Ma per tornare all'inizio del discorso, il problema di Mountainhead è che Jesse Armstrong non vuole scegliere e non vuole rinunciare a nulla. E come si fa a intessere una tela che sia al tempo stesso un ritratto velenoso, un film politico e una commedia divertentissima, oltretutto in un momento in cui il mondo brucia sul serio? Nell'unico modo possibile, ossia costruendo una sceneggiatura a strati che onori almeno tre piani di lettura. Una sceneggiatura in grado di parlare il dialetto tech pieno di inside joke, di doppi e tripli sensi e caratterizzato da una lettura insensatamente cinica e smaliziata di quel che accade nel mondo, di diventare thriller e pulp quando è necessario (la scena della sauna) e di intingere la penna in un velenoso inchiostro black come solo gli inglesi sanno fare. 

Il risultato è che Mountainhead è un film letteralmente intraducibile, un film che non si dovrebbe doppiare in italiano ma che al tempo stesso è difficilissimo da seguire con i sottotitoli. Quindi pur essendo un film che parla esattamente di questo tempo, pur essendo un film che racconta perfettamente questo momento, pur essendo un film che andrebbe visto in questo preciso istante, penso che non lo vedremo mai e, probabilmente, questo è il motivo per il quale ho pensato di parlarvene. 

Per lasciare una traccia proprio qui, proprio in questi tempi, mentre il mondo brucia.

E siccome nelle ultime settimane abbiamo fatto molta attenzione alle uscite in sala e abbiamo usato la homepage community per segnalavi le recensioni di film al cinema, questa volta per marcare la differenza, abbiamo deciso di usare lo stesso spazio per segnalare cose da aggiungere nelle vostre watchlist o semplicemente molto diverse dal solito, un diverso che comunque esprime una identità precisa di questa community onnivora e ancora, nonostante il caldo, capace di scovare piccole gemme nascoste dai filmoni che stanno uscendo in sala

Se volete contribuire con le vostre (gemme) siete, come sempre, i benvenuti.
Se invece volete lamentarvi perché adesso volete vedere Mountainhead e invece dovete aspettare non si sa quanto, potete tranquillamente maltrattarmi qui sotto.

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