Regia di Tràn Anh Hùng vedi scheda film
La coralita' che supera l'individualismo e sconfigge gli effimeri e caduchi limiti temporali che singolarmente ci vedono inesorabilmente soccombere. Grande prova di regia per una intensa, quasi ossessiva celebrazione di un corso familiare concettualmente senza fine.
Eternité (2016): locandina
La effimera incerta percorrenza di una singola vita rispetto alla ciclicità ininterrotta del mondo e degli esseri viventi, intesi come specie, che lo popolano, riesce ad assurgere ad un valore che comunica definitivita' e presenza perenne quando considerata nell'ambito di una stirpe che si moltiplica e si diffonde nel tempo.
Una famiglia benestante francese viene osservata nella sua intimità quotidiana che prosegue nei decenni, soffermandosi, a partire da metà dell'800 sino ai giorni nostri, attraverso la notevole opera procreazione di tre donne della stessa famiglia, secondo canoni di natalità peraltro comuni in epoche passate (spesso i nostri nonni avevano anche oltre 5/7 tra fratelli e sorelle).
Eternité (2016): Audrey Tautou
8, 9 figli, per ceppo familiare, almeno metà dei quali portati via e debellati da malattie e conflitti bellici ciclicamente inesorabilmente inevitabili.
Ma è la famiglia che, unita dalla perseveranza di chi sopravvive e porta avanti un nome e una identità, garantisce un senso di "eternità" e di immortalità.
Non si poteva disporre di un regista migliore del vietnamita eccezionale, celebrativo, elegante e elegiaco come Tran Ahn Hung, da tempo legato al mondo e all'industria cinematografica d'Oltralpe, per immolarsi in modo quasi liturgico e religioso ai prodigi sfidanti e oltre i confini naturali della vita terrena, della stirpe familiare.
Il grande regista di Cyclo abbandona il percorso storico ed estranea la sua famiglia da eventi o situazioni che esulano da un intimo e continuativo cammino familiare.
Eternité (2016): Mélanie Laurent, Jérémie Rénier, Pierre Deladonchamps, Bérénice Bejo
Nascite, e conseguenti ventri perennemente gonfi, malattie e infezioni che ne riducono anche drasticamente i ranghi, senza tuttavia debellare un ceppo, si succedono instancabilmente come lungo un interminabile album fotografico di famiglia, per sua stessa definizione contemplativo.
Tre donne, tre generazioni, tre modi per conquistarsi l'eternita' e sfidare la memoria del tempo che passa.
Estetizzante, studiatissimo, manierati, ovattato, con carrelli eleganti che sovrastano e scavalcano siepi di giardini paradisiaci, teatro di giochi spensierati di una infanzia privilegiata nei mezzi, ma non per questo impermeabile a fatti o accadimenti poco propizi o benevoli.
Eternité (2016): Mélanie Laurent
Un album di famiglia elegante e fuori dal tempo, come se il potere della famiglia fosse in grado di scavalcare la storia e gli eventi che hanno segnato la storia e l'evoluzione del mondo.
Il rischio di stucchevolezza è fugato grazie alla forza celebrativa e alla classe di una regia che ci rapisce all'interno di un album di famiglia che assurge ad una sacralità che è il solo stratagemma per sfidare il trascorrere del tempo e della storia, senza l'esigenza di diventarne i protagonisti assoluti.
La coralità che supera l'individualismo e sconfigge gli effimeri e caduchi limiti temporali che singolarmente ci vedono inesorabilmente soccombere.
Grande prova di regia per una intensa, quasi ossessiva celebrazione di un corso familiare.
Eternité (2016): Audrey Tautou, Arieh Worthalter
Gran cast di attori ridotti a mere figurine di valore: Mélanie Laurent, Audrey Tautou, Berenice Bejo, dee meravigliose della procreazione, Jeremie Renier e Pierre Deladonchaps (Lo sconosciuto del lago) paladini orgogliosi della continuità nel tempo.
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