Trama
Il film Imago racconta la storia di Déni, giovane cineasta in esilio dalla Cecenia,che eredita un piccolo appezzamento di terra nella remota valle del Pankissi, in Georgia, una zona abitata da comunità cecene rifugiate. Tornato su quel suolo sconosciuto, spinto da un mito familiare e da un presunto passato dimenticato, Déni progetta di costruirvi una casa fuori dagli schemi locali.
Ma quel desiderio di stabilire un radicamento diventa presto il pretesto per un viaggio interiore profondo, che riattiva antiche ferite familiari e lo confronta con la sua storia, la comunità, e soprattutto con suo padre, che non vede da anni. Imago è il racconto personale e universale di una riconciliazione, di un’identità frantumata e della possibilità di una casa – non solo fisica, ma esistenziale.
Per il film Imago, Déni Oumar Pitsaev parte da una storia vera: la sua. L’inizio del film coincide con l’acquisto, da parte di un cugino e della madre, di un pezzo di terra nel Pankissi con l’idea che questo terreno, e il progetto di costruirvi sopra una casa, possano innescare in lui un legame nuovo con le sue origini. Il film, presentato alla Semaine de la Critique 2025, si sviluppa a partire da questo gesto quasi simbolico e diventa un’indagine sul senso dell’appartenenza, sullo spazio che occupiamo e su quello che immaginiamo. La costruzione impossibile di una casa su pilotis, sospesa sopra un suolo segnato dalla guerra e dalle aspettative della comunità, diventa la metafora di un’identità in sospensione.
Il cuore emotivo del film Imago, però, è l’incontro o scontro con il padre, assente per decenni, che riappare nella seconda parte del film. La lunga conversazione tra i due nella foresta, uno dei momenti più intimi e significativi della pellicola, mette a nudo ferite, distanze, tentativi di comprensione reciproca e silenzi non colmati.
Girato in forma documentaria, ma con una chiara scrittura narrativa, il film Imago rompe le barriere tra autobiografia e finzione. La regia sceglie spesso l’imperfezione del gesto filmico, l’incertezza dell’inquadratura, l’emersione dei fuori campo emotivi come stile estetico e narrativo.
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.