Regia di James Mangold vedi scheda film
CICLO - IL CINEMA DELLA SOLITUDINE SENTIMENTALE - INCEL, FEMCEL ED ALTRI SOFFERENTI PER AMORE
1# L'EREDITIERA DI WILLIAM WYLER (1949): LA PRIMA FEMCEL //www.filmtv.it/film/15910/l-ereditiera/recensioni/938289/
2# NESSUNO MI SALVERA' DI EDWARD DMYTRYK (1952): LA SALUTE MENTALE NEGATA //www.filmtv.it/film/31968/nessuno-mi-salvera/recensioni/1050847/#rfr:user-96297
3# MARTY - VITA DI UN TIMIDO DI DILBERT MANN (1955): L'ORIGINE DELL'INCEL E DELLA FEMCEL //www.filmtv.it/film/4184/marty-vita-di-un-timido/recensioni/1051519/#rfr:user-96297
4# TEMPO D'ESTATE DI DAVID LEAN (1955): L'AMORE AI TEMPI DELLA GARDENIA //www.filmtv.it/film/7045/tempo-d-estate/recensioni/931643/#rfr:user-96297
5# CALLE MAYOR DI JUAN ANTONIO BARDEM (1956): UN MASCHILE MESCHINO/UN FEMMINILE RASSEGNATO //www.filmtv.it/film/32496/calle-mayor/recensioni/1052131/#rfr:user-96297
6# LA PRIMA VOLTA DI JENNIFER DI PAUL NEWMAN (1968): EMANCIPAZIONE DAL PICCOLO MONDO DELLA PROVINCIA //www.filmtv.it/film/5485/la-prima-volta-di-jennifer/recensioni/1052562/#rfr:user-96297
7# TAXI DRIVER DI MARTIN SCORSESE (1976): ESSERE CONTRO //www.filmtv.it/film/7025/taxi-driver/recensioni/1015343/#rfr:user-96297
8# L'INSOLITO CASO DI MR. HIRE DI PATRICE LECONTE (1987): L'IMMAGINE DELLA PERFEZIONE FEMMINILE INAFFERRABILE //www.filmtv.it/film/3595/l-insolito-caso-di-mr-hire/recensioni/1053136/#rfr:user-96297
9# NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI DI KRYTZSTOF KIESLOWSKI (1988): ESSERE E SENTIRSI SOLI //www.filmtv.it/film/4700/breve-film-sull-amore-o-non-desiderare-la-donna-d-altri/recensioni/1053278/#rfr:user-96297
10# DOLLY'S RESTAURANT DI JAMES MANGOLD (1995): IL PESO DELLA REPRESSIONE DEI SENTIMENTI
La giovane e bella Callie (Tyler), studentessa in crisi esistenziale, viene assunta come cameriera nel ristorante di Dolly (Winters), dispotica ed energica madre dell'obeso e introverso Victor (Vince) che fa il capocuoco nello stesso locale. In breve Victor concepisce un sentimento impossibile per la bella Callie, al punto che quando Dolly muore in ospedale, Victor cerca di nascondere il fatto per paura che qualcosa cambi nella routine del locale.
La provincia affoga nella noia ogni velleità di riscatto. Si affonda nel peso di una quotidianetà circolare, dove l'arrivo coincide con il punto di partenza. "Dolly's Restaurant" di James Mangold (1995), rappresentava appieno la missione del Sundance Film Festival, dedita a scovare i nuovi registi del domani, attraverso uno sguardo indipendente nei confronti del mondo e un basso "profilo" nei toni narrativi, che andrà sempre più scemando nel nuovo millennio. Il ritratto della provincia dello stato di New York, basato su personaggi conosciuti dal regista durante l'adolescenza, risulta scevro da vezzi hollywoodiani. Tra tutti i tipi umani, spicca la scelta di affidare ad un credibile Pruitt Taylor Vince - seppur ingrassato appositamente a suon di ciambelle e pollo fritto -, il ruolo del pizzaiolo protagonista Victor.
