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Libri a(ni)mati / 15 : “StikVallei” di Frank Westerman (2013) : Rumble in the (Scientific) Jungle.
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Libri a(ni)mati / 15 : “StikVallei” di Frank Westerman (2013) : Rumble in the (Scientific) Jungle.

“Mi interessava capire come nascono le storie e quale rapporto le lega alla realtà che le ha originate.”

. I .
Gli Uccisori del Mito.
La Scienza dell'Uomo Bianco, ovvero: di Vulcani e d'altre Quisquilie.

● I fatti.

MISTERIOSA STRAGE COLPISCE VALLE AFRICANA.
Yaoundé, 25 agosto 1986 – In un’isolata valle del Camerun occidentale sono morte almeno 1200 persone per cause ancora da accertare.
La tragedia è avvenuta nella valle del lago Nyos, circa trecento chilometri a nord-ovest della capitale Yaoundé, nella notte tra il 21 e il 22 agosto.
La maggior parte delle vittime sembra essere morta nel sonno. Non si vedono tracce di distruzione né sulle case né sulle piantagioni. In compenso si sarebbero trovate nella valle numerose specie di
animali morti tra cui bovini, uccelli e insetti.
Radio Camerun riferisce che squadre di soccorso, munite di maschere antigas e bombole di ossigeno, stanno tentando di raggiungere l’area colpita.
Nel frattempo centinaia di feriti sono stati trasferiti in un ospedale della città di Wum. Uno dei medici che se ne occupa descrive i sintomi come «pustole simili a vesciche» e «segni di asfissia analoghi a quelli da strangolamento».
La sera del 21 agosto nella vasta area circostante si è sentita un’esplosione. Testimoni oculari riferiscono che le acque limpide del vicino lago Nyos si sono colorate di rosso, dopo che un forte vento levatosi all’improvviso aveva provocato onde enormi.
Due anni fa, il 15 agosto 1984, trentasette lavoratori di una piantagione sono morti nelle vicinanze del lago Monoun, un centinaio di chilometri a sud-est del Nyos, anch’essi per cause non ancora chiarite. (BBC, REUTERS)

Ci sono un italiano, un francese, un islandese - oppure un animista (pagano miscredente), un cristiano, un islamico - (sembra una barzelletta, no?) e 1.750 morti (ah, ecco, no) : “All'incrocio di due sentieri giacciono uomini, donne e bambini, sembrano caduti durante la fuga. […] «I loro cadaveri giaceranno sulla piazza della grande città» [Apocalisse, 11:8]. Alcuni si sono strappati di dosso i vestiti, o hanno tentato di farlo. Hanno la pelle gonfia di vesciche, sulle quali però stranamente non si posano mosche: sono morte anche loro”.

Haraldur Sigurðsson, l'islandese (“L'unico difetto della scienza è che viene praticata da esseri umani”), geologo, futuro fautore della teoria del rilascio naturale di anidride carbonica, al momento, è bloccato “otto fusi orari più a est del meridiano di Parigi”, e “sintonizza la radio satellitare sulle frequenze di BBC World. Si trova a 2800 metri di altitudine, con vista sul mare di Giava. Quarantasette anni, biondo paglia, è seduto davanti alla sua tenda, in cima al Tambora nell’arcipelago indonesiano: un islandese ai tropici. Appena sente la notizia che viene dal Camerun, va in fibrillazione. Sta quasi per ordinare ai suoi portatori di imballare tutte le apparecchiature e scendere al più presto verso la costa. Comincia già a fare buio. Potrebbe trovare una barca per Bali non prima di mercoledì 27 agosto. E da Bali partono aerei. Calcola che gli ci vorrà una settimana per raggiungere il luogo del disastro. Ma è adrenalina sprecata che gli corre nelle vene: è legato dal suo contratto con l’Università di Rhode Island. Nel corso della sera l’eccitazione lascia il posto alla rabbia e, sbollita la rabbia, subentra l’esasperazione: Haraldur Sigurðsson, l’unico scienziato occidentale che pensa di poter spiegare le bizze mortali dei laghi camerunensi, è bloccato a Sumbawa, in Indonesia”, mentre, nel frattempo, “nella sua casa di Parigi, quai de Bourbon 15, la mattina del 25 agosto 1986 Haroun Tazieff”, il francese (“Scienza senza coscienza non è che rovina dell'anima” - Rabelais, 1532), sostenitore della teoria vulcanica (oltre alla inodore CO2 l'evento avrebbe sprigionato anche altri sintomatici elementi chimici: i sopravvissuti avrebbero raccontato di aver percepito il caratteristico sentore di uova marce e zolfo – così riportano i rapporti delle testimonianze tradotte dai dialetti locali dei sopravvissuti – proprio di gas come l'acido solfidrico, H2S, e il diossido di zolfo, SO2, che per l'appunto vengono rilasciati durante le eruzioni), “accende la radio a ora antelucana e ascolta il notiziario. Dall’edizione dell’una di notte, il cronista segnala «almeno 1200 morti» in una valle del Camerun occidentale. Le vittime sembrano essere state assalite nel sonno da una nube tossica che doveva essersi sprigionata il 21 agosto da un lago di montagna, le lac Nyos. Un po’ più tardi suona il telefono. Haroun Tazieff risponde nel suo studio: in linea è l’agenzia di stampa Agence France-Presse. Il giornalista in servizio gli chiede di commentare la misteriosa strage: si è sentita un’esplosione, un lago ha cambiato colore, e c’è stata un’improvvisa ecatombe di uomini e animali. Tazieff risponde senza esitazione che gli abitanti della valle sono morti asfissiati da una nube di biossido di carbonio, il gas che espiriamo. – «Le gaz toxique est du gaz carbonique», selon le vulcanologue français Haroun Tazieff – Così si legge nel comunicato di France-Presse che quel lunedì mattina alle 8.49 viene trasmesso al mondo. È uno scoop: Reuters e Associated Press, le agenzie di stampa concorrenti, stanno ancora cercando di mettere insieme i fatti sparsi; AFP è già in grado di rivelare come sono andate le cose. Il biossido di carbonio, chiarisce Haroun Tazieff, è una volta e mezzo più pesante dell’aria. Se fuoriesce allo stato puro scorre sul terreno cercando, come l’acqua, il punto più basso. Lui stesso una volta, in una spedizione in Congo, è stato investito da un’analoga nube di CO2 che l’aveva messo «letteralmente k.o.». Chi non scappa immediatamente muore per asfissia, con l’unica consolazione che è una morte indolore. Ecco dunque la mossa d’apertura del vulcanologo più famoso del mondo. Il settantaduenne Haroun Tazieff ha premuto il cronometro: la partita lampo con i colleghi è cominciata”. E l'italiano? Giorgio Marinelli è a mezza via tra l'ipotesi del suo ex-mentore, Tazieff, e quella del più giovane rampante Sigurðsson, e intanto è impegnato nel muoversi autonomamente rilevando dati e prelevando campioni.

