
Mentre scrivo questo testo Tolo Tolo, il nuovo film di Checco Zalone ha già incassato quasi 35.000.000 di euro ma da qualche giorno ha iniziato a mostrare alcuni segni di flessione nella singolare classifica in cui compete contro se stesso. O meglio contro quel Quo vado? che nel 2016 aveva tenuto (sempre a gennaio) una media sconvolgente che lo aveva portato alla fine del mese ad incassare quasi 65.000.000 di euro.
Grosse cifre. Che sollevano, persino in me che non amo parlare di soldi in genere e tanto meno di incassi cinematografici, qualche curiosità. Vivo all'estero da quasi 15 anni (in Spagna) e seguo anche qui le uscite nelle sale e a mia memoria negli ultimi dieci anni gli unici due film che sono arrivati nelle sale della città dove vivo (che conta una comunità di italiani residenti di circa 20000 persone a cui si aggiungono i tanti che pur non essendo residenti ufficiali passano sull'isola diversi mesi all'anno) sono stati Loro 1 di Paolo Sorrentino e Mia madre di Nanni Moretti.
Ah! - ho esclamato mentalmente questa mattina appena sveglio, mentre riflettevo sugli incassi di Tolo Tolo - anche se non raggiungerà i livelli di Quo vado?, verrà visto in sala tipo da un italiano su otto. Ah! mi son detto, ma perché il cinema italiano non arriva, non dico dove vivo, ma in genere all'estero? E da lì, in una febbrile successione di domande e scenari (inclusa l'idea di organizzare qualche proiezione di Tolo Tolo nella mia città spagnola e di dare inizio ad una florida compagnia di distribuzione specializzata in film italiani con conseguente grande fortuna e successo e soldi a palate... ok mi fermo), da lì dicevo, ho iniziato a scandagliare la rete alla ricerca di dati per cercare di fare un quadro di quali siano stati i film italiani che in questi ultimi cinque anni hanno avuto una significativa distribuzione all'estero.
Quindi, per farla breve, mi sono iscritto al maledetto IMDb PRO (account gratuito per 30 giorni, Amazon non avrai quei 19 euro al mese che chiedi, non esageriamo) e ho iniziato un percorso. E adesso vi dico le cose che ho scoperto.
Prima di ciò però devo chiarire alcuni aspetti metodologici della mia ricerca: in mancanza di una specifica classifica ho dovuto procedere per ricerche inverse, ho preso i 5 film italiani di maggiore incasso in Italia nelle stagioni cinematografiche dal 2014 al 2019 e li ho cercati sulla bibbia online (Box Office Mojo) per controllare distribuzione ed incassi prendendo nota di quanto e dove abbiano incassato. Questo metodo non mi ha messo al riparo da sviste perché ci sono stati (parecchi) film fuori dalle cinquine che hanno avuto prestazioni ottime e quindi, dove possibile, li ho evidenziati come outsider. Da adesso in avanti le cifre che trovate sono in dollaroni Usa: vi chiedo perdono per questo ma la conversione degli incassi in euro avrebbe appesantito in maniera considerevole la lavorazione di questo post.
Stagione 2014/15
Dei cinque film di produzione italiana di maggiore incasso - Si accettano miracoli (Siani), Il ricco, il povero e il maggiordomo (Aldo, Giovanni e Giacomo), Andiamo a quel paese (Ficarra e Picone), Il giovane favoloso (Martone), La scuola più bella del mondo (Miniero) - solo Andiamo a quel paese ha avuto una sola distribuzione estera (Russia) ed ha incassato 25000 dollari e, se ve lo state chiedendo, no, quel paese non era la Russia. Al sesto posto c'era Youth (Sorrentino), una co-produzione che ha incassato ben 14 milioni di dollari, di cui quasi 2 realizzati nella sola Olanda. Dal fondo della classifica emerge come vero outsider di questa prima stagione presa in esame, il film Se Dio vuole (Falcone) che ha incassato ben 600.000 dollari sul mercato australiano e 1,2 milioni di dollari su quello spagnolo. Ottime infine le prestazioni di Mia madre (Moretti), che ha incassato (mi riferisco sempre ai mercati esteri) 4 milioni di dollari, dei quali la maggior parte in Francia, e de Il racconto dei racconti (Garrone) che ha raggranellato altri due milioni di dollari oltre ai 3,2 italiani. Chiudo le curiosità della stagione rilevando che Winx Club - Il mistero degli abissi (Straffi) ha incassato in Russia quasi 2 milioni di dollari.
