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Il villaggio dei dannati - The Midwich Cuckoos

1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie

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La recensione su Il villaggio dei dannati - The Midwich Cuckoos

di mck
4 stelle

John Wyndham, Wolf Rilla e John Carpenter. Punto. (Il fatto è che quando inizio qualcosa eccetera eccetera.)

 

È davvero difficile trovare una ragione d’essere e men che meno un senso pur anche solo vagamente “artistici” che possano emergere dal brutto adattamento, con insipida realizzazione annessa e connessa, di “the Midwich Cuckoos” (“i Cuculi di Midwich”), il seminale romanzo che John Wyndham (autore di “the Day of the Triffids”) pubblicò nel 1957 e che già venne trasposto - sul grande schermo, col titolo di “Village of the Damned” - un paio di volte, la prima per mano di Wolf Rilla, nel 1960 (lungometraggio che ebbe un “sequel tematico apocrifo” nel 1964, “Children of the Damned”), e la seconda col remake cantierizzato da John Carpenter, nel 1995: qui invece c’è David Farr (il pallido “the Night Manager” e “Hanna”, il film e le 3 annate derivate) dietro all’operazione per Sky Max (che no, non è proprio la BBC) nei panni di creatore, showrunner e sceneggiatore principale (mentre le regìe dei 7 ep. sono di Alice Troughton, Jennifer Perrott e Börkur Sigþórsson), e il risultato è un mezzo disastro (vale a dire che non riesce nemmeno ad essere un disastro completo), incominciando dal finale di stagione (o, si auspica, di serie) che non è né integralmente conclusivo né compiutamente aperto, ovvero è una non-conclusione indefinita (è un modo per salvarsi in corner dovendo chiudere senza avere la certezza del rinnovo).

 

Iconico, rimane riproposto il momento in cui si saggia il perimetro invisibile dell'azione stordente della forza sconosciuta inviando degli esploratori nella Zona legati con una corda in modo da poterli recuperare una volta svenuti.

 


E no, il cast, fra alti e bassi, non basta e non aiuta: Keeley Hawes (psicologa, nonna di Evie), Max Beesley (capo della polizia del posto), Aisling Loftus & Ukweli Roach (coppia trasferitasi da poco in paese e genitori di Hannah), Lara Rossi (cognata del capo della polizia del posto), Synnove Karlsen (figlia della psicologa e madre di Evie), Cherrelle Skeete (MI5), Samuel West (MI6: i russi le cose le "risolvono" a modo loro) e Hannah Tointon & Lewis Reeves (coppia di genitori del posto). Più gl’irritanti bimbiminkia (Disaster Girl è d'un'altra razza, per dire) capitanati da Scarlett Leigh (Hannah bambina) & Georgia Thorne (Hannah ragazzina) e Indica Watson (Evie ragazzina). Musiche di Hannah Peel (“Kiss Me First”), che qui si esibisce in "Cuckoo" (sui titoli di coda) di Benjamin Britten (già facente parte della colonna sonora di "MoonRise KingDome" di Wes Anderson in una versione riarrangiata da Alexander Desplat): "In April, I open my bill / In May, I sing night and day / In June, I change my tune / In July, far far I fly / In August, away I must...".

* * ¼ 

Da parte mia, una scusante per aver assistito a ‘sta roba è l’aver amato a suo tempo tanto il romanzo [pubblicato e ripubblicato più volte negli anni, sino in tempi recentissimi, nelle collane di Urania e negli Oscar/Massimi mondadoriani con la traduzione di Giorgio Monicelli (fratello di Mario, e utilizzando Severi, il cognome materno, come pseudonimo) e le copertine di Karel Thole; da notare, riportata nell'immagine qua sotto relativa alla ristampa del '68, la splendida presentazione in quarta di copertina, non so se scritta dallo stesso Monicelli, da Fruttero & Lucentini o da chi altri] quanto i due film. Invece non ho giustificazioni da accampare rispetto all’aver proseguito nella pratica sadomasochistica di portare a termine l’impresa oltre il giro di bo(i)a, a parte il fatto che - senza contare ovviamente i casi di emesi spinta - quando inizio una cosa eccetera eccetera.
Approfitto però dell’occasione per fare una cosa bella, buona e giusta: segnalare l’imminente uscita, per i tipi della Elara del recentemente scomparso Ugo Malaguti, nella nuova traduzione - per la prima volta integrale - di Armando Corridore, del romanzo di John Wyndham, addirittura in 3 versioni: la prima, celebrativa, illustrata e con un saggio di Luigi Cozzi, in cartonato similpelle con impressioni in oro e sovraccoperta e rilegato in filo refe con capitelli, le altre due - con copertine differenti: regolare (come la rilegata) e variante - in brossura con alette (i tre volumi sono già prenotabili da un po’ direttamente sul sito dell’editore).

 


Nota. Per quanto concerne le invasioni xeno-aliene c’è da segnalare il fatto che ad un certo punto, in una sequenza girata in un piccolo parchetto pubblico londinese (così come oramai accade anche qui nell’alto milanese, bassa europa), un paio di scoiattoli grigi (Sciurus carolinensis), che come si evince dal nome scientifico/latino sono specie alloctona - esportata e introdotta dall’essere umano per scopi ornamentali come animali da compagnia e poi ovviamente sfuggita alla cattività proliferando in giro - rispetto all’Europa, essendo originaria per l’appunto del Nord America orientale, scorrazzano in libertà oramai più che ben ambientati, tutti impegnati ad occupare le nicchie ecologiche dello scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris), cui non resta che abbozzare.

Altri cuculiformi: “Vivarium”.
Altri parti sincronizzati: “Station Eleven”.        

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