 


● I tempi e i luoghi.

«Noi – Siamo – Qui» (Fear and Desire – Full Metal Jacket) : 36 vedute del monte Oku.

[1984. Due anni prima.] Il lago Monoun era geologicamente giovanissimo. Lo specchio d'acqua era liscio come l'olio, I morti erano stati sepolti da tempo e i fatti si trasformavano in compost nel caldo tropicale”.

Il Nyos è un lago profondo di origine vulcanica ch'è andato formandosi occupando la caldera nata dallo sprofondamento avvenuto in seguito a una violenta eruzione di una camera magmatica ora quiescente appartenente al massiccio del Monte Oku, sulla linea di faglia dei vulcani del Camerun (il cui culmine altitudinale è raggiunto dal monte omonimo, 4.000 metri sul livello del mare a picco precipitante sull'oceano Atlantico), che dal golfo di Guinea (insenatura del Biafra) procede dritta verso nord-est penetrando nell'africa equatoriale e biforcandosi proprio prima di Bamenda, l'Oku e la RingRoad, nei GrassFields della provincia Nord-Ouest (anglofona, mentre la quasi totalità del territorio restante è francofono) del Camerun, a circa 300 km dalla capitale Yaoundé.

«Quel laghetto che stiamo passando, prima non era lì. Si è spostato.»
«Spostato?»
«Sì, prima era giù nella valle, ma poi è salito quassù.»
«Davvero?»
«È quel che dice la gente.»
«Ma com’è possibile?»
«E io come faccio a saperlo?»

La sacca magmatica che ancora giace al di sotto del lago provoca la costante fuoriuscita di anidride carbonica che ne saturare le acque bentoniche (raggiungendo a quelle quote “abissali” - nel contesto in esame - concentrazioni pari sino a 10 litri di CO2 disciolti in ogni litro d'acqua, ai livelli più profondi).

“Quando i primi soccorritori stranieri entrano nella valle dei morti (operatori della Croce Rossa con i sacchi per i cadaveri, il 26 agosto 1986) restano da seppellire solo gli zebù. Giacciono sparsi come una mandria nell'erba elefante sul pendio della valle.
«Non abbiamo abbastanza uomini per sotterrarli», spiega il tenente-generale Tataw. «E il bestiame non ha parenti che possano darci una mano, per cui li lasciamo per ultimi»”.

In seguito a un terremoto, a una (conseguente o meno) frana o per effetto spontaneo (quando salta il tappo alla bottiglia) il livello inferiore delle acque (che, per via della meromissi, non ha scambi con lo strato superiore, alimentato dalle acque piovane e dai fiumi), carico all'inverosimile di gas, "esplode" verso l'alto, liberando il bi - o meglio: di - ossido di carbonio (spesso accompagnato da altri composti chimici volatili altrettanto peculiarmente velenosi), che come una fredda nebbia a guisa di vento catabatico pervade, permea e invade alla velocità di decine di chilometri orari le circostanti valli sottostanti (il Nyos è uno dei pochissimi laghi conosciuti al mondo di questo tipo: gli altri sono il Monoun e il Kivu), asfissiando, nel giro di miglia lungo il suo percorso, ogni animale che per vivere sfrutta l'ossigeno: esseri umani, capi di bestiame, animali domestici, fiere, uccelli e mosche.

«Ora, dovete sapere che, quand'ero un ragazzino, avevo una gran passione per le carte geografiche. Per ore e ore contemplavo il SudAmerica, l'Africa, l'Australia, e mi perdevo nelle glorie dell'esplorazione. A quei tempi vi erano ancora molti spazi vuoti sulla carta della terra, e se ne vedevo uno che mi pareva particolarmente invitante (a dire il vero lo erano tutti per me), ci puntavo sopra il dito e dicevo: Quando sarò grande voglio andare qui. […] Veramente, a quell'epoca non era già più uno spazio vuoto. S'era riempito, dalla mia fanciullezza, di fiumi, di laghi e di nomi. Aveva finito d'essere uno spazio vuoto avvolto di delizioso mistero – una chiazza bianca che un ragazzo potesse popolare dei suoi bisogni gloriosi. Era diventato un luogo di tenebra.»
Joseph Conrad – Hearth of DarkNess – 1899

 


. II .
I Portatori del Mito.
La Religione dell'Uomo Bianco, ovvero: (in)natura e (in)cultura.

● Il resoconto.

“Per quel che riguarda le questioni fondamentali, la maggior parte della popolazione mondiale preferisce affidarsi all'invenzione invece che ai fatti. Gli uomini sono animali narranti. Ci raccontiamo l'un l'altro a catena storie inventate a cui, se pur non crediamo alla lettera, come minimo attribuiamo un significato. Come rinchiudendoci volontariamente dentro le sbarre delle nostre stesse creazioni.”

È un saggio-reportage, suddiviso in tre grandi sezioni, che scorre a ritroso, “StikVallei” (traducibile, nel caso in questione, con un letterale “Linea di Faglia”, ma la ricucitura interessa soprattutto - e va intesa ed applicata verso - le popolazioni colpite dalla mini-apocalisse, dal disastro, dalla tragedia). Spesso e volentieri l'inizio delle storie dei reali “personaggi” protagonisti – molti ancora viventi (tranne i defunti, morti durante l'episodio eruttivo di tipo limnico o durante il normale procedere del tempo lungo il quarto di secolo raccontato) – vengono rappresentate e narrate solo verso la fine. Ci si accorge di ciò sin da subito. E l'ultima riga del volume altro non fa che testimoniarne con ultra-evidenza la tal pratica adottata.
“Comincio a scrivere questa storia”.