Stagione 2015/16
Partecipano alla competizione Quo vado? (Zalone), Perfetti sconosciuti (Genovese), L'abbiamo fatta grossa (Verdone), Natale col boss (De Biasi), Vacanze ai Caraibi (Vanzina). Sono stati distribuiti con soddisfazione solo Quo vado? (due milioni solo in Spagna, accidenti, è ufficiale, ho un competitor!) ed ha fatto un gran botto Perfetti sconosciuti che ha incassato ben 12.000.000 di dollari all'estero dei quali, incredibile, 8 nella sola Cina! Discreto outsider della stagione è risultato La pazza gioia di Virzì che è stato distribuito in molti paesi al di fuori dell'Italia dove ha incassato circa 2.500.000 di dollari. Tra i titoli che hanno attirato la mia attenzione e di cui ho voluto controllare gli incassi perché pensavo che mi avrebbero riservato delle sorprese c'è Suburra che, pur avendo avuto uscite su mercati stranieri, non ha incassato praticamente nulla. L'ultima curiosità di questa stagione è dedicata a Muccino che con il suo Padri e figlie, sebbene prodotto negli Usa, non ha incassato nulla.
Stagione 2016/17
Nella cinquina ci sono L'ora legale (Ficarra e Picone), Mister Felicità (Siani), Poveri ma ricchi (Brizzi), Mamma o papà (Milani), Natale a Londra (De Biasi). E niente, nessuno di questi ha avuto distribuzione e incassi esteri ma spingendomi un po' al di là nella classifica degli incassi italiani della stagione ho scoperto che In guerra per amore (Pif) ha incassato un paio di centinaia di migliaia di dollari in Spagna (malediz...) e, ultima curiosità della stagione, Rosso Istanbul (Ozpetek) co-produzione italo-turca che ha incassato un po' di più in Turchia che in Italia... Un'annata decisamente magra.
Stagione 2017/18
A fronte dei suoi 11 milioni di dollari di incassi sul suolo italico, il primo della lista 2017/18 Come un gatto in tangenziale (Milani) ha racimolato qualche decina di migliaia di dollari in Grecia e in Russia e ben 200.000 in Spagna. A casa tutti bene (Muccino) quasi mezzo milione di dollari mettendo insieme Francia e Olanda. Benedetta follia (Verdone), Poveri ma ricchissimi (Brizzi) e Napoli velata sono restati completamente a bocca asciutta. Tra gli outsider rispetto alla cinquina, spiccano Loro 1 che ha racimolato ben due milioni di dollari nelle varie uscite europee, Ella & John - The Leisure Seeker di Virzì, una coproduzione, va detto - che ha portato a casa soddisfazioni un po' ovunque a partire da un eclatante 3.250.000 dollari negli Stati Uniti e soprattutto Chiamami col tuo nome (Guadagnino) che, grazie ad un cast internazionale di gran richiamo ha incassato nei soli Usa 18 milioni di dollari. Anche se è difficile, per i parametri che mi sono dato, considerarlo un film di produzione italiana, è un risultato che va assolutamente sottolineato. Si aggiunge, più in basso nella classifica del Box Office nostrano, Dogman (Garrone) che spunta un molto significativo milione di dollari in terra francese.
Stagione 2018/2019
Il film di produzione italiana che ha incassato di più nella stagione che si è conclusa a luglio dell'anno scorso è stato Amici come prima (De Sica) e all'estero non ha avuto alcuna distribuzione, seguono La befana vien di notte (Soavi) che ha racimolato qualche decina di migliaia di dollari in Russia e Germania, Dieci giorni senza mamma (Genovesi) che è riuscito ad essere distribuito al di fuori dei confini italiani solo in Grecia e con scarsissimo successo (10.000 dollari), Moschettieri del re (Veronesi) che invece non si è filato nessuno, come d'altronde nessuno all'estero è a conoscenza del fatto che al quinto posto degli incassi della scorsa stagione ci sia Ma cosa ci dice il cervello (Milani). Mentre la storia del pentito Tommaso Buscetta raccontata ne Il traditore (Bellocchio), è piaciuta molto in Francia dove ha incassato 2,5 milioni di dollari rispetto ai 5 incassati in Italia. Ma la vera sorpresa sul fronte degli incassi stranieri è la prestazione a dir poco strabiliante del film Il testimone invisibile (Mordini) che ha incassato quasi 3 milioni di dollari, quindi anche di più di quel che ha incassato in Italia, in Giappone.
