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Tatanka

Regia di Giuseppe Gagliardi vedi scheda film

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La recensione su Tatanka

di gerkota
6 stelle

Tatanka è un giovane ragazzo-bisonte della provincia campana intrisa di camorra e degrado. Le sue doti naturali potrebbero garantirgli un riscatto da una gioventù senza sbocchi, se non quelli del carcere e della criminalità organizzata. Film imperialista al limite del documentarismo, tratto da un racconto di Roberto Saviano.

Una mescola di realismo sociale e tensione morale il film diretto dal quasi esordiente Giuseppe Gagliardi (più documentarista che cineasta) e tratto dal racconto Tatanka scatenato di Roberto Saviano, A interpretarlo - nella seconda metà del racconto filmato - è Clemente Russo, pugile nella vita reale, la cui fisicità impone autenticità, ma anche una certa rigidità espressiva. È un corpo che parla più della voce, uno sguardo che tradisce la fatica di interpretare se stesso. Al contrario, Lorenzo Scialla, il giovane attore che impersona Michele da ragazzo, convince per spontaneità e verità, restituendo la purezza originaria del sogno prima che venga contaminato dal degrado. Ad affiancare Russo troviamo Giorgio Colangeli (candidato ai Nastri d'Argento proprio per questa prova), quasi un co-protagonista di esperienza nei panni dell'allenatore Sabatino, onesto e appassionato dello sport, ma anche lui vittima della prepotenza violenta dei camorristi che vedono in Michele solo una gallina dalle uova d'oro, da spremere per incontri clandestini e combinati, senza alcun interesse per la crescita professionale. Discreta anche la prova di Carmine Recano (tanta tv negli ultimi anni con un ruolo di rilievo nella serie Sara - La donna nell'ombra) che impersona l'amico di sempre di Michele, più selvatico e facilmente condizionabile dall'ambiente malavitoso che lo circonda.
 
 
Gagliardi costruisce una pellicola iperrealista, cupa, nervosa, in cui la violenza non è spettacolo ma linguaggio quotidiano. La fotografia di Michele Paradisi incide sul tono visivo del racconto, filtrando la luce in toni lividi e terrosi che restituiscono la pesantezza dell’aria campana. Il montaggio di Simone Manetti, rapido e frammentato, accompagna il ritmo della lotta e dell’ansia di sopravvivenza, alternando scene da ring a momenti di sospensione e attesa. La musica di Peppe Voltarelli sostiene con discrezione il pathos delle immagini senza mai forzarlo.
 
Tra le sequenze più forti e disturbanti, quella del pugno sferrato contro una bufala resta impressa come un montante allo stomaco: è un atto di violenza gratuita che non riguarda più il crimine ma l’animo umano, la perdita di compassione, il male che diventa gesto meccanico. Il film, in questa scena, tocca il suo vertice etico e simbolico: l’animale inerme diventa la metafora della sopraffazione quotidiana, del potere cieco che schiaccia ciò che non può reagire.
 

Clemente Russo, Carmine Recano

Tatanka (2011): Clemente Russo, Carmine Recano

 
La struttura narrativa si divide in due grandi blocchi: la prima parte ambientata a Caserta, cuore pulsante della camorra, e la seconda a Milano, dove Michele tenta di reinventarsi. Ma è proprio in questo passaggio che il film mostra la sua maggiore debolezza. È poco credibile che un’organizzazione ramificata e onnipresente come la camorra non riesca a rintracciare e punire il protagonista, come se Milano fosse un porto franco impermeabile al male del Sud. Le due sezioni del racconto appaiono slegate, quasi incongruenti, collegate da ellissi narrative che disorientano lo spettatore e danno la sensazione di assistere a due film diversi. Il tono e il ritmo mutano bruscamente, perdendo la continuità emotiva che la prima parte aveva costruito con forza.
 
 
Nonostante queste incongruenze e qualche rigidità recitativa, Tatanka resta un film onesto e coraggioso, che si guadagna la sufficienza piena per l’efficacia realistica di molte sue sequenze e per l’impegno del regista nel raccontare uno spaccato doloroso e autentico della provincia campana. Gagliardi evita il moralismo e sceglie di osservare da vicino un’umanità ferita, fatta di rabbia, paura e desiderio di riscatto. Un film imperfetto ma necessario, che ricorda come la verità, per essere raccontata, debba spesso sporcarsi le mani con la realtà più ruvida.
 
Voto 6,3; rivedibilità 5/10
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