“Alla parola «mito» il dizionario olandese Van Dale dà come prima definizione «racconto di uomini e dèi». In base alla seconda accezione un mito è anche una «favola, chiacchiera senza fondamento: è solo un mito». E, terza definizione: «una rappresentazione accettata come vera, ma priva di fondamento, riguardo a una persona, un fatto o un evento».
La parola «mito» deriva dal greco mythos che in origine significava «ciò che viene detto», «il racconto orale». Sospettai che all’origine di ogni racconto ci fosse un’esclamazione di meraviglia («E io come faccio a saperlo?»). Il mito («È quel che dice la gente») venne anni o generazioni dopo.”

Frank Westerman, con l'eterogenea e non poi così folta schiera di suoi contemporanei (per non citar T.Capote, G.Parise, A.Arbasino, G.Manganelli, F.Maraini, G.Piovene…, o, per altri versi, l'auto-fiction: Elias Canetti, Martin Amis, James Ellroy, Natalia Ginzburg, Philippe Forest, Vladimir Nabokov, James Ballard, Philip Roth, Stephen King, J.M.Coetzee, Fredrik Sjöberg...) e illustri colleghi di travel literature, new journalism e faction/non fiction (da Bruce Chatwin a Ryszard Kapuscinski, da Emmanuel Carrère a William Langewiesche, da V.S.Naipaul a W.G.Sebald, da Fabrizio Gatti a Roberto Saviano, da David Foster Wallace a William T. Vollmann, da Oriana Fallaci a Joan Didion, da Phil Patton a Hunter S. Thompson, da Tiziano Terzani a Tom Wolfe, da Julio Cortázar a Michael Herr, da Svetlana Aleksievic ad Alessandro Leogrande, da Guy Delisle a Jon Krakauer, da Susan Sontag a Robert Fisk, da Philip Nobel a Paul Theroux, da Simon Winchester a Philip Hoare...), è l'esatt'opposto del – secondo la definizione che ne da Daniel Kehlmann, ospitato nel saggio di Johnathan Franzen “the Kaus Project”, tentando d'interpretare e restituire ciò che il Grande Odiatore potesse pensare all'inizio del secolo ventesimo di Heinrich Heine e persino di George Bernard Shaw – “prototipo del moderno giornalista-letterato superficiale e media-compatibile, la cui notorietà si fonda soprattutto sul saper esprimere opinioni interessanti e rilasciare interviste originali: uno che parla con tutti i giornali e non ha il minimo interesse per la lingua in sé”: se sostituiamo “lingua” con “scienza” [e qui mi auto(ec)cito dal mio pezzo su “Arrival”: “Lingua(ggio) e scienza sono la stessa cosa: non esiste scienza senza un linguaggio [...] con cui esprimerla, non esiste linguaggio che abbia qualcosa da dire, senza la scienza”] la parafrasi è perfetta.

 


. III .
I Creatori del Mito.
La Terra degl'Indigeni, ovvero: che cos'è un Fatto.

● I dintorni.

“Immaginiamo che nel 1986 ci fossero già gli smartphone. Oggi si racconterebbero storie diverse sulla valle dei morti?
Le prime informazioni sulla catastrofe sarebbero rimbalzate praticamente in presa diretta via satellite. Idem anche foto e filmati di cadaveri e animali morti, che avrebbero fatto all'istante il giro del mondo, lasciando poco spazio all'immaginazione. I soccorsi internazionali si sarebbero immediatamente mobilitati e gli scienziati sarebbero arrivati sul posto due o anche tre giorni prima. Ci sarebbe stata la possibilità di effettuare un'autopsia sui cadaveri non ancora sepolti. Sigurðsson, ovunque si trovasse, avrebbe avuto l'opportunità di raccontare la sua versione in risposta alle supposizioni di Haroun Tazieff. Non mi sembra azzardato ritenere che uno dei due sarebbe stato costretto a fare marcia indietro [e qui Westerman non si sbilancia, nemmeno col senno di poi, ma lo farà altrove, presentando i fatti].
Immaginiamo che fosse andata così, che gli scienziati avessero fornito una spiegazione inoppugnabile: quanto margine sarebbe rimasto per le speculazioni azzardate, le lezioni religiose o le teorie del complotto? Le storie che parlavano di un atto deliberato o di antenati infuriati non avrebbero almeno avuto più difficoltà a prosperare, all'ombra di un'interpretazione scientifica incontestabile? Era stato precisamente il fatto di non sapere, la mancanza d'informazioni, che nel 1986 aveva fatto galoppare la mia immaginazione. Come “nessun danno”? Perché l'esercito presidiava la valle colpita? Da dove venivano tutti quei sospetti contrastanti? I vuoti lasciati dall'informazione ufficiale chiedevano a gran voce di essere riempiti, con qualsiasi cosa: un'ipotesi azzardata, una teoria, un'invenzione se necessario. Ricordo di essere balzato in piedi davanti alla televisione quella sera durante il telegiornale delle venti. Volevo conoscere i dettagli, sentire un racconto, provavo un bisogno quasi fisico. Solo adesso comincio a capire il meccanismo che ci sta dietro: la curiosità umana non si accontenta di ciò che è incompleto, assurdo, inconoscibile. Se non c'è alternativa, c'inventiamo quanto manca. Ma perché? Da dove ci viene questa tendenza a favoleggiare? Per far quadrare il mondo? Per poterlo dominare?
«Meno ci sono fatti, più ci sono storie», scrissi una sera su un post-it che da allora è attaccato sul bordo dello schermo del mio computer.”

Gesù fa rima con Tribù.
Scienza (in) buona (fede) e (in)giusta e scienza (in) cattiva (fede) e sbagliata.
Religione: meglio un dio in più che uno in meno. Però meglio ancora è la degassificazione

«In Africa veneriamo gli antenati. I cattolici pregano i santi. Che differenza c'è? Entrambi ci rivolgiamo alle anime di antenati defunti.» - Paul Nkwi

Il mistero – tanto nelle cosiddette società avanzate quanto in quelle definite, pur oggettivamente, dal PdV di quelle civilizzate e spesso “civilizzanti”, primitive e arretrate – consegna speranza al mondo: una possibilità che la fine non abbia, mai, inizio. Il mito è - anche - un collaudo della speranza, ne è un ricettacolo, un continuo rigettar germogli, polloni e viticci che s'aggrappano al cielo con radici epifite dotate di unghie e denti, artigli e arpioni, uncini e zanne.

