Mobile Homes
- Drammatico
- Francia, Canada
- durata 101'
Titolo originale Mobile Homes
Regia di Vladimir de Fontenay
Con Imogen Poots, Callum Turner, Frank Oulton, Callum Keith Rennie, Shane Daly

“Non è il passato che crea il futuro. È il modo in cui interpretiamo il passato.”
Nancy Kress (1948; una vasta mole di produzioni, dai cicli di romanzi ai racconti brevi, sempre di altissimo livello: qui su FilmTV ho parlato di "PathWays", "One", "Dear Sarah" e "Canoe"), erede in linea retta di una lunga teoria di autrici Hard-SF anglo-statunitensi e dintorni – senza scomodare Mary Shelley, si potrebbe partire da quel sotto/infra/sovra-insieme denominato letteratura femminista, a sua volta attraversato da un ulteriore corrente trasversale, quella della letteratura afro-, o comunque indigeno-, discendente (entrambe ripartizioni, queste, non sempre Hard, anzi molto spesso Speculative o Social/Political-SF), il cui tronco genealogico si potrebbe malamente riassumere così: Naomi Mitchison (1897-1999) → Leigh Brackett (1915-1978) → Alice Sheldon, aka James Tiptree Jr. (1915-1987) → Doris Lessing (1919-2013) → Judith Merril (1923-1997) → Ursula K- Le Guin (1929-2018) → Joanna Russ (1937-2011) → Margareth Atwood (1939) → Octavia E. Butler (1947-2006) –, poi contemporanea, anzi coscritta, anche per tematiche trattate, di Eleanor Arnason (1942), Connie Willis (1945) e Pat Cadigan (1953), e a sua volta co-progenitrice di una nuova e altrettanto folta schiera di nuove scrittrici (citerò solo, per scontentare ognuno e nessuno, Vandana Singh, non puramente anglofona, e Jennifer Egan, tra il mainstream e il postmoderno-massimalista, entrambe del 1962, oltre a, per amor di matria, dagli albori all’oggi: Luce d’Eramo, Roberta Rambelli, Daniela Piegai e Nicoletta Vallorani, toh), sforna con “Sea Change” (titolo tradotto non proprio letteralmente, “cambiamento marino”, ma altrettanto poeticamente con un indicativo presente) un romanzo breve che si muove classicheggiando tra il cli-fi (climate fiction) e il solar-punk: ecco, Nancy Kress è “femminista” in quanto femmina (e non è certo una regola) e “indigena” (in questo caso il popolo Quinault della Penisola Olimpica nello stato di Washington, U.S.A.) in quanto umana (e non è certo una regola), e le sue opere (per forza delle cose-così-come-sono, dato che la SF abita - oltre a prefigurare tanto un futuro quanto un passato o presente alternativo - il mondo del presente in cui viene creata) di quei tremi - a volte più, a volte meno, ma sempre percepibilmente - trattano: ovviamente tanto la SF femminile quanto quella afro/indigeno-discendente, per non parlare di quella rientrante in entrambe le categorie, è strutturalmente una minoranza, e quindi il breve elenco “misogino-razzista” riportato poco fa ha una sua filologica ragion d’essere: per un excursus ponderato si veda, ad esempio, “Fantascienza, un Genere (Femminile)” di Laura Coci (Delos, 2024).
Intermezzo: polemicuzze (comun denominatore: Le Guin).
Joanna Russ vs. Ursula K. Le Guin.
«Recensendo un suo romanzo, Russ definì Robert Silverberg “una fabbrica di salsicce che cerca di diventare un artista”. Famosi, poi, gli strali contro Ursula K. LeGuin (lanciati però con la “rabbia dell'adorazione delusa”, riconoscerà in seguito) e il fiero disaccordo sull'uso dei pronomi maschili riferiti ai personaggi androgini ne "I reietti dell'altro pianeta" (1975), la “ambigua utopia” di LeGuin che, secondo Russ, esibisce soltanto un “radicalismo sdentato”. Ma se la visione di LeGuin è di tipo sociologico, quella di Russ è ferocemente politica. Nei suoi futuri alternativi, nei suoi mondi possibili, Russ introduce il radicalismo femminista e socialista, anticipando pensatrici postmoderne come Judith Butler e Donna Haraway.»