Alla fine di questo percorso mi sembra di poter affermare con discreta sicurezza che raramente i film di produzione italiana di maggiore incasso riescono a varcare i confini italici, a parte Perfetti sconosciuti con la sua prestazione sorprendente sul mercato cinese, un risultato assurdo che ha lasciato di sasso perfino la piccola casa di distribuzione di Pechino che aveva visto il film ad un forum Italia/Cina e che ha pensato di rischiare la distribuzione scommettendo sul mix letale smartphone/coppia in un paese in cui al momento sono attivi 1 miliardo e mezzo di smartphone: bravi, ci hanno visto bene. Ci sono invece dei film che ho voluto controllare in maniera specifica e la cui mancata distribuzione mi ha sorpreso abbastanza, per esempio la trilogia Smetto quando voglio che pensavo avrebbe potuto riscuotere dell'interesse trattando in maniera non troppo localizzata temi che sono di attualità anche in altri paesi europei. Invece niente e quindi per compensare questa delusione ho deciso di dedicargli il titolo di questa newsletter, ovviamente usando quello internazionale.
Se qualcuno di voi vuole cimentarsi in un ragionamento più strutturato oppure spalare un po' di sterco sul cinema nostrano o lamentare qualche assenza nobile o anche associarsi a me nella futura attività distributiva di sicuro successo, sapete cosa fare. Cliccate qui. In ogni caso possiamo anche solo farci gli auguri per un radioso 2020.
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Numeri impietosi e inequivocabili (come d'altronde le testimonianze di chi appunto all'estero ci vive).
Due domande:
- non sarà che a influire sulla (praticamente nulla) capacità di penetrare i mercati esteri, oltre alla evidente modesta qualità delle opere, influisca anche il fatto che non siamo capaci di vendere?
- precisamente, di cosa blaterano certi addetti ai lavori/critici (e ce ne sono una marea) che, sovente a mezzo social ma non solo, sostengono a periodi alterni la "rinascita del cinema italiano", o "nuovo cinema di genere" e altre fesserie simili? Che poi registi, sceneggiatori, attori siano loro amichetti è solo un caso eh ...
In effetti il dubbio è un po' quello. Stavo guardando questa lista
https://www.filmtv.it/film/migliori/italia/anni-2010/
E devo dire che al di là delle solite commedie campioncine di incassi dal fiato corto, vedo titoli che non sfigurerebbero in tanti cinema europei. Per questo, poi, ho iniziato a covare sogni di gloria... :)
Visto che filmtv ormai ha un certo peso, non si riesce a ottenere il parere in merito di qualche addetto ai lavori? So che è un lavoraccio, ma una bella inchiesta su questa incapacità di superare i confini nazionali sarebbe davvero interessante!
Che il film non sia venduto all'estero è quasi irrilevante per una rinascita del cinema italiano, che per forza di cose, avverrà principalmente in Italia.
Il fatto che abbiano avuto successo all'estero, a parte i film d'autore e quelli premiati, film totalmente casuali e non quelli più meritevoli, tipo Il testimone invisibile che è un remake peraltro, solo leggermente migliore, o Se Dio vuole, non so se sia una cattiva notizia, il merito non premia, o una buona notizia, il problema non sono i film ma la capacità di vendita all'estero.