D. “I lettori sono in grado di capire la differenza tra verità e mito?”
R. “Secondo me dobbiamo partire dal presupposto che il lettore non è affatto stupido, o meglio, statisticamente non lo è più di me o di te, e quindi deve condividere con noi una parte della responsabilità sul come usufruisce delle notizie. È finito il tempo in cui la responsabilità era solo dei quotidiani, che avevano l'autorità di imporsi, ora i lettori devono metterci la loro parte. Perché non sono stupidi, e devono imparare a giudicare, a filtrare, a navigare: è il capitano della sua barca e naviga in un oceano immenso che si chiama informazione.”
Da un'intervista di A.Coccia all'autore per Linkiesta.


Note.

● A proposito di autofiction (minuscolo caso di evoluzione culturale parallela).

In relazione a questo passaggio del volume:
“«Gli islandesi vanno in chiesa, ma non sono religiosi», osservò.
«Credono nei troll», commentai.
Sigurðsson si fermò e mi guardò. «I troll possono essere molto malvagi», disse.
Lui, da scienziato, era naturalmente ateo.
Ripetei la parola «naturalmente».
«La religione mistifica. La considero una forma negativa e controproducente per chi si pone nell'ottica di un ricercatore. Io pratico lo yoga, ma non è una religione». Il termine «ateo», aggiunse, veniva usato raramente in Islanda. Esisteva però la categoria dei truleisingi, dove tru stava per «fede» e leisingi «senza». «Ma non mi piace vedermi affibbiata un'etichetta che dica ciò che non sono»”,
cito ancora me stesso da una risposta che diedi ad un utente del sito, 4 anni fa, in calce ad una playlist che dedicai a Margherita Hack:
“Se devo essere definito con una Negazione (e, per esempio, non vado in giro a dire di essere un a-evasore fiscale, un a-stupratore, un a-assassino...) allora mi ribello e rigetto questa imposizione rifiutando quest'obbligo negativo subordinato al Credere: a-ateo, non sento alcun bisogno di ''oppormi'' a qualcosa che non esiste”.

● Chiude il volume dell'edizione italiana un'ottima postfazione di Goffredo Fofi, che magari non riesce a calibrare - e a prendere adeguatamente le misure a - parole come post-moderno (non la inquadra bene) e complessità (se qualcuno prende questo termine come alibi per astenersi dal profondere impegno e per non indagare NON è colpa della complessità), ma che mette in chiaro un concetto fondamentale, ponendolo a pietra miliare, grimaldello e chiave di volta: la curiosità è “una virtù che va scomparendo, sommersa com'è dall'informazione e dalle sue risposte, che evitano, vale la pena di ripeterlo, la chiarezza dei compiti che ci si dovrebbe assumere dalla conoscenza dei fatti”.

Tutti i corsivi nel corpo della playlist sono di Frank Westerman tranne ove espressamente indicato.

● Refusi.
A parte un uso un po' libero e ballerino delle virgole, profuse a iosa tra soggetto e verbo, solo uno, a pag. 296, 2° paragr.: "«»" chiuse ma non aperte. 

● "Lake God".


● Cit. Bibl. [ISBN: 9788870914511].

Frank Westerman - “StikVallei” - 2013
[ ediz. ital. IperBorea (collana Narrativa, n. 251, brossura filo refe) - 416 pagg. - € 18.50 - traduz. di Cecilia Casamonti (“l'Enigma del Lago Rosso”, 2015) ]

* * * * ¼ - 8 ½      

Playlist film

Venere nera

  • Storico
  • Francia
  • durata 159'

Titolo originale Vénus noire

Regia di Abdellatif Kechiche

Con Yahima Torrès, Olivier Gourmet, Jonathan Pienaar, Jean-Christophe Bouvet, Andre Jacobs

Venere nera

In streaming su Apple TV

vedi tutti

Gli africani erano oggetto dell'antropologia, non soggetto. La subivano e non la esercitavano. La misurazione dei loro crani e delle loro membra rientrava nell'antropologia fisica, mentre quella culturale si occupava principalmente dei loro costumi. Il fondatore di quest'ultima disciplina, più moderna, era Bronislaw Malinowski, un polacco di una Cracovia ancora austro-ungarica, che si era perso buona parte della Prima Guerra Mondiale perché nel periodo 1914-1918 viveva tra gli indigeni delle isole Trobriand nel Pacifico meridionale.

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Per recuperare storie Paul Nkwi, come antropologo, si serviva d'informatori. Per me è stato lui stesso un informatore. Ma di che tipo? Nkwi non si lasciava facilmente classificare o catalogare; qualsiasi etichetta («nativo dei Grassfields», «scienziato», «cattolico») gli andava stretta. Aveva conosciuto la cotta dei chierichetti, lo scamiciato dello nchindo, la toga nera con tocco dell'accademico.

Lui però ci trovava analogie. «In Africa veneriamo gli antenati. I cattolici pregano i santi. Che differenza c'è? Entrambi ci rivolgiamo alle anime di antenati defunti».

Lui personalmente trovava «antropologo» la meno restrittiva, ma non era sempre stato così. All'epoca della decolonizzazione, esattamente quando Paul Nkwi aveva optato per l'antropologia, la disciplina non godeva di buona fama. Nell'Africa degli anni Sessanta e Settanta un antropologo africano era considerato un mercenario che, al soldo dell'imperialismo, accelerava con le sue conoscenze lo sfruttamento economico del continente. Nkwi lo definiva un paradosso alla Comma 22. Se rimaneva fedele agli standard accademici, sarebbe stato guardato con sospetto nel nuovo Camerun indipendente. Se sceglieva per un'antropologia militante al servizio del progresso, nello spirito di un Jomo Kenyatta in Kenya, si sarebbe giocato il prestigio accademico.

Uno dei suoi maestri, il direttore di The American Anthropologist, era solito dirgli: «Ciò che è vero a Londra e Parigi lo è anche a Dakar e Nairobi». Nkwi diceva che si atteneva volentieri a quella massima, però il mondo non era costituito solo da fatti, ma anche dai rapporti tra i fatti, ed erano proprio i rapporti ad essere fuori squadra. Per esempio: il suo stipendio mensile a Yaoundué era inferiore al gettone giornaliero che riceveva per partecipare a un simposio o a un congresso in Europa o in America. E per riportare a casa quel cachet intatto, la sera cenava a base di cracker nella sua stanza d'albergo. Un dollaro a Londra o Parigi non erano lo stesso di un dollaro a Dakar o Nairobi.

