Trama
Il film Eleanor the Great racconta la storia di Eleanor Morgenstein, una donna che ha 94 anni, un cane di nome Howard, una lingua tagliente e una perdita appena subita che le ha spaccato il cuore. Per reagire al vuoto lasciato dalla sua migliore amica, si trasferisce a New York e, quasi senza volerlo, si ritrova a raccontare una storia non sua: una storia potente, delicata, e pericolosa. Ma chi può dire cosa è vero, cosa è ricordo o cosa è invenzione?
Con un’interpretazione monumentale di June Squibb, il film Eleanor the Great è una commedia agrodolce sulla solitudine, l’identità, l’amicizia tra generazioni e il bisogno, umano e universale, di essere ascoltati. Per il suo debutto alla regia, Scarlett Johansson firma un film che unisce il passo sicuro della grande commedia indipendente americana a un’intima riflessione sul valore delle storie che ci raccontiamo per andare avanti.
"Quando ho letto il copione, ho pianto. Non mi succede quasi mai". Scarlett Johansson ha aspettato trent’anni per dirigere il suo primo film, ma ha saputo riconoscere subito la storia giusta: piccola, sincera, luminosa. Eleanor the Great nasce dalla voglia di raccontare una donna anziana non come reliquia, ma come forza attiva, complessa, viva. Una donna che, in un mondo che non la guarda più, si reinventa narratrice e protagonista.
Il film Eleanor the Great è anche un omaggio a New York, città che Johansson conosce e ama, e alle sue storie invisibili. È girato con uno sguardo affettuoso ma lucido, con una regia che privilegia la semplicità, la verità degli attori, il ritmo delle emozioni. È un film che crede nel potere della memoria, nella trasmissione intergenerazionale, e nella possibilità di trasformare il dolore in contatto umano.
“Eleanor è un personaggio che contiene un po’ di tutte le nostre nonne”, dice Johansson. “È il nostro legame con una generazione che rischia di sparire senza essere ascoltata. Dirigere questo film è stato il modo migliore che conosca per restituirle la parola”.
Presentato a Cannes 2025 nella sezione Un certain regard, il film Eleanor the Great riflette sul legame profondo tra identità, memoria e narrazione. Al centro c’è l’età avanzata ma non come epilogo, bensì come terreno fertile per scoperte tardive, nuovi incontri e persino nuovi errori. Il lungometraggio indaga con delicatezza l’esperienza del lutto, il senso di solitudine, e il bisogno di reinventarsi anche quando il mondo sembra aver voltato pagina.
La storia esplora anche il confine sottile tra verità e finzione: chi ha il diritto di raccontare certe storie? E cosa accade quando un racconto personale inizia a risuonare nelle vite degli altri? Sullo sfondo, ma mai in secondo piano, emergono la trasmissione della memoria storica (in particolare quella dell’Olocausto) e l’importanza di ascoltare chi, per età o contesto, rischia di essere dimenticato.
Il rapporto intergenerazionale tra Eleanor e la giovane Nina apre inoltre uno spazio inedito di confronto, sostegno e reciproco riconoscimento, confermando che l’empatia non ha età. Il film invita a riconoscere la dignità delle vite “invisibili” e a rivalutare la potenza trasformativa dell’incontro umano.
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