Acci, End. Mi costringi agli straordinari: e dire che sono in convalescenza, perciò rispondo solo per il tempo che medici e parenti mi consentono di dedicarti. A) Vendite all'estero. Funziona così: la SIAE, massimo organo italico - nullo...- che difende i diritti d'Autore in casa nostra, non li garantisce in nessun modo all'estero, in nessun paese, neppure in Francia! Chi scrive, quindi, che ha lavorato un po' - dai, più di un po': mio cugino e 14mo nella lista dei distributori nazionali, chiaramente eccettuati i due Nazionali con circuito garantito, cioè Medusa e 01 - nell'ambito, sa BENISSIMO che vendere un film significa "regalarlo" al mondo, e non tutti sono disposti a questo. Ho visto, purtroppo, cessioni di titoli a "pacchetto" per i Paesi Nordici a 10.000 euro (!) - "...ti aggiungo pure un Virzì", e dai! - che non tornano nelle tasche di nessuno! Quindi, non si può minimamente ipotizzare un "mercato" al di fuori dei confini nazionali. Viene chiaramente sollecitato l'ego dell'autore, che li darebbe "pure gratis" ma mettiti nei panni del distributore: vendere un titolo per 1000 euro in Corea (eh, te lo aspettavi che arrivassero a pagarlo tanto?...), poi altrettanto per il Kazakistan, l'Egitto, l'Ungheria, il confine baltico, per 5000 in Ucraina, per 10.000 in Giappone e così via, una faticaccia infinita per raggranellare così poco...B) Nella tua ricerca c'è un falla, anzi due. Ma analizziamo prima la più evidente. Mercato Sudamericano: nonostante tutto, è ancora il nostro principale serbatoio. I dati, però, sono molto pochi, anche in rete: chi scrive ha avuto l'onore di vedersi proiettato da quelle parti, e soprattutto di accompagnare un "quasi" premio oscar nella presentazione del suo film ma come puoi verificare dai tuoi dati, qui non appare proprio. Attualmente, e parliamo di tv, la programmazione televisiva - anche quella di reti minori - nei paesi di lingua portoghese, un po' meno di quella di lingua spagnola - comprende numerosi film italiani dell'ultimo decennio. Sono escluse le commedia: dicono che non riescono a ridere. E qui, cito "Verdone": "dai templi dei festival, dalle vendite mondiali, dai mercati internazionali, siamo sempre fuori. Non ci lamentiamo: compensiamo con gli incassi ma certo dispiace sapere che finnici o turchi non sanno ridere". C) La seconda falla: lo streaming. Non solo Netflix, tuttavia. Ma per restarvi ancorati, rammentiamo che "Sulla mia pelle" di Cremonini è stato visto in tutto il mondo, prevalentemente, certo, da italiani residenti all'estero ma la voce si è diffusa. Non compare nelle tue liste: domandiamoci il perché, eppure vediamo l'attribuzione di punteggio su IMDb, che conta tantissimi recensori. Aggiungiamoci tutto lo streaming che non è "Netflix"...D) Sono molte le realtà i cui dati non vengono forniti: una volta, diversi anni fa, un mio amico mi chiamò dal Lago Balaton: "mi" stavano proiettando ma io non lo sapevo! Cosa poteva essere accaduto? Semplice, "pacchetti" di film venduti a poco, da distributore che li aveva acquistati da altro distributore. Così per Virzì: lo trovo proiettato a Cracovia, circa tre anni fa, per un suo vecchio lavoro...E qui si perdono i dati ufficiali. Conclusioni (per ora): non abbiamo MAI avuto un sistema di vendite estere, la qualità - mi spiace per tutti coloro che tifano contro - non c'entra nulla. I nostri incassi sono la spia del malessere italiano: un mondo che guarda solo all'interno di sé stesso, escludendosi all'estero, in maniera "quasi" volontaria. Basti pensare che quando Sorrentino ha raccontato "Il Divo", presentandolo in Francia, moltissimi chiedevano notizie sui personaggi del film, cercando di capire se fossero veri o inventati! Inglesi, australiani, marocchini, spagnoli non conoscevano nulla di casa nostra, men che meno dei vari scandali degli ultimi 30 anni! (D'altra parte, se ti chiedesi chi comanda ora in Romania o, peggio, cosa è successo negli ultimi anni in Cile o in Algeria, non caveremmo un ragno dal buco...). Va qui considerato un altro fattore: da tempo, e lo dico da addetto ai lavori, abbiamo "DUE schede", 1- Paesi fruitori di cinema; 2-Paesi produttori di cinema. Ad esempio: l'Olanda fruisce di cinema, ma la sua produzione è così