(Fabio Zucchella, «“Che mondo è questo?” - Joanna Russ, la Guerrigliera», BlowUp n. 320, gennaio 2025: https://www.blowupmagazine.com/prod/blow-up-320-gennaio-2025.asp.)
Ursula K. Le Guin vs. Margareth Atwood. (Chissà che ne pensava Russ!?)
«Una delle prime ad accorgersi della carica politica della speculative fiction è la già citata Margaret Atwood, che con “Il racconto dell'ancella” sdogana la distopia come setting serio per persone serie, rifiutandosi però di riconoscere l'appartenenza della sua opera a un genere ben preciso, quello fantascientifico. Questo scaracchio nel piatto da cui si mangia risalta particolarmente nella recensione che Ursula K. Le Guin dedica su The Guardian a “Oryx e Crake” e a “L'anno del diluvio”, primi due volumi della trilogia postapocalittica di Atwood MaddAddam:
“Per me, "Il racconto dell'ancella", "Oryx e Crake" e ora anche "L'anno del diluvio" incarnano una delle cose che la fantascienza fa, cioè estrapolare con l'immaginazione dall'attualità e dalle tendenze contemporanee un quasi-futuro che è metà previsione e metà satira. Ma Margaret Atwood non vuole che i suol libri vengano definiti fantascienza. [...] Dice che tutto quello che accade nei suoi romanzi è possibile e che potrebbe anche essere già accaduto quindi non possono essere fantascienza, che è la "narrativa in cui accadono cose che oggi non sono possibili". Questa definizione arbitrariamente restrittiva sembra pensata per proteggere i suoi romanzi dall'essere relegati a un genere ancora evitato da lettori, recensori e premi dalla mentalità ristretta. Non vuole che i bigotti della letteratura la infilino nel ghetto letterario.”»
(Angela Bernardoni e Andrea Viscusi, “Fantascienza - Storia delle Storie del Futuro”, Armillaria, 2024: https://www.armillaria.org/prodotto/fantascienza-bernardoni-viscusi/. Prossima prelibatezza in lista per la serie “Libriccini Animati”.)
Bonus: Ursula K. Le Guin vs. James Cameron.
«Nel 2009 James Cameron si ispirò senza troppi scrupoli al Mondo della foresta [“The Word for World is Forest”, 1972, 1976; NdA] per costruire l'universo del suo Avatar. Nel film Jake Sully, ex marine paraplegico, arriva su Pandora, un pianeta coperto di giungle fluorescenti e abitato dai Na’vi, esseri alti e blu – e non bassi e verdi, d’accordo – in perfetta simbiosi con la natura. Gli umani bramano le risorse del pianeta, cercano di ottenerle con la forza, Jake si innamora di una creatura locale e si schiera con i Na’vi, guidandoli in una guerra contro gli invasori terrestri. Il film si conclude con la cacciata degli umani da Pandora.
Secondo Le Guin, fatte salve le somiglianze, il messaggio di Avatar era molto diverso da quello del libro. Nel suo romanzo, gli alieni pacifici sono costretti a imparare dai terrestri come fare la guerra, e questa esperienza li cambia in peggio, mentre i terrestri non imparano nulla da loro. Le Guin presenta questa dinamica come una tragedia. In Avatar una vicenda del tutto simile è vista invece come una vittoria, la battaglia viene glorificata e il film, nonostante le premesse, si trasforma alla fine in un’opera militarista.
Quando una selezione dei suoi romanzi venne pubblicata nella prestigiosa edizione della Library of America, Le Guin si sentì costretta ad aggiungere una nota prima del Mondo della foresta:
“Un film ad alto budget e di grande successo somiglia in così tanti aspetti a questo romanzo che spesso le persone hanno dato per scontato che avessi avuto un ruolo nella sua realizzazione. Poiché il film ribalta completamente il principio morale del libro, presentando il problema centrale e irrisolto del romanzo – la violenza di massa – come una soluzione, sono felice di non averci avuto nulla a che fare.”»
