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Le città di pianura

Regia di Francesco Sossai vedi scheda film

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La recensione su Le città di pianura

di luabusivo
8 stelle

.quando mano svelta pensiero e racconto filano veloci sullo schermo per raccontare il vissuto della Provincia amara e sorprendente del Nord Est e dell'Italia tutta.

Filippo Scotti, Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla

Le città di pianura (2025): Filippo Scotti, Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla

Le Città di Pianura (2025) di Francesco Sossai.

Ci si innamora ancora dei film e dei film italiani. Francesco Sossai classe 1989 bellunese con esperienze cortometraggistiche di grande valore, spara un colpo da gran cecchino nella sezione Certan Regard a Cannes 2025, presieduta dalla regista britannica Molly Manning Walker, giuria che questa volta “cicca” la scelta preferendogli La Misteriosa Mirada del Flamenco di Diego Céspedes. Le Città di Pianura è finalmente un film innovativo una boccata d’aria anche un po’ alcolica che riporta la figura maschile al centro del racconto e la provincia come protagonista. Siamo in Veneto ma potremmo essere ovunque nel Mondo, i tre protagonisti sono “gli amici di paese” che tutti noi abbiamo in qualche modo conosciuto con cui abbiamo condiviso sogni progetti aspirazioni cadute risalite e discussioni interminabili sulla ragione dell’essere sul segreto del Vivere.

L’identità può essere definita come una particolare forma di rappresentazione sociale che media la relazione tra il mondo individuale e quello sociale. Essa crea il collegamento tra le relazioni sociali e le organizzazioni psicologiche e forma il principio costitutivo delle relazioni simboliche. Per questo motivo l’identità è un processo ciclico costituito da tre azioni: conoscere affermare e riconoscere (Xenia Chryssochoou,2003).

Giulio (Filippo Scotti) ha fame di conoscenza del mondo in cui il Gatto e la Volpe hanno scorrazzato per anni, il mondo che va oltre i testi di Architettura che riempiono la vita del giovane napoletano fuori sede a Mestre. Doriano (Pierpaolo Capovilla) e Carlobianchi (Sergio romano) amici per la pelle hanno le cataratte velate dalla disillusione del tempo volato e dal tradimento dell’amico Genio (Andrea Pennacchi) in attesa del gran ritorno. Dall’incontro di queste tre anime assetate (di Vita) nasce un racconto emozionante e divertente, con le strade le piazze e le facce del Veneto contemporaneo protagoniste anch’esse, che in qualche modo le cambierà per sempre. Sossai racconta della mutazione della provincia (veneta), lunghi capannoni in disuso e cittadine deserte abitate da automobili e rari incontri, componendo una coppia di amici cinquantenni che hanno scoperto il segreto del Mondo ma non lo ricordano e brindano all’ultima birra senza un domani concreto: alla guida di un’auto che ha accarezzato molti guard rail (stupenda l’idea della carrozzeria rifatta dal lato guida) novelli Virgilio, accompagnano il Candido Giulio nei luoghi della loro memoria, locali che hanno chiuso da tempo o signore del tempo libero, con la speranza di formare il giovane napoletano alla vita che lo attende. Il tono è da commedia all’italiana (oso dire da grande commedia all’italiana) citando Risi Monicelli e la Treviso di Pietro Germi con influenze Kaurismaki(ane) e Jarmusch(iane), quest’ultime due soprattutto nello stupore e i dialoghi rarefatti, le prime nel racconto cinico e a volte sopra le righe di Doriano e Carlobianchi, nella migliore della tradizione veneta fatta di parolacce e bestemmie colorite (ode a Sossai e a Candiago per la raccolta puntuale di tanto vocabolario).  Il volto di Pierpaolo Capovilla (leader del gruppo musicale I Cattivi Maestri) butterato da crateri di esperienza, buca lo schermo e ti conquista dalla prima apparizione così Sergio Romano può conquistarsi molto più lentamente il posto di primo piano che gli spetta, quasi come un novello Jack Lemmon (riperdonatemi l’ardire) a fianco del Mattau di provincia. Tra i due mattacchioni giganteggia Filippo Scotti, sfuggito dalle grinfie Sorrentiniane potrebbe sparire dallo schermo tutt’altro, Giulio dribbla le

insidie del giovane napoletano agnello in mezzo ai lupi e interpreta il Futuro possibile che tutti noi ci auguriamo.

Filippo Scotti, Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla

Le città di pianura (2025): Filippo Scotti, Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla

Centrale nella storia il passaggio alla Tomba Brion a Altivole in provincia di Treviso, il monumento eretto dall’architetto Carlo scarpa negli anni ’70, nel film sembra rappresentare il punto di conoscenza affermazione e riconoscimento di cui scriveva la Chrissochoou: la sequenza all’interno dell’opera dei tre diventati amici, (peraltro mutuato dalla tecnica del Maestro Ozu) diviene la sintesi del racconto, la sublimazione in un luogo sacro della conoscenza scientifica di Giulio e della impraticabilità totalmente Dionisiaca di Doriano e Carlo, raffigurata dalle geometrie rigorose del cemento che si intersecano con le curve morbide del ricordo. Le musiche di Krano sono quanto di meglio si potesse studiare per Le Città di Pianura, sapore antico e sonorità moderne si mescolano alle vicende dei tre vagabondi della provincia inascoltata country rock e birra evocano il Texas e la solitudine del benessere. La Fotografia di Kuveiller spadroneggia dai toni caldi del giorno alle atmosfere rarefatte delle notti etiliche: complimenti vivissimi alla Produzione Vivo Film per aver creduto in Sossai che ci aveva già stupito nel 2023 con Il Compleanno di Enrico, un vero e raro talento che ci farà vedere delle belle cose.

Lu Abusivo.

Francesco Sossai

Le città di pianura (2025): Francesco Sossai

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