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Nessuno mi salverà

Regia di Edward Dmytryk vedi scheda film

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La recensione su Nessuno mi salverà

di Antisistema
7 stelle

CICLO - IL CINEMA DELLA SOLITUDINE SENTIMENTALE - INCEL, FEMCEL ED ALTRI SOFFERENTI PER AMORE

1# L'EREDITIERA DI WILLIAM WYLER (1949): LA PRIMA FEMCEL //www.filmtv.it/film/15910/l-ereditiera/recensioni/938289/


2# NESSUNO MI SALVERA' DI EDWARD DMYTRYK (1952): LA SALUTE MENTALE NEGATA

"Eddie Miller, un ex-reduce di guerra, viene rifiutato dalle donne per tutta la vita. Conduce un’esistenza solitaria e munito di un fucile ad alta potenza inizia scia di uccisioni contro le donne. La polizia è sconcertata dagli omicidi apparentemente casuali finché il loro psicologo non traccia un profilo criminale di sconcertante quotidianietà"



Una San Francisco dagli edifici slanciati in una proiezione verticista, si scontra con l’ampiezza claustrofobica dell’impianto urbano attraverso cui si sviluppa. La vastità degli spazi, amplifica il senso di chiusura dovuto ad una planimetria eterogenea, plasmata tra strade sghembe in sali e scendi, quanto di scale e discese inclinate, inquadrate con un gusto documentaristico. Emerge il ritratto di una metropoli soffocante nella sua incomprensibilità totale, al pari del protagonista Eddie Miller (Arthur Franz), che si aggira tra vie e palazzi, munito del suo fucile, una Carabina M1A1.
“Nessuno mi Salverà” (1952), ha la mano del regista ucraino Edward Dmytryk, abbastanza avverso alla critica, in quanto finito nella lista nera di Hollywood per le note simpatie comuniste, fu costretto a fare dei nomi per salvarsi da guai peggiori e ritornare in attività. Il titolo italiano banalizza in apparenza l’originale “The Sniper” (Il cecchino), ma a calca il focus sulla condizione psichica sempre più compromessa di Eddie, invece che sul lato thriller di genere, che prende maggior spazio nella seconda parte dell’opera.
Si nota uno scontro tra due esigenze opposte; la volontà di Dmytryk di attenersi ad una “storia di genere”, in cui far emergere la disperazione del protagonista, in contrasto con le esigenze civili di Stanley Kramer alla produzione, che mira alla denuncia sociale non tanto di Eddie, ma delle sue azioni, in quanto la didascalia d’apertura vuole denunciare la grave piaga dei femminicidi, chiedendo alle istituzioni di intervenire.
Una pellicola che dovrebbe vedere in primo piano le donne, ma a conti fatti la visione del femminile uscitane fuori risulta abbastanza passivizzante se non negativa. Frivole, sciocche, manipolatrici o dedite ad attività poco chiare dal punto di vista legale. “Il secondo sesso” (cit. Simon De Beaviour) in quando individuo con una propria voce, sembra sconosciuto al produttore, sceneggiatore e regista, tanto quanto agli stessi personaggi dell’opera.

Arthur Franz

Nessuno mi salverà (1952): Arthur Franz


Umile quanto solitario commesso in una lavanderia, Eddie Miller , ex-reduce della seconda guerra mondiale, prova un’avversione marcata verso le donne, trasformatasi in vera e propria misoginia. L’uomo assume su di sé molte delle caratteristiche dell’Incel, in quanto alla spasmodica ricerca di una donna e incapace di trovarla, ne soffre psicologicamente. Il suo dolore s’è trasformato in una collera interiore, che trova appagamento solo nel tener tra le mani il suo fucile; emblema di una sessualità repressa. Precedentemente ad “Elliot Rodger”, divenuto celebre per la strage di “Isla Vista” in cui nel 2014 uccise 6 persone e ne ferì 14 a causa della sua misoginia senza più argini - classificato come primo atto di terrorismo motivato per via della solitudine sentimentale -, c’era Eddie Miller, seppur solo nella in un’opera cinematografica. Dmytryk non calca troppo sul mero psicologismo, in quanto mostra la sofferenza del protagonista nella normale vita quotidiana, dove solo la vista di una coppia che si tiene per mano, basta e avanza per mandarlo in una forte crisi interiore. Il “Save the Cat” della sceneggiatura consiste nel rendere consapevole Eddie di essere “malato”, ma nonostante la sua presa di coscienza, si vede respinto da un sistema sanitario miope innanzi ai problemi della salute mentale.

Finché la mente non sublima la problematica in una atto fisico, essa non viene mai analizzata con attenzione dal sistema ospedaliero. In una sequenza dal marcato tono espressionista, l’inquadratura dal basso mostra sul soffitto l’ombra tetra di una piastra elettrica, sulla quale Eddie poggia la mano destra, in un disperato tentativo di scacciare via “il mostro interiore”. Tentativo infruttuoso. Al momento di curare la ferita e vedendo i procedenti penali dell’uomo - ha aggredito in passato una donna scontando un periodo in carcere -, finisce con il venir trattato ancora una volta con sufficienza. La ferita viene fasciata, ma sofferenza psicologica permane. 

Arthur Franz

Nessuno mi salverà (1952): Arthur Franz

 

Quella mano con cui vorrebbe entrare in contatto con il femminile, da cui si vede respinto, diventa un tutt’uno con l’arma che accarezza ossessivamente.

Il grido di aiuto inviato alla polizia chiedendo di essere fermato, mostra un barlume di razionalità ancora rimanente, ma oramai insufficiente dal far recedere Eddie dalla sua furia omicida diretta contro le donne. I proiettili penetrano i bersagli femminili, dando sfogo ad una mancanza affettiva divenuto vuoto interiore.
La città intera s’interroga sull’identità del mostro omicida, che ha scelto di perseguire in maniera fatalista il suo percorso. Le autorità e il sindaco sono del tutto incapaci di puntare il dito contro sé stessi ad eccezione del dottor James Kent (Richard Kiley), il quale nello stilare il possibile profilo psicologico - uno dei primi film che mostra la “procedura del profilo criminale” -, giunge verso una verità sconcertante in merito all’ordinarietà del ritratto del possibile killer.
Al di là della scienza forense, le sequenze migliori risultano essere quelle prettamente di “genere” - gli omicidi mano a mano seguono uno schema sempre più causale nei bersagli - o focalizzate sul disagio di Eddie - assai sgradevole la scena del Luna Park in cui emerge tutta la sua sofferenza -.
Al protagonista si interessa la macchina da presa, stretta nel finale in un primo piano di intima umanità, da cui sgorga una glabra lacrima di dolore, in una conclusione capace di spogliare il mostro della sua ferocia a favore in un’intimo sguardo di aiuto.

locandina

Nessuno mi salverà (1952): locandina


 

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