Secondo Paul Nkwi l'antropologia in Africa doveva essere reinventata – dagli africani. Non era più possibile rifarsi al fondatore Bronislaw Malinowski: per formazione era un matematico e analizzava riti e abitudini in termini di utilità e funzione, era troppo limitativo. Enumerandoli sulle dita, Nkwi passò in rassegna gli antropologi che avevano fatto scuola. Radcliffe-Brown era più un biologo che un antropologo e vedeva le società come organismi viventi, mentre i suoi seguaci spiegavano l'evoluzione delle civiltà in termini puramente darwiniani. Poi c'era Claude Lévi-Strauss, il filosofo antropologo che aveva teorizzato tra l'altro il relativismo culturale. Secondo tale approccio antropologico, il mondo si presenta diverso se visto da Londra, Parigi, Dakar o Nairobi e, fatto cruciale, nessun punto di vista è superiore o inferiore a un altro. «Tutti gli uomini mangiano e bevono allo stesso modo, però cucinano in modo diverso», insegnava Nkwi. «Non si può dire: il mio fufu [polenta] è migliore del vostro stamppot [purè]. Sono solo i francesi che lo fanno, convinti che la loro cucina sia comunque superiore alle altre. In antropologia si chiama etnocentrismo».

Il Vaticano condannava la poligamia del fon, ma a Roma Nkwi non credeva ai suoi occhi quando aveva visto una coppia baciarsi davanti a lui su una panchina del parco, come se lui neanche esistesse. «Da voi si fa l'amore anche in macchina. Da noi invece sono tutte cose considerate sacre e private».

Il relativismo culturale permetteva agli antropologi di cavarsela quasi sempre, però c'erano dei limiti. Le culture erano tutt'altro che statiche, spesso si scontravano, e dal conflitto usciva un vincitore: a volte morale a volte fisico. Appena al di là della frontiera, in Nigeria, la setta islamica di Boko Haram compiva un attentato via l'altro contro le chiese e i fedeli. Le azioni e i fini di Boko Haram erano talmente deprecabili che secondo Nkwi non era possibile considerarli nell'ottica del relativismo culturale. Le idee di Lévi-Strauss cedevano di fronte alla pura barbarie; diventava inevitabile stabilire una certa gerarchia tra le forme di civiltà. Paul Nkwi preferiva il cristianesimo all'«aggressiva  religione maschilista islamica». E poi il vino rosso gli piaceva di più del vino di palma.

Recensione.  

Rilevanza: 2. Per te? No

The Master

  • Drammatico
  • USA
  • durata 138'

Titolo originale The Master

Regia di Paul Thomas Anderson

Con Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Laura Dern, Kevin J. O'Connor

The Master

In streaming su Now TV

vedi tutti

Ecco come parlano i predicatori, pensai. Ecco come vedono il mondo: leggono la realtà in maniera allegorica. Sono maestri nell'inventare parabole per suggerire legami che non necessariamente ci sono. Una guida spirituale è capace di ricondurre le esperienze personali alla sola e unica esperienza divina. Con qualche taglio e mettendo l'accento su cose diverse, innalza le piccole storie verso la grande.   

Recensione.  

Rilevanza: 4. Per te? No

Flying Padre - Il padre volante

  • Documentario
  • USA
  • durata 9'

Titolo originale Flying Padre

Regia di Stanley Kubrick

Con Fred Stadmueller, Bob Hite

Flying Padre - Il padre volante

Dean Yeoman sorvola in elicottero i Grassfields settentrionali. Sulla coda dell'apparecchio è scritto in lettere adesive HELIMISSION. Il pilota ha appena scaricato due evangelizzatori a un posto medico. Al ritorno passa sopra ai laghi Njupi e Nyos. Nonostante le nubi basse, si accorge che al Nyos c'è qualcosa di strano: l'acqua non è azzurra ma color ruggine. Il vicino Njupi invece non ha cambiato colore. Torna indietro con l'elicottero, effettua un altro giro, e vede che il livello dell'acqua è sceso di almeno un metro: sulle pareti di roccia corre una linea “come il segno lasciato dall'acqua sporca in un catino”.

Dean Yeoman si rivela uomo di poche parole: il rapporto che invierà in seguito al suo quartier generale a Trogen, in Svizzera, copre a stento due pagine: “Il Nyos si presenta come un'acqua morta cosparsa di macchie nere. Sulla superficie galleggiano i rami. La parete di roccia nell'angolo ovest del cratere è bianca invece che scura. Sui pendii giacciono animali morti. Vedo carcasse di bovini gonfie. Quando poi sorvolo il villaggio inizio a rendermi conto delle vere dimensioni della catastrofe. Distinguo centinaia di cadaveri. Che Gesù mi dia forza e saggezza”. 

Dall'alto Yeoman vede avanzare un fuoristrada bianco: la sola cosa che si muove in mezzo ai morti. Nel villaggio non si vede anima viva, eppure qualcuno guida un'auto. Yeoman tiene d'occhio il veicolo e quando lo vede fermarsi tra le vacche morte al mercato, e scendere una figura maschile, decide di atterrare.  

Rilevanza: 3. Per te? No

L'incubo di Darwin

  • Documentario
  • Austria, Bel, Francia, Can, Fin, Sve
  • durata 107'

Titolo originale Darwin's Nightmare

Regia di Hubert Sauper

L'incubo di Darwin

Andarono con le reti, chi vi ha detto che andarono con dei cesti?”

Balbetto di aver letto da qualche parte: baskets.

Portarono i cesti per metterci il pesce pescato, certo non per pescare. Chi mai pesca con i cesti?”  

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In una città cinese, in Africa,
una cometa è caduta in una zona disabitata.
Senti la distanza nel cammino tra le tue origini e il tuo destino.
Senti le profezie, i canti dei muezzin e delle tifoserie. 

Rilevanza: 4. Per te? No

We Come As Friends

  • Documentario
  • Austria, Francia
  • durata 110'

Titolo originale Entente Cordiale

Regia di Hubert Sauper

We Come As Friends

Quello che disturbava Bole Butake nell'approccio dei vulcanologi occidentali era il loro presupposto: cercavano una causa. Gli africani, diceva, cercano una ragione. “Noi ci poniamo altre domande. Paragonabili a quelle che si fa un inquirente: può essere stato un atto deliberato?”.

