Trama
Il film Death Does Not Exist (La mort n'existe pas) prende il via durante un attacco armato a una lussuosa residenza di una coppia ricca e influente quando Hélène si ritira all’ultimo istante e fugge nel bosco. Manon, sua complice e amica, riappare come presenza spettrale per offrirle una seconda possibilità. Le due si ritrovano in un confronto sospeso tra la necessità dell’azione e il peso dell’inazione. Attraverso questo viaggio, Hélène deve decidere quanto è disposta a sacrificare per i suoi ideali: quanto amore, amicizia e desiderio di vivere è disposta a perdere per la causa?
Death Does Not Exist, presentato alla Quinzaine 2025, è un film sull’impegno. Politico, ma anche personale. Parla di amicizia, di lealtà, di amore, di scelta. Affronta l’ambivalenza della radicalità e il conflitto interiore tra azione e coscienza, tra il desiderio di cambiare il mondo e la paura delle conseguenze. Hélène è dilaniata tra la ribellione e la rinuncia, tra la necessità di appartenenza e il bisogno di libertà.
Il regista Félix Dufour-Laperrière costruisce una riflessione sulla legittimità della violenza in un mondo segnato dalle disuguaglianze. Ma la sua è anche una storia intima, fatta di dubbi, tentazioni, e relazioni profonde. Attraverso figure come Manon, Marc, Martine e Rémi, il film Death Does Not Exist indaga la dimensione affettiva dell’impegno e la fragilità del nostro ruolo nel cambiamento collettivo.
Interamente disegnato a mano su tavoletta grafica a 12 disegni al secondo, il film Death Does Not Exist utilizza l’animazione non come espediente estetico, ma come linguaggio necessario. Le immagini si trasformano, si tingono di sogno e incubo, danno forma visiva all’interiorità di Hélène. I paesaggi, mai neutri, diventano estensioni emotive: il bosco è confusione, rifugio, abisso. Gli animali - colibrì, passeri, coyote - sono allegorie del desiderio, della paura, della fuga.
Colori e montaggio si fondono per mantenere un legame grafico tra i personaggi e l’ambiente, in una tensione continua tra figura e sfondo. Anche la rappresentazione della violenza è frutto di una scelta precisa: diretta ma non spettacolare, vissuta nei suoi effetti psicologici.
“Ho concepito il film Death Does Not Exist come un racconto tragico, fatto di metamorfosi, magie e dilemmi. L’animazione mi permette di rendere visibili i sogni, i desideri e le paure dei personaggi, e di farlo con libertà visiva e narrativa”, ha spiegato Dufour-Laperrière. “È un film nato da un'urgenza personale e collettiva: come affrontare un mondo ingiusto senza distruggere ciò che rende la vita degna di essere vissuta?”.
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