bassa, da renderla risibile; la Svezia fa molto più cinema di quanto ne riesce a smaltire: i magazzini svedesi traboccano di invenduti. Questo è fondamentale: difficile vendere a chi già ne ha di suo; la nostra ricerca - se mai ci fosse DAVVERO un distributore interessato alle vendite estere - dovrebbe svolgersi, in tal senso, nel cercare davvero mercati "vergini" o presunti tali. In fondo, il mondo è meno piccolo di come lo si dipinge. Nostri prodotti - anche minori - sono sparsi addirittura in Nuova Zelanda, che non figura mai nelle strutture di cinema "registrate". Ma qui aggiungo una cosa: un film del 2019 - di cui taccio il nome per motivi deontologici - italiano al 100 per cento, è nelle mani di un amico distributore tosto. Ebbene. lo sta portando ovunque, in Azerbaijan, in Mongolia, in Thailandia. Eppure, non lo vedo nelle tue liste....Poi, oggettivamente, dei "diktat" ci sono: a volte, la commedia (mi spiace per Zalone ma è tra quelli...) non è esportabile, molto cinema impegnato - drammatico - sì, a condizione che i temi siano però universali ("Il traditore" è parzialmente vendibile, più semplicemente perché parla di mafiosi, che sono - veri o presunti - esportabili), piuttosto che strettamente politici, dato che molte figure risultano sconosciute ai più. Chiudo con "Perfetti sconosciuti": presentato al Tribeca, nel 2016, ha chiaramente goduto di più ampia diffusione, data la vetrina internazionale. Soprattutto, parlava di persone. Che potevano essere ovunque: in Cina, in America, in Italia. Di fondo, c'era una storia racchiusa in quattro pareti: è questo che ci chiedono. Ma, e qui c'è il contraltare economico, le nostre film - commission, le strutture preposte a dare fondi per la realizzazione, il contest finanziario addetto al product placement, ci chiedono altro: location esportabili, magniloquenza visiva per "spendere", altrimenti la spesa non si giustifica, attrezzi tecnologici necessari (ma orpelli superflui per il regista) per vendere prodotti, piuttosto che film. E tutto questo contrasta con ciò che ci chiedono. D'altro canto, Moretti docet, gli italiani non hanno mai mostrato di "amare i film che parlano di cinema" ma, pensiamoci, è quello che il mondo vuole: "Otto e mezzo", successo mondiale di Fellini, parla di un regista, "Mia madre" parla di una regista, non a caso Truffaut è finalmente incensato quando parla ("Effetto notte", "L'ultimo metrò") di cinema e teatro, e ciò accade anche con l'ultimo Tarantino o l'ultimo Almodovar. Il mondo, insomma, chiede ai registi di parlare di sé stessi, perché è solo attraverso ciò ("La grande bellezza" sta lì a dimostrarlo) che un Autore può essere letto internazionalmente. Invece, per ottenere fondi, facciamo film sempre più complessi, impegnati, avvitati su sé stessi....o, se proprio non possiamo, facciamo ridere. A denti stretti. Un caro saluto e a presto! Ps buon anno a tutti, amici di film.tv.it
Ps ...e poi ci sono le serie. Ma questo è un capitolo a parte. Comunque, "Gomorra" è stata venduta in 40 paesi...
Grazie mille per il contributo preciso, circostanziato e professionale. La frase "I nostri incassi sono la spia del malessere italiano: un mondo che guarda solo all'interno di sé stesso, escludendosi all'estero, in maniera "quasi" volontaria" andrebbe impressa su una targa ed esposta in molti luoghi preposti alla cultura, ma non solo.
Grazie maurri per la riflessione. Io ho costrtuito questa ricerca sugli incassi nelle sale comunque, non su tutti gli incassi possibili immaginabili di un titolo...
Grazie comunque per aver voluto condividere il tuo punto di vista.
Che schifo Zalone e che schifo parlare di soldi anche se si legano al cinema.
Cari tutti,
bello leggere la vitalità e la passione con cui tutti noi seguiamo il "Cinema".
Grazie End User per il tuo puntiglioso impegno di "Cervello Fuggito".
E grazie maurri 63 per il tuo "Expertise" chiarificatore.
Tempo e situazioni sono tiranne e seguire la propria passione è sempre più arduo.
Perciò auguro a tutti un 2020 "facilitatore" per il prossimo decennio e che siamo sempre di più a riflettere, discutere, amare questa arte che ha un posto nel nostro cuore.
Buon anno.
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