Regia di Saule Bliuvaite vedi scheda film
Dentro il tessuto di una periferia degradata, Marija e Kristina sognano di scappare lontano. La prima è zoppa, la seconda vomita il cibo che le danno fuori dalla finestra. Entrambe farebbero carte false pur di trovare i soldi per realizzare un book fotografico, per primeggiare nella scuola di modelle del luogo che promette loro un futuro diverso.
Il film della regista Saule Bliuvaite colpisce anzitutto da un punto di vista visivo, con lo squallore degli edifici, la desolazione di un nulla suburbano ove i giovani sembrano galleggiare senza ancore o appigli di sorta. Alcol, feste volgari, mancanza di ordine e, in alto, a scintillare, la scuola per modelle, unico spiraglio colorato dentro il nulla cosmico. Ma mentre il sogno va comprato, intanto, a suon di bigliettoni, alle spalle di genitori ignari o distratti, la mercificazione del corpo - la sua tortura e flagellazione - è l’unica cosa che le due protagoniste hanno la capacità di mettere in atto per spalancare gli occhi su una realtà alternativa, uno specchio per le allodole, che oltretutto appare inafferrabile. Dramma grigio, di colore e di fatto, Toxic non mostra tutto fino in fondo, ma fa capire chiaramente quanto in basso bisogna scendere, ai margini del mondo, per poter guardare verso la cima.
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