L'uomo è un ultratrentenne obeso, semi-calvo e dal carattere introverso, costantemente guidato dalla madre Dolly (Shelley Winters), risulta una tipica figura di incel poco attraente per la scarsa avvenenza fisica, che di fatto ne ha minato autostima e capacità di interagire socialmente, facendo di lui un emarginato solitario afferto da una marcata forma di sociofobia.
Le donne sono un sogno irraggiungibile da poter ammirare al massimo su un poster di Farrah Fawcett attaccato alla parete della propria camera. Sgradevole e poco virile, Victor viene preso in giro da Leo, amico alcolizzato di Dolly e Delores (una dipendente di lunga data del ristorante), in merito al fatto di dover utilizzare "l'arnese" altrimenti sarebbe "caduto" a causa del disuso. Lo scarso potenziale seduttivo, stabilisce quindi l'inferiorità di Victor nelle gerarchie maschili. Basta un campo e controcampo sull'asse verticale tra il numero impietoso indicato dalla bilancia e l'espressione sgomenta di un afranto Victor, per sancire il motivo dell'assenza di un vissuto sentimentale.
"Non sei grasso, sei macho" gli dice la madre quasi a volerlo proteggere dalla realtà, quando laconicamente Victor afferma di essere obeso motivando sulla rinuncia all'abbondante colazione stile americano e ribellandosi per la prima volta all'opprimente mamma chioccia.
Le attenzioni e gli occhi materni "uccidono" il figlio, instillandogli una realtà priva di riscontri, condannando Victor all'infelicità perpetua senza relazioni con nessuno, nè autostima per sè stesso ed un lavoro di impastatore di pizze che intrinsecamente detesta, in quanto ritiene responsabili delle sue condizioni fisiche.
I rapporti tra i personaggi stessi, non sono esclusivamente interni al ristorante non varcando mai la dimensione "locale".
Dolly's Restaurant (1995): Liv Tyler, Pruitt Taylor Vince
L'introduzione improvvisa della giovane e inesperta Callie (Liv Tyler), modifica lo status quo nelle dinamiche consolidate. Victor s'innamora subito della nuova arrivata. Mangold costruisce il sentimento unidirezionale dell'uomo verso la ragazza, attraverso piccoli gesti e occhiate fugaci. Un realismo crudo s'insinua subito in questo amore impossibile. Callie per quanto sbandata è già fidanzata ed ha già conosciuto orizzonti molto più ampi rispetto agli altri. Il mondo di Victor ruota attorno alla casa e cucina del ristorante, senza deviazioni esterne, che quando ci sono risultano subordinate a tali due luoghi. La finestra attraverso cui prende gli ordini o la fugace fotografia che cattura il volto di Callie, sono punti rettangolari di osservazione rimpiccioliti di una realtà assai più grande.
Il tentativo di rimettersi a dieta, per cercare di fare colpo sulla giovane neo-assunta, sono destinati a naufragare innazi ad un goffo attaccamento ad un equilibrio, venuto a mancare con la morte della madre. Victor cerca di nasconderla in quanto significherebbe l'abbandono del posto da parte di Callie. Un film costruito su inquadrature, sul non detto, sui silenzi. Victor parla poco. Confina dentro di sè la propria voce, sotto il peso della repressione delle emozioni.
La bulimia in cui trova sfogo, contribuisce ad appensantirlo ulteriormente, esacerbando il rapporto di amore/odio con il cibo. Tutto diventa un circolo vizioso, su una solitudine alienante e la difficoltà di dover affrontare i cambiamenti. Le incertezze da opera prima nel ritratto di assoluta ordinarietà soffre di incertezze da opera prima e passaggi a vuoto in un onirismo non necessario. I toni risultano intrisi di una malinconia scevra da cadute in uno sterile pessimismo, senza che la tensione latente esploda mai in modo dirpompente. Mangold racconta di posti ignorati dalla geografia cinematografica del sogno americano, in cui tristezza, solitudine e amori non ricambiati, possono portare a nuove visioni verso posti e persone, con cui mai si era interagiti appieno.
Dolly's Restaurant (1995): Liv Tyler, Pruitt Taylor Vince
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