Feci notare che non era un modo di pensare tipicamente africano: la trama di ogni poliziesco [occidentale e orientale] si basa su atti criminali deliberati. Se il protagonista finisce sotto un'auto si tratta sempre di un tentativo d'omicidio commissionato da qualcuno spinto da un movente. Ma la realtà, dichiarai, in genere è più banale del cinema: perché allora quella tendenza a vedere complotti ovunque? Quel bisogno di motivare ogni evento non era forse solo un tentativo di ribellarsi al non senso dell'esistenza?

Bole obbiettò che la diffidenza non è una cattiva consigliera. 

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Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia. - W.Shakespeare

La Verità è più strana della Fantasia perché la Fantasia è costretta a attenersi al probabile, la Verità invece no. - M.Twain

Ci sono misteri e meraviglie a sufficienza nel mondo reale per andare a scomodare le follie del soprannaturale. - Joseph Conrad (La Linea d'Ombra)

Rilevanza: 1. Per te? No

Fata Morgana

  • Documentario
  • Germania
  • durata 78'

Titolo originale Fata Morgana

Regia di Werner Herzog

Fata Morgana

«Se parlando di quell'albero dico: “È una pietra!”, sono un bugiardo».

Non capivo l'obiezione. Mi sembrava assurdo prendere un albero per una pietra, ma non si trattava di quello. Non tutti vedono le cose allo stesso modo, era più o meno questo il concetto base della fenomenologia. Gli raccontai che stavo cercando di guardare le cose riprendendole da tre angolazioni diverse per poi zoomare sulla valle dei morti. La mia preoccupazione era l'interferenza che io stesso come rilevatore provocavo: una ricerca partecipativa influisce sul risultato. Trattando separatamente le tre storie ne creavo a mia volta una quarta.    

Rilevanza: 4. Per te? No

La soufrière

  • Documentario
  • Germania
  • durata 30'

Titolo originale La soufrière - Warten auf eine unausweichliche Katastrophe

Regia di Werner Herzog

La soufrière

Sigurðsson mi precedete nella sua biblioteca: due comode poltrone davanti a una libreria piena di libri sui vulcani. Non c'eravamo ancora seduti che l'occhio mi cadde sul dorso di un libro a nenache un braccio da noi: TAZIEFF – The Forbidden Volcano.

Ne ho parecchi altri suoi”, disse Sigurðsson compassato. “Qui colleziono arte. Alla cassa è appeso un poster del suo documentario sulla sua discesa nel Nyiragongo in attività. Espongo quello che era. Un cineasta”. 

Recensione.  

Rilevanza: 3. Per te? No

Cobra Verde

  • Avventura
  • Germania
  • durata 110'

Titolo originale Cobra Verde

Regia di Werner Herzog

Con Klaus Kinski, King Ampaw, José Lewgoy, Salvatore Basile

Cobra Verde

Un fucile in Africa ha lo stesso effetto di una cassetta per le offerte in Europa: se qualcuno te lo mette sotto al naso ti senti obbligato a dare qualcosa.  

Rilevanza: 4. Per te? No

Wodaabe - I pastori del sole

  • Documentario
  • Francia, Germania Ovest
  • durata 43'

Titolo originale Wodaabe - Die Hirten der Sonne. Nomaden am Südrand der Sahara

Regia di Werner Herzog

Con Werner Herzog

Wodaabe - I pastori del sole

Padre Fred lavora a stretto contatto con i fulani che hanno perso terra e bestiame e che, per la prima volta nella loro storia, grazie a lui e con lo stupore generale, si stanzializzano, in un terreno a pascolo dietro Wum. I fulani sono il gruppo etnico più inafferrabile del Camerun occidentale, sfuggono a qualsiasi statistica perché non si lasciano registrare. I loro bambini non vanno a scuola. E anche quando sono gravemente malati ricorrono raramente a un posto medico o a un ospedale. I fulani sono allergici alle autorità, con le quali normalmente hanno un unico contatto all'anno per la consegna di un certo numero di vitelli e vitelloni (la loro “tassa sul diritto di pascolo”) all'amministrazione del distretto di Wum.    

Recensione.

Rilevanza: 3. Per te? No

Echi da un regno oscuro

  • Documentario
  • Germania
  • durata 85'

Titolo originale Echos aus einem düsteren Reich

Regia di Werner Herzog

Con Michael Goldsmith, François Gibault, Augustine Assemat

Echi da un regno oscuro

«Quello che ho imparato alla scuola dei bianchi era scritto nei loro libri», spiegava Paul Nkwi. «Ma non mi hanno mai insegnato quello che dicono i nostri»

Paul Nkwi ha una missione: vuole smentire una delle convinzioni occidentali più radicate a proposito dell'Africa nera: che gli africani non abbiano una storia e che solo ora emergano dalle nebbie del mito. 

Rilevanza: 3. Per te? No

Little Dieter Needs to Fly

  • Documentario
  • Germania, Gran Bretagna, Francia
  • durata 80'

Titolo originale Little Dieter Needs to Fly

Regia di Werner Herzog

Con Dieter Dengler, Werner Herzog, Eugene Deatrick

Little Dieter Needs to Fly

Umaru Sule era scappato di casa a dodici anni: voleva andare a scuola, ma suo padre glielo proibiva. Poteva seguire solo le lezioni di corano, tutto il resto era fuori questione.

Un giorno passarono sopra di loro due elicotteri uno in fila all'altro. «Io e i miei fratelli scappammo», racconta Umaru in un filmato postato su YouTube. «Pensavamo che quelle cose venissero a ucciderci». Un fratello più grande gli disse che dentro c'erano degli uomini che sapevano esattamente come manovrare quelle gabbie di ferro nell'aria. Umaru concluse che quegli uomini dovevano aver imparato a farlo e per lui fu il colpo decisivo. Senza confidare a nessuno il suo piano, si mise un sacco in spalla e si avviò nella direzione in cui erano scomparsi gli elicotteri. Era la primavera del 1974. arrivò a Wum e si mise in cerca di una scuola. Nella prima che trovò era il momento della ricreazione, i bambini lo guardarono come se fosse storpio. «Avevano tutti un aspetto diverso dal mio», ricorda ancora. Era una scuola presbiteriana, ma il direttore accolse ugualmente quel bambino fulani islamico come un figliol prodigo.  

