2 stagioni - 12 episodi vedi scheda serie
The bad guy palesa fin dal titolo il tributo a Breaking Bad. Nel complesso l'operazione è riuscita, perché gli autori hanno saggiamente deciso di non scimmiottare l'originale americano (che è oggettivamente inarrivabile), bensì di "tradurlo" in salsa italiana (rectius: siciliana), dove la tragedia è sempre pronta a mutarsi in farsa. Voto: 8+
Finalmente un prodotto italiano in grado di competere con le serie TV internazionali!
The bad guy palesa fin dal titolo il tributo a Breaking Bad, che è certamente fra le migliori serie TV di sempre (per alcuni, la migliore in assoluto). Oltre al soggetto sovrapponibile (in entrambe, il protagonista da "buono" diventa "cattivo", come reazione alle ingiustizie subite), ancora più evidente è l'analogia di certe scelte di montaggio: spesso c'è un elemento di raccordo che accompagna lo spettatore nel cambio di scena (una melodia musicale, un dettaglio dell'arredamento, etc.); così come l'artificio narrativo di mostrare in anticipo alcune scene in apparenza slegate dalla trama (la liberazione di una tartaruga, una coppia "montessoriana" alle prese coi capricci della figlia...), che sveleranno il proprio significato più profondo solo nelle puntate successive.
Nel complesso, l'operazione è riuscita, almeno per quanto riguarda la prima stagione. Infatti, gli autori hanno saggiamente deciso di non scimiottare l'originale americano (che è oggettivamente inarrivabile), bensì di "tradurlo" in salsa italiana (rectius: siciliana), dove la tragedia è sempre pronta a mutarsi in farsa. Beninteso, non ci sono sconti sulla violenza, che anzi viene esibita nelle sue forme più truculente, forse in eccesso. Ma, siccome la Sicilia non è il New Mexico, il sentimento generale che accompagna lo spettatore è più spesso un'impressione di meschinità generale.
"Però la serie ha anche dei difetti", come amano ripetere di sé i vari personaggi. Ad esempio, alcune scelte di trama sono palesi forzature necessarie a far procedere la storia (ex multis, la richiesta del pizzo ad Amazon o l'improvvisa conversione religiosa di un killer spietato). In altre occasioni, alcuni comprimari vengono presentati in modo così caricaturale da perdere ogni credibilità; è il caso, ad esempio, del Commissario Straordinario al Ponte sullo Stretto (alzi la mano chi non ha pensato all'ing. Cane!), tanto più che viene interpretato da Marco Ripoldi, che tutti conoscono come "l'elettore di Bersani" del Terzo Segreto di Satira.
Ho apprezzato la scelta coraggiosa di recitare ampi spezzoni di dialoghi in dialetto siciliano (coi sottotitoli, ovviamente): a mio avviso, sono le sequenze più riuscite. Tuttavia, sarebbe stato opportuno esentare tutti gli attori non siciliani, perché, pur essendo bravi a recitare in dialetto, quando tornano a esprimersi in italiano la loro cadenza sarda o romana o veneta stride tantissimo.
E adesso, speriamo solo di non restare delusi dalla seconda stagione.
Voto: 8+
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