2 stagioni - 9 episodi vedi scheda serie
Un concetto inaspettatamente intrigante che viene accantonato fin troppo presto per esplorare invece situazioni molto più lineari e già rodate, standardizzando un prodotto che sceglie la via più facile invece di osare per davvero.
Questo, stringendo molto, potrebbe essere il commento finale alla nuova serie prodotta per i tipi di Amazon Prime.
The Terminal List inizialmente si propone infatti di esplorare in modo intrigante la paranoia che accompagna il ritorno a casa del soldato dal fronte mettendone in discussione la lucidità mentale e/o i ricordi di guerra per imbastire un perfetto thrilling di scottante attualità ma tradendo presto tali intenzioni (sempre che ci siano state davvero) per rintanarsi invece nei temi ben più confortevoli (e lucrosi?) di un più banale action a tema vendicativo (Liam Neeson dove sei?)
La serie creata da David DiGilio (Traveler) é l’adattamento dell’omonimo best-seller, il primo di cinque romanzi, a partire dal 2016, sul personaggio del Com. James Reece, scritto da Jack Carr, ex tiratore scelto dei Navy Seals, e tradotto in una serie di otto episodi che vede, tra i produttori esecutivi, oltre allo stesso David DiGilio anche il regista Antoine Fuqua (Training Day, King Arthur, Attacco al Potere, The Equalizer), autore anche del Pilot, e il protagonista Chris Pratt, celebre per la sua appartenenza al MCU e come protagonista di Jurassic World, che ha già collaborato con Fuqua in I Magnifici Sette.
La trama, costruita inizialmente con molta (eccessiva?) calma, mostra un quadro paranoico figlia di un’evidente sindrome da stress post traumatico del protagonista a cui riesce difficile distinguere ciò che é davvero successo e ciò che é la realtà, confondendo eventi passati e recenti e che si riflettono sulle vicende del presente creando un clima di dubbio persistente a un ordito narrativo intrigante e misterioso.
Ma ben presto la storia vira visibilmente verso un racconto di violenza e vendetta, quasi ogni dubbio viene fugato nel giro di pochi episodi trasformando la serie in un classico viaggio a tappe (forzate) di scoperta e punizione dei colpevoli fino allo scontato regolamento di conti finale.
E in quest’ottica la serie funziona (abbastanza) bene, grazie a una fotografia cupissima opera di Armando Salas e al montaggio serrato di Scott Turner che contribuiscono alla (buona) riuscite delle moltissime sequenze d’azione.
Il materiale di partenza mostra inoltre una serie di contatti a un’ideologia di fondo filo conservatore (il creatore del romanzo Jack Carr ha simpatie Repubblicane) che lo show, prodotto hollywoodiano e quindi Democratico, cerca maldestramente di nascondere o, quanto meno, di edulcorare (magari verso lidi e valori più Democratici) ma, nonostante tutto, la posizione politica “iniziale” del progetto rimane comunque facilmente percepibile anche dallo spettatore medio.
Aspetto che in America é stato fortemente criticato proprio dalla stampa specialistica che ha demolito la serie,
In questo senso la scelta di Chris Pratt come protagonista potrebbe essersi rivelata come un’arma a doppio taglio, soprattutto per la recente campagna social piuttosto aggressiva contro la sua presunta appartenenza, da sempre negata dall’attore, a una Chiesa oltranzista americana (accusa anche questa tutta da dimostrare),ma anche perché troppo legato a personaggi positivi con il rischio che il pubblico rimanga invece spiazzato davanti a un personaggio così borderline.
Nonostante la buona prova dell’attore ,plausibilissimo nel restituirci un soldato efficacissimo e abituato a non lasciarsi coinvolgere emotivamente durante le missioni, l’assenza quasi totale di emotività nel personaggio, certamente voluta per rendere verosimile una sua eventuale responsabilità su quanto successo alla famiglia ma un volta suffragata tale eventualità (cosa che avviene abbastanza presto) rende quasi impossibile per lo spettatore legarsi emozionalmente a quanto gli succede sullo schermo, creando un forte distacco tra il protagonista e lo spettatore.
Nel cast troviamo anche Costance Wu, Taylor Kitsch, Jeanne Tripplehorn, Jay Courtney, Riley Keough, Tyner Rushing, J.D. Pardo, Sean Gunn, Nick Chinlund e Lamonica Garrett.
VOTO: 5,5
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