Regia di Dino Risi vedi scheda film
Verso la metà degli anni ’70 la commedia all’italiana annaspava sempre di più, insieme ai suoi migliori interpreti che si vedevano costretti, vuoi per un’età che avanzava e per delle esigenze di pubblico più “libertine” ad essere protagonisti di pellicole difficilmente collocabili al livello del loro talento. Sono molteplici i film a episodi con protagonisti gradi nomi proprio come Gassman ma forse ancor più Manfredi o Sordi. La formula inventata proprio da Risi con I mostri aveva poi aperto la strada a sceneggiature che ovviavano ad idee sostanzialmente limitate attraverso piccoli racconti che con 3 o più episodi permettevano di creare un film. Tutto questo con le dovute eccezioni, pur senza la vena creativa degli anni d’oro i grandi nomi della commedia avevano saputo anche tener botta esprimendo opere di alto livello: Monicelli prima di tutti, ma anche Risi o Scola seppero comunque proporre dei prodotti di primissimo piano e che contrastarono, anche attraverso un importante successo di pubblico le imminenti commedie sexy. Ecco che Risi infatti dopo aver inaugurato il decennio con La moglie del prete, una gustosa commedia che ironizza sul celibato dei sacerdoti e sulle ipocrisie eccelesiastiche, seguìto poi dal meraviglioso In nome del popolo italiano dove a questo giro sono i costumi del Paese oltre ad essere fustigati senza pietà, si cimenta in una trasposizione di un romanzo di Giovanni Arpino, narrando la drammatica situazione del carognesco ufficiale dell’esercito Capitano Fausto Consolo, ridotto alla cecità e alla perdita di una mano, a seguito dell’esplosione di una bomba durante un’esercitazione. Questo personaggio emerge in modo dirompente attraverso gli occhi del giovane soldato Giovanni Bertazzi a cui è affidato l’ingrato compito di accompagnare l’ufficiale da Torino a Napoli per una visita presso un commilitone, anch’egli non vedente. Il carattere irascibile ed intrattabile di Consolo fanno vacillare più volte Bertazzi che però si rivela una persona matura e di grande generosità, così come il cinismo di Consolo e la sua aggressività apre gli occhi al ragazzo di fronte ad alcuni aspetti della vita così come gli rivela la profonda fragilità dell’ufficiale che cerca disperatamente di occultare dietro ad una maschera quasi crudele. Difatti durante il viaggio una serie di scelte di Consolo arrivano infine a far apprendere che il suo preciso disegno non è far visita all’amico quanto la decisione mirata di suicidarsi con lui per porre fine ad una vita che non sente più come sua. Solo il coraggiosissimo amore della giovane e bellissima Sara riuscirà a donare a Consolo il desiderio di vivere e mitigarene il carattere facendosi aiutare da lei. La carriera di Gassman, il quale in un’intervista ammise che riteneva, intorno ai 50 anni e colto da una delle sue grandi crisi depressive, di non avere più occasioni per cimentarsi in film di alto livello, ebbe un grande sussulto anche internazionale (il film ottenne 2 candidature all’Oscar) oltre che riconoscimenti a Venezia e Cannes. Tra le sequenze da brivido, un meraviglioso dialogo tra il protagonista ed un cugino sacerdote, durante il quale emergono tutte le contraddizioni e le ipocrisie dei dettami cattolici, sebbene la scena termini con uno sguardo quasi mistico del protagonista che dopo aver irriso il cugino chiede comunque che gli venga data una benedizione. Molto bravo anche il giovane Alessandro Momo tragicamente scomparso prima dell’uscita del film. Il soggetto è altrettanto celebre per essere stato riproposto negli USA con il film Scent of a woman – Profumo di donna che, sebbene lontano dall’essere un capolavoro, fruttò l’unico Oscar della carriera di Al Pacino. Dino Risi commentò, circa il remake, che nonostante la buona prova di Pacino mancava completamente la storia d’amore che è un perno essenziale della vicenda.
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