Rilevanza: 2. Per te? No

The Limits of Control

  • Giallo
  • USA
  • durata 116'

Titolo originale The Limits of Control

Regia di Jim Jarmusch

Con Tilda Swinton, Bill Murray, Gael García Bernal, John Hurt, Paz de la Huerta

The Limits of Control

Umaru Sule aveva salvato la vita al padre portandolo fino alla Ringroad. Dopo un viaggio infernale sul motore di un okada, era riuscito ad affidarlo all'ospedale di Wum. Mullam Sule era arrivato esausto, ma aveva ripreso presto le forze. […]

Con i suoi sei anni di scuola primaria, Umaru è una rarità: un fulani che oltre al fulfulde e al pigdin parla anche l'inglese vero. È un interprete e un mediatore indispensabile.

Tamponate le situazioni più urgenti, Umaru ottiene un contratto di collaborazione con […] un'organizzazione con sede nell'Arkansas che assiste gli allevatori del terzo mondo. Umaru […] sale a bordo di un aereo e attraversa un quarto di pianeta. Dall'altra parte dell'oceano, però, subisce uno choc culturale che non supererà per tutta un'estate. […] L'eccezionale serie di vittorie dei Leoni Indomabili, la nazionale di calcio del Camerun che, trascinata da Roger Milla, arriva fino ai quarti di finale della Coppa del Mondo, lo lascia indifferente. Lui è un fulani, a stento camerunense. Secondo lui non si tratta neanche di nostalgia; dipende, si renderà conto più tardi, dalla freddezza dei rapporti umani, per lui insopportabile. Tutti gli americani con cui ha a che fare sono gentili, ma nessuno lo tocca. 

Recensione

Rilevanza: 3. Per te? No

La sorgente dell'amore

  • Commedia
  • Belgio, Italia, Francia
  • durata 136'

Titolo originale La source des femmes

Regia di Radu Mihaileanu

Con Hafsia Herzi, Leïla Bekhti, Zinedine Soualem, Sabrina Ouazani, Malek Akhmiss

La sorgente dell'amore

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Da “Lake God” di Bole Butake.

Per muovere l'inerte fon all'azione – deve onorare i costumi della sua gente e fermare il caos portato dai tempi nuovi – le donne dei fibuen usano un metodo coercitivo antichissimo e di collaudata efficacia. Su esempio di Lisistrata che, nell'omonima commedia greca, voleva così porre fine alla guerra del Peloponneso, decidono uno sciopero del sesso.

Yensi: “Non ho parole per esprimere la mia felicità. Il mio volto non sa esprimere la gioia del mio cuore. Ma dobbiamo essere una donna sola. Alcune di noi sono appena sposate, il loro ventre è in calore. Alcune non sapranno reprimere la compassione. Altre cederanno alle minacce di violenza. È per questo che abbiamo costruito un rifugio, la Casa del Fibuen. Cercatevi riparo se non osate dire in faccia al vostro uomo che è un imbelle e che può sprofondare nella sua merda”.  

Recensione.  

Rilevanza: 3. Per te? No

Post Tenebras Lux

  • Drammatico
  • Messico, Francia, Paesi Bassi
  • durata 100'

Titolo originale Post Tenebras Lux

Regia di Carlos Reygadas

Con Adolfo Jimenez, Natalia Acevedo, Willebaldo Torres, Eleazar Reygadas, Rut Reygadas

Post Tenebras Lux

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Dove deve andare?”, chiese il proprietario.

Al convento di Bafmeng”, risposi per non suscitare un'inutile diffidenza.

Il viso gli si increspò in un sorrisetto. “I see”, disse. “You want to visit the Angry Lake”.

Non solo mi aveva scoperto, ma aveva detto Angry Lake.

È così che ora viene chiamato il lago Nyos?”

A quanto pare”.

Ero perplesso. Evidentemente Lake Lwi, il lago buono, nel 1986 aveva cambiato nome in Lake Nyos e ora, un quarto di secolo dopo, era diventato il lago cattivo. Ogni nome si era sostituito al precedente, il che sembrava indicare un nuovo mito: la storia del Lago Cattivo. Un mutamento di nome indicava in definitiva anche un mutamento di stato. Con la nostra scelta di parole, perché è così che è cominciato, abbiamo dato nuova forma alla natura e battezzato il risultato «cultura». La sera del 21 agosto 1986 il lago buono colpisce senza pietà, getta la maschera e mostra il suo vero volto: quello di Angry Lake.  

Recensione.

Rilevanza: 2. Per te? No

Il leone del deserto

  • Guerra
  • Libia, USA
  • durata 173'

Titolo originale Lion of the Desert

Regia di Moustapha Akkad

Con Anthony Quinn, Oliver Reed, Rod Steiger, John Gielgud, Irene Papas

Il leone del deserto

"Il divieto di rappresentazione è durato dieci anni. Ma quando è stato tolto, non mi riguardava più." - Bole Butake  

Rilevanza: 1. Per te? No

La perdita dell'innocenza

  • Drammatico
  • USA
  • durata 106'

Titolo originale The Loss of Sexual Innocence

Regia di Mike Figgis

Con Julian Sands, Saffron Burrows, Stefano Dionisi, Kelly Macdonald

La perdita dell'innocenza

Come autore di teatro, spiegò [Bole Butake], sarebbe sempre stato grato ai missionari bianchi per avergli fornito un libro di storie eccezionale. “La mia preferita è quella della creazione di Eva da una costola di Adamo. La costola! Ma come ha fatto a venirgli in mente!”.  

Rilevanza: 1. Per te? No

Bowling a Columbine

  • Documentario
  • USA
  • durata 123'

Titolo originale Bowling for Columbine

Regia di Michael Moore

Bowling a Columbine

Il 19 aprile 1995, la facciata dell'edifico federale di nove piani Alfred Murrah di Oklahoma City fu ridotta in macerie. Quell'attentato contro lo Stato (dallo stesso terreno di coltura della paranoia bianca) con le sue 168 vittime era stato il più sanguinoso della storia americana prima dell'11 settembre. OKBOMB, come è chiamato nei dossier dell'F.B.I., fu perpetrato con un camion carico di nitrato d'ammonio, NH4NO3, un sale che si forma dalla combinazione di ammoniaca e acido nitrico. I contadini lo spargono in granuli nei campi, i terroristi lo compattano per trasformarlo in esplosivo.

