Va bene, erano solo novanta le sale in Italia per As bestas, il nuovo film di Rodrigo Sorogoyen che ha letteralmente sfondato a livello di publico, critica e box office in Spagna. Novanta sale non sono sufficienti per fare grandi numeri ma non sono neanche poche, sono un numero che garantisce comunque una certa visibilità che può tranquillamente permettere ad un film, se adeguatamente supportato, di coltivare un discreto successo come ad esempio è accaduto a Stranizza d'amuri di Fiorello, partito anch'esso con lo stesso numero di schermi. Eppure il bellissimo film di Sorogoyen, dopo essersi mantenuto su una media discreta nel primo weekend, ha già perso il 40% degli schermi iniziali e quindi da oggi è visibile solo in 50 sale. Un piano inclinato che non promette nulla di buono.
As bestas, che in Spagna è stato visto da quasi 900.000 spettatori non ha alcuna specificità a parte il paese di produzione. Si svolge in una comunità montana che potrebbe essere una qualsiasi comunità degli appennini italiani (vedi ad esempio Il vento fa il suo giro), sta regolarmente circolando doppiato (ammesso che la eventuale assenza di doppiaggio possa essere ancora considerata un freno) e, soprattutto, affronta un tema universale: la primitiva sfiducia tra gli esseri umani. Sfiducia che diventa discordia e sfocia in tragedia. Una triade narrativa che funziona sempre benissimo.
As bestas, infatti, parla semplicemente di come gli uomini - sebbene siano, teoricamente, dotati di intelletto e strumenti per comunicare - riescano sempre a far prevalere la propria componente primitiva non capendo una cippa, inanellando una serie infinita di scelte sbagliate a causa delle quali riescono a farsi un sacco di male a vicenda. Fino ad estinguersi, presumibilmente. Niente di specifico quindi. Nulla che possa essere di esclusiva comprensione del pubblico spagnolo e che a noi italiani possa risultare in qualche modo estraneo. As bestas è, potrebbe essere, un film che va bene per tutti gli sguardi, a qualsiasi latitudine e per tutti i palati.
Perché, sebbene Rodrigo Sorogoyen debba essere considerato un Autore a tutti gli effetti, il suo cinema non ha quasi nulla di veramente ostico, la sua autorialità è sempre anche muscolare non esclusivo esercizio intellettuale. Rodrigo Sorogoyen attacca, infatti, il suo nuovo film con ipnotiche immagini di uomini che inseguono e cercano di immobilizzare a mani nude dei magnifici cavalli. Si tratta de la Rapa Das Bestas, una tradizionale lotta, che ancora resiste con la forma di una festa annuale in Galizia, che prevede la cattura, da parte degli Aloitadores, di cavalli di pura razza galiziana, con il fine di tagliargli la criniera, liberarli dai parassiti e marchiarli, per permettergli di cavalcare liberi ma omologati. Una lotta atavica, fisica, tellurica che mette subito in chiaro l'aspetto ideologico del film ma lo fa privilegiando l'azione, dando il via ad una guerra di posizione e trincea che mette in evidenza il conflitto tra due diverse maniere di vedere e interpretare il mondo.
Da un lato c'è lo sguardo evoluto di una coppia francese e "urbana" che fugge dalla modernità, almeno da una parte della modernità, ed approda nello sperduto paesino della Galizia con l'obiettivo di coltivare la terra con tutti i crismi della sostenibilità biologica, ristrutturando le case con la lentezza dell'ingegno, con il fine ultimo della valorizzazione del territorio. Dall'altra c'è la comunità di allevatori che ha quotidianamente a che fare con la merda di vacche e pecore per la quale questo stesso territorio è, da sempre, solo fango puzzolente e inospitale finendo per credere che l'unica via di uscita sia il denaro di una società norvegese che vorrebbe installare in quei terreni alcuni impianti di energia eolica. La coppia urbana, civile, che guarda al lungo termine, si oppone perché pensa che le pale eoliche abbiano un impatto ambientale devastante. Gli allevatori, invece, non credono di avere altra prospettiva per migliorare la propria esistenza.
Lasciando abilmente sullo sfondo il pretesto dal quale nasce la discordia, Rodrigo Sorogoyen sviluppa invece il racconto mostrando i limiti di entrambi gli sguardi che si fronteggiano e si radicalizzano senza mai riuscire neanche a confrontarsi, finendo con lo scavarsi la fossa attorno ai rispettivi - ugualmente primitivi - concetti di proprietà e identità. Marchiandosi reciprocamente con il fuoco della più conclamata stupidità umana. Un percorso raccontato per piccoli, graduali, slittamenti grazie ai quali l'autore riesce a costruire un'implacabile tensione che tiene occupato il cuore e, nel frattempo, stringe lo stomaco in un pugno di ferro. Perché quelli che collezionano errori sullo schermo siamo noi. Ed è chiaro che ci faremo del male.
Il fatto che As bestas sia un film universale non significa però che basti lanciarlo in novanta sale perché funzioni. In Spagna Rodrigo Sorogoyen è ormai un autore conosciuto e gli otto premi Goya, che sarebbero i nostri Nastri d'argento (con la differenza che hanno un reale impatto sul pubblico) gli hanno dato una grandissima spinta. Anche in Francia la pellicola di Sorogoyen è andata bene vendendo 350.000 biglietti e collezionando entusiasmi a destra e sinistra, ma si sa che i confronti cinematografici con la Francia sono pieni di insidie. Prima di tutto perché è un mercato più maturo e secondo perché, nello specifico, i due protagonisti, Marina Foïs e Denis Menochet, sono attori francesi noti e amati. Se da un lato As bestas ha, voglio ancora parlare al presente, tutte le carte per essere apprezzato dal pubblico, dall'altro ha sicuramente bisogno di spinte e di azioni coinvolgenti a livello di comunicazione, prima ancora che distributivo. Sicuramente è un film al quale avrebbe fatto bene la presenza di Sorogoyen in qualche proiezione nelle principali città e probabilmente sarebbe stato di aiuto anche concedere qualche intervista vera, esclusiva, ricca e profonda a quotidiani e giornali di settore. Nel nostro piccolo, qui, ci proviamo. Se c'è una settimana in cui dargli una chance è questa, Il sol dell'avvenire di Moretti e Cocainorso partono con un numero esorbitante di sale e - se dovete e potete scegliere - possono aspettare qualche giorno.
Se lo avete visto fatevi sentire, se vi è piaciuto ditelo, votatelo, commentatelo.
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