(Matteo Giuli, “Ambigua”, Medusa Newsletter n. 180, marzo 2025: https://medusanewsletter.substack.com/p/ambigua.)
Quarta di copertina:
«“Davvero era questa la pericolosa organizzazione che avrebbe ripristinato l'ingegneria genetica in un paese che l'aveva messa al bando, in modo da produrre il fabbisogno alimentare per gli Stati Uniti e per il resto del mondo, mentre il cambiamento climatico, la desertificazione e l'innalzamento dei mari cambiavano il volto del pianeta?” Anno 2032. Di giorno Renata Black è un'assistente legale che si occupa di casi di violenza sessuale. Di notte è Caroline Denton, membro dell'Org, una società segreta che si occupa di sicurezza alimentare. Dieci anni prima, infatti, si era scatenata la Catastrofe: un biofarmaco ottenuto da piante geneticamente modificate aveva ucciso centosedici bambini. Il caos che ne era derivato aveva fatto crollare l'economia americana... Un ritratto convincente dei tempi in cui viviamo e di quello che ci aspetta in un cli-fi techno-thriller.»
Colophon.
Nancy Kress - "Sea Change" - 2020.
Edizione italiana: "Il Mare Cambia", Urania n. 1728, luglio 2024, traduzione di Nicola Fantini, 162 + 15 (Dario Tonani - "Zavorranti - Una Storia de «Il Trentunesimo Giorno»" - 2025) + 15 (rubriche varie) pagg., 6.90 €.
* * * ¾
Titolo originale Mobile Homes
Regia di Vladimir de Fontenay
Con Imogen Poots, Callum Turner, Frank Oulton, Callum Keith Rennie, Shane Daly
Titolo originale The House (2022)
Con Matthew Goode, Claudie Blakley, Paul Kaye, Mia Goth, Will Sharpe
Tag Animazione, Storia corale, Relazioni, Storie di vita, Gran Bretagna, Vari
Titolo originale Evolution
Regia di Lucile Hadzihalilovic
Con Max Brebant, Roxane Duran, Julie-Marie Parmentier
Titolo originale Le monde selon Monsanto
Regia di Marie-Monique Robin
Fu la dimostrazione che per distruggere l'intera economia di una nazione bastano pochi mesi.In effetti, ovviamente, non era una questione di pochi mesi.
La situazione stava covando da parecchio tempo. Ma avrebbe potuto continuare ancora a lungo se non fosse stato per il Klenbar, un farmaco antidiarroico prodotto dal gigante del settore agroalimentare Meridian Enterprises. La Meridian, insieme ad altre tre aziende, produceva l'ottanta per cento del fabbisogno alimentare americano, tra cui mais, soia, grano e barbabietole da zucchero. Tutti questi alimenti, tranne il grano, contenevano organismi geneticamente modificati.
Come il Klenbar.
Si trattava di un biofarmaco: ottenuto da piante geneticamente modificate, coltivate in una fattoria nell'Indiana assolutamente inaccessibile. Aveva ottenuto l'approvazione della FDA, e nei due anni in cui era sul mercato non c'erano mai stati problemi. In tutte le fasi di sviluppo il Klenbar era stato testato ripetutamente. Da allora, centinaia di migliaia di mamme lo avevano somministrato ai loro bambini per prevenire la disidratazione durante il decorso delle malattie infantili. Era un medicinale efficace, aveva un buon sapore e non aveva effetti collaterali.
Poi qualcosa andò storto e prima che il Klenbar venisse identificato come la causa, centosedici bambini in trenta Stati persero la vita.
