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The Consultant

1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie

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La recensione su The Consultant

di mck
6 stelle

Amazon Store/WareHouse Experiment.

 

Parlando dell’ultima stagione di “Servant” mi chiedevo a chi fosse da attribuire la colpa maggiore per il magro risultato ottenuto e già ben preventivabile sin dopo e pure durante la prima: se al suo creatore Tony Basgallop o se alla Shyamalan Crew/Family. Assistere a “the Consultant” (ovvero “Compliance” + “Severance”, col risultato ch’è minore non solo, ovviamente, della somma delle singole parti, ma anche della metà del primo addendo e di un quarto del secondo) ha fornito alcune prove: essendo creata ed interamente sceneggiata da Basgallop adattando l’omonimo libro di Bentley Little (ho leggiucchiato le prime pagine in anteprima disponibili su Amazon/IBS e mi è subito venuta voglia di comprare il Meridiano su Moccia per rifarmi gli occhi) e priva di qualsiasi apporto da parte di Shyamalan padre e figlia, la mia parziale conclusione è che le colpe vadano equamente divise a parimerito fra i tre, con le attenuanti generiche applicate a Basgallop per aver - successivamente, quindi nel caso in questione - tratto qualcosa di fruibile dal romanzo di partenza, a M. Night per i capolavori passati e le buone prove recenti e a Ishana perché si sta facendo le ossa, come qui Regus “Faust in versione schema Ponzi” Patoff (acronimo di Registered at the United States Patent Office) un aurum-scheletro nuovo chiesto al Diavolo o al Genio della Lampada.

 

Siccome, applicando un minimo di grano salis, non era lecito aspettarsi alcun tipo di critica seria al mercato del lavoro da parte di questa co-produzione Amazon (ma non perché in quanto Amazon, bensì per via semplicemente delle anticipazioni narrative e tecnico-artistiche messe a disposizione dello spettatore), trovo abbastanza irritanti le recensioni negative che si lamentano del fatto che “non ci sono focus sui punti critici” chiedendosi se “è veramente una serie sul lavoro?”, perché no, Sangiorgio, no, “the Consultant” è la versione fantasy-thriller-patinata di “SuperStore” (Spitzer, 2015-2021), che al confronto è (seriamente) una degna postilla a “Das Kapital”; ma tutta la recensione dell’attuale direttore di FilmTV stregato da “Servant” è un vano tentativo di salvare capra e cavoli, ovvero stroncare “the Consultant”, una serie meramente quasi sufficiente, elogiando “Servant”, una serie meramente quasi sufficiente; quando poi scrive “dal testo letterario sono stati espunti la maggior parte dei sistemi di controllo sui lavoratori attuati da Patoff, sistemi che potrebbero richiamare Amazon stessa e le pratiche del “bezosismo”: ovvero un «mix di sorveglianza, misurazione, trucchi psicologici, obiettivi, incentivi, slogan», cose con cui il libro in differente misura si confronta, e che qui sono edulcorate, alienate, accettate in una progressione drammatica inesorabile, asettica con brio, come una forma capitalistica da manuale” vien da chiedersi se abbia letto almeno una porzione del romanzo e se abbia completato l’audio-visione della serie e da contrapporgli il fatto che se - com’è vero - le pratiche del bezosismo sono in parte non solo accettate dai personaggi della serie, ma pure portate alle estreme conseguenze grottesco-parossistiche, questa allora non è altro che (nei limiti del caso e contestualizzando il tutto) una critica adulta, cinica e realista al bezosimo e ad Homo s. sapiens, dallo Stanford Prison Experiment di Philip Zimbardo in su e in giù.

 

 

Christoph Waltz (Inglourious Basterds, Carnage, Django Unchained, the Zero Theorem, DownSizing, Rifkin’s Festival, the French Dispatch, Dead for a Dollar) giganteggia e gigioneggia, e al suo fianco tanto i co-protagonisti Nat Wolff (“In Dubious Battle”) e Brittany O’Grady (“the White Lotus: Hawaii”) quanto la comprimaria Aimee Carrero (“the Menu”) non scompaiono del tutto. Piccola parte per il grande Juan Carlos Cantu (“Better Call Saul”).

Musiche, come sempre sopra alla media, di Jeff Russo (Fargo, Legion, Lucy in the Sky), e un buon uso della “(You're the) Devil in Disguise” (B.Giant, B.Baum, F.Kaye) di Elvis Presley.

 

 

Comunque l’insufficienza (aka l’inutilità) non è piena grazie alla versione di My Way operata da Christoph Waltz: irresistibilmente divertente, tant’è che pure lui non ce la fa a portarla a termine perché si mette a ridere: buona la prima! E speriamo non ve ne sia una seconda, di stagione.

 

 

**¾ - *** (5.75)   

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