A chi fosse venuta l'idea non si sa, ma qualcuno, un americano, mise in contatto Umaru Sule, in quanto sopravvissuto del Nyos, con alcuni sopravvissuti all'attentato di Oklahoma City. L'incontro organizzato tra lui e una bibliotecaria scampata per un pelo all'esplosione, si trasformò in un gemellaggio tematico-terapeutico tra Nyos e Oklahoma. Quale fosse esattamente il legame con la calamità che un decennio prima aveva annientato la vita di una valle dell'Africa occidentale, per la maggior parte degli estranei resta un mistero. Ma gli abitanti di Oklahoma nel racconto della valle del Nyos riconobbero quello della loro città. Non importava che praticamente tutti gli elementi e le circostanze fossero diversi, vedevano solo le analogie: la perdita di vite umane, la paura, e la questione di come affrontarle.

[…] “Le due catastrofi sono diverse”, dichiarò Umaru. “Ma il dolore dei famigliari è lo stesso”.

[…] Un piccolo seme della storia della valle del Nyos [...] aveva trasvolato l'oceano con Umaru Sule ed era atterrato in un giardinetto ben curato degli Stati Uniti d'America, dove avrebbe messo radici. 

Rilevanza: 2. Per te? No

FlashForward

  • Serie TV
  • USA
  • 1 stagione 22 episodi

Titolo originale FlashForward

Con Joseph Fiennes, Sonya Walger, Peyton List, John Cho, Jack Davenport, Courtney B. Vance

Tag Fantascienza, Storia corale, Cospirazioni, Mistero, USA, Vari

FlashForward

Mentre in questi anni la CamFilm Productions con la sinossi del film “Lake Gold” ha bussato (finora invano) a molte porte per raccogliere i finanziamenti necessari alla realizzazione, gli sceneggiatori di ABC Television [da un soggetto di Robert J. Sawyer - Ndr] hanno rielaborato la vicenda della valle del Nyos nella serie-tv fantascientifica “FlashForward”, nella categoria intrattenimento. Il Camerun, che l'americano medio non sa dove sia, è stato sostituito dalla Somalia, e il 1986 è diventato il 1991. Nel 14° ep. della serie, trasmessa in U.S.A. nel 2009/2010, c'è un riferimento inequivocabile alla vicenda del Nyos: in una sperduta savana africana un gruppo di fisici, privi di scrupoli quanto geniali, conduce un esperimento su una tribù di pastori. Esposti ai fasci energetici di un acceleratore di particelle, muoiono all'istante sul posto insieme alle capre e ai cammelli.

https://www.nytimes.com/interactive/2017/05/14/upshot/if-americans-can-find-north-korea-on-a-map-theyre-more-likely-to-prefer-diplomacy.html

Rilevanza: 1. Per te? No

Appunti per un'Orestiade africana

  • Documentario
  • Italia
  • durata 63'

Regia di Pier Paolo Pasolini

Con Attori non professionisti

Appunti per un'Orestiade africana

Il siciliano Evemero fu un mitografo e disvelatore di miti alla corte di re Cassandro di Macedonia, nel IV secolo avanti Cristo. Può darsi che non provenisse da Messina, in Sicilia, ma da Messene nel Peloponneso. Nel qual caso non sarebbe siciliano [umorismo olandese - NdR].

I miti, secondo Evemero, sono i racconti di imprese eccezionali compiute da esseri umani che, grazie a tali racconti, assumono uno status divino. Tutti gli dèi sarebbero in origine dei comuni mortali che hanno poi acquisito l'immortalità per attribuzione. Invertendo il ragionamento ogni racconto mitico è riconducibile alla paura della morte, alla coscienza della finitezza dell'esistenza, un destino a cui l'uomo tenta ingegnosamente di sfuggire: sorretto dalla corrente ascensionale della sua immaginazione inventa storie che trascendono la morte. I miti.

Attualmente in antropologia “evemerismo” indica la spoliazione di un mito dai suoi orpelli per individuare il nucleo di fatti concreti che ne è alla base. Resta però il fatto che un mito, anche spogliato, mantiene sempre un che di inspiegabile.

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Bronislaw Malinowski analizzava la nascita dei racconti fantastici in termini di utilità. Quale vantaggio poteva venire da una allucinazione?

In periodi di crisi”, scrive Malinowski, “i miti possono offrire una via d'uscita attraverso il soprannaturale”.

Un mito non spiega”, afferma Malinowski, “e non soddisfa la curiosità. Un mito giustifica”. 

Rilevanza: 3. Per te? No

El Abrazo de la Serpiente

  • Avventura
  • Colombia, Venezuela, Argentina
  • durata 125'

Titolo originale El Abrazo de la Serpiente

Regia di Ciro Guerra

Con Brionne Davis, Jan Bijvoet, Luigi Sciamanna, Nilbio Torres, Antonio Bolivar

El Abrazo de la Serpiente

In streaming su Amazon Prime Video

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Africa e SudAmerica, un tempo, erano un'altra cosa: la stessa.

Rilevanza: 1. Per te? No

L'ultimo re di Scozia

  • Biografico
  • USA
  • durata 121'

Titolo originale The Last King of Scotland

Regia di Kevin Macdonald

Con Forest Whitaker, James McAvoy, Kerry Washington, Gillian Anderson, Simon McBurney

L'ultimo re di Scozia

In streaming su Disney Plus

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The Interpreter

  • Thriller
  • Gran Bretagna, USA, Francia
  • durata 128'

Titolo originale The Interpreter

Regia di Sydney Pollack

Con Nicole Kidman, Sean Penn, Catherine Keener, Jesper Christensen, Yvan Attal

The Interpreter

In streaming su Apple TV

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Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Black Earth Rising

  • Serie TV
  • Gran Bretagna
  • 1 stagione 8 episodi

Titolo originale Black Earth Rising

Con Hugo Blick, Michaela Coel, Noma Dumezweni, Lucian Msamati, Tamara Tunie

Tag Drammatico, Femminile, Crimini, Storia, Varie, Anni duemiladieci

Black Earth Rising

In streaming su Netflix

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Coltan.

 

Recensione.

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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