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Hunters

2 stagioni - 20 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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La recensione su Hunters

di Luxmania
6 stelle

Negli anni ’70 un ristretto gruppo di persone, capitanate e finanziate dal milionario ebreo Meyer Offeman (Al Pacino), si dedica a una singolare attività: dare la caccia ai nazisti che, sotto mentite spoglie, vivono negli Stati Uniti conducendo un’esistenza tranquilla e felice, completamente “ripuliti” dagli orrendi crimini di cui si sono macchiati nei campi di concentramento. Sopravvissuto al lager, Meyer brama la sua vendetta, ritenendo che sia giusto scovare i suoi aguzzini e infliggere loro la punizione che gli spetta. Come detto, in questa operazione è affiancato da alcuni personaggi, tutti con caratteristiche particolari e non necessariamente di fede ebraica, a cui ben presto si aggiunge Jonah (Logan Lerman), un giovane scaraventato in questo mondo di vendette in seguito all’omicidio di sua nonna (anch’essa sopravvissuta ad Auschwitz e sentimantalmente legata a Meyer).

Durante la visione delle prime puntate di Hunters viene spontaneo schierarsi dalla parte del gruppo di “vendicatori” – ben presto paragonato da Jonah, grande appassionato di fumetti, agli X-Men – ma piano, piano i loro metodi, le loro torture e le loro uccisioni a sangue freddo ci portano a chiederci se ripagare i violenti con la stessa dose di violenza sia il modo corretto di fare giustizia. Questo è un po’ l’interrogativo di fondo che vuole dare un certo spessore alla storia, espediente riuscito solo in parte…

Ben presto, infatti, la trama apre nuovi scenari e qui le cose per Hunters cominciano a complicarsi, perché tra cospirazioni governative, gruppi che puntano a creare il Quarto Reich e virus letali pensati per sterminare gli strati più poveri della popolazione, la serie si discosta eccessivamente dal filo conduttore della vendetta e perde buona parte della sua credibilità. A questo contribuiscono anche alcuni personaggi in parte troppo stereotipati (i nazisti sono tutti super cattivi, capaci di qualunque efferatezza e insensibili al senso di colpa) e altri appena abbozzati (come gli altri membri del team, tutti molto peculiari ma il cui background viene solo accennato).

Quello che è assolutamente da lodare della serie TV firmata Amazon è sia la ricostruzione del periodo storico – gli anni ’70 – per quanto riguarda scenografia, costumi e ambientazioni, sia certe scelte di regia, come l’inserimento di filmati volutamente surreali e ironici per spiegare determinate situazioni (su tutte il quiz a premi sul perché tutti odino gli ebrei) o le scritte a tutto schermo con i luoghi in cui si svolgono le scene. Questi espedienti, più presenti nei primi episodi, si alternano ai crudi flashback della vita nei campi di concentramento e creano momenti in cui si passa dall’essere atterriti al ridere di gusto.

Non è semplice giudicare Hunters, indubbiamente è realizzato benissimo e con grande investimento di risorse, le prime puntate sono molto coinvolgenti e le vicende narrate spingono a parteggiare per i “cacciatori” ma allo stesso tempo a criticare la violenza con cui si fanno giustizia. Puntata dopo puntata (tra l’altro ognuna supera abbondantemente l’ora di durata, il che contribuisce a creare qualche eccessivo calo di ritmo) la carne al fuoco diventa troppa, gli espedienti narrativi si fanno sempre meno credibili e gli episodi finali non mantengono le premesse dei primi, con un susseguirsi di colpi di scena in parte prevedibili e in parte eccessivi.

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