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Francesco, giullare di Dio

Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film

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La recensione su Francesco, giullare di Dio

di steno79
8 stelle

"Francesco giullare di Dio" è un film che appartiene alla fase più creativa del cinema di Roberto Rossellini, e che si pone come un ideale spartiacque fra la Trilogia neorealista che era stata inaugurata da Roma città aperta e la cosiddetta Trilogia della solitudine costruita su Ingrid Bergman, che segnerà la svolta modernista dell'autore. "Francesco" è uno dei pochi film dell'autore di ambientazione storica (ne girerà soprattutto nell'ultima fase, per la televisione), è una rievocazione in undici episodi della figura di San Francesco di Assisi e dei frati che lo accompagnavano nella sua predicazione, senza una trama vera e propria, con il Santo che in un episodio incontra Santa Chiara, ma anche molto spazio dato a frate Ginepro che viene minacciato di morte dal tiranno Nicolaio, ma riesce a vincere la sua superbia grazie al suo sorriso imperturbabile.

Rossellini vi applica un'estetica in buona parte neorealista, scegliendo attori non professionisti fra cui veri frati del convento di Maiori, incluso il protagonista Nazario Gerardi, alla sua unica interpretazione per lo schermo: il regista vuole attualizzare per lo spettatore del 1950 la portata rivoluzionaria della predicazione e dell'evangelizzazione francescana, assistito come consulente dal padre Felix Morlion e da un giovane Federico Fellini che ha contribuito alla sceneggiatura. L'elogio della santità, dell'umiltà e del dono della propria vita al prossimo come ringraziamento per l'amore di Dio sono espressi con un'adesione sincera, uno slancio mistico che vibra di energia soprattutto nelle pagine migliori del film, ad esempio nell'incontro silenzioso di Francesco con il lebbroso. Lo stile rifiuta bellurie calligrafiche o estetizzanti, ma le immagini hanno comunque un risalto certamente non indifferente, con scene in esterni girate nella campagna laziale e un approccio "poveristico" che influenzerà il Pasolini del Vangelo secondo Matteo. 

Il film risulta inevitabilmente un po' discontinuo e gli episodi migliori, come quello citato del lebbroso o quello di Ginepro e Nicolaio, si alternano con altri dove un certo minimalismo di regia e sceneggiatura rischia di scivolare in un bozzettismo un po' facile e di respiro più corto, ad esempio quando Ginepro va a prelevare il piede del maiale, con un doppiaggio che accentua certe coloriture dialettali in maniera forse non proprio convincente da un punto di vista storico. Le musiche di Renzo Rossellini hanno un andamento che ricorda in diversi momenti certe pagine di "Paisà", fra gli attori l'unico professionista è Aldo Fabrizi, che però fa un breve cameo in cui appare a viso scoperto per un tempo molto limitato, e da menzionare è anche il bellissimo finale in cui i frati si dividono e devono trovare ognuno una strada diversa per andare a predicare la parola di Dio.

Presentato alla mostra di Venezia insieme a "Stromboli", che a mio parere risulta opera più compatta e di ispirazione più potente, "Francesco" rimane comunque uno dei film di ispirazione religiosa più originali e genuini.

Voto 8/10

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