In seguito gli scienziati avrebbero capito cos'era successo. Si trattava di quello che viene chiamato "monkey event": se un certo numero di scimmie si mettono a digitare per un tempo sufficientemente lungo su una tastiera, alla fine riusciranno a scrivere l'Amleto, anche se le probabilità sono estremamente ridotte. Probabilità minime non vuol dire che sono pari a zero. E il monkey event del Klenbar è stato il trasferimento orizzontale di geni: il passaggio di materiale genetico tra specie estranee, attraverso un mezzo diverso dalla riproduzione. Nel caso specifico si è trattato dell'Agrobacterium tumefaciens*, un batterio che si trova allo stato naturale nel terreno. Gli ingegneri genetici lo utilizzavano spesso, opportunamente modificato, per introdurre nuovi geni nelle piante.
I batteri sono organismi promiscui. Scambiano continuamente dei geni fra sé e l'ambiente. La tragedia del Klenbar avvenne perché un batterio aveva raccolto un gene letale da un fungo che non avrebbe dovuto esserci, trasferendolo alla pianta OGM che produceva un ingrediente fondamentale del farmaco in questione. Dopo il raccolto, il consueto trattamento antibiotico che lo ripuliva dall'A. tumefaciens non ebbe alcun effetto sul gene del fungo che nessuno cercava specificamente. L'espressione genica avviene solo in determinate condizioni; questo gene letale le incontrò. L'intera catena di eventi poteva verificarsi in un caso su milioni.
Però capitò.
Sono tanti i fattori in grado di complicare l'espressione genica: l'epigenetica, i micro-RNA, le condizioni ambientali. La valutazione del rischio, cosa che la gente di solito fa in modo pessimo, è anche più complessa. Se si chiede a cento persone che si trovano su una spiaggia dell'oceano se è più probabile morire per l'attacco di uno squalo o nella propria vasca da bagno, novantanove di loro darà la risposta sbagliata.
Il dibattito sugli OGM era in corso da decenni. Chi era a favore sosteneva che gli alimenti OGM erano equivalenti a quelli "naturali", che poi naturali non lo erano affatto, perché erano comunque il risultato di lunghe serie di incroci; senza contare la necessità di nutrire il mondo. Secondo loro, chi si opponeva all'ingegneria genetica era contro la scienza, un luddista, un antiumanitario. Gli anti-OGM denunciavano invece i rischi del fallimento delle monocolture, l'uso massiccio di pesticidi e gli imprevedibili cambiamenti degli ecosistemi. Sostenevano che i loro avversari erano sconsiderati e antiumanitari, in pratica uno strumento nelle mani dell'industria agroalimentare.
Entrambe le parti avevano ragione, anche se fino ad allora il problema non derivava dagli OGM in sé, ma dal modo in cui venivano utilizzati. Invece di incrementare l'approvvigionamento dei paesi bisognosi in via di sviluppo, le imprese agroalimentari si erano concentrate su colture redditizie per le nazioni più ricche. Inoltre avevano fermamente rifiutato di dare informazioni ai consumatori, tra cui l'etichettatura degli alimenti, e di fornire spiegazioni in merito alle pesanti sostanze chimiche con cui venivano irrorate le coltivazioni, anche in prossimità di zone residenziali. Tuttavia le aziende agroalimentari avevano ragione quando insistevano sul fatto che nessuna persona, in nessun luogo, aveva mai subito danni da un OGM.
Fino a quel momento.
*Nome scientifico aggiornato: Rhizobium radiobacter. [NdA]
Titolo originale The Birds
Regia di Alfred Hitchcock
Con Tippi Hedren, Rod Taylor, Jessica Tandy, Veronica Cartwright, Suzanne Pleshette
...il Blob che galleggiava al largo della costa, una fioritura di alghe in-solitamente anticipata. E poi gli uccelli.
Mentre sfrecciavo lungo la costa, un uccello si lanciò verso la mia auto per schiantarsi sul parabrezza in un'esplosione di piume e sangue. Scivolo giù dal cofano mentre un altro zigzagò qua e là prima di cadere. Precipitò a terra, continuando a sbattere le ali.
Fu allora che ne ebbi la certezza.
Era già successo prima.Il Blob - ogni blob - era causato da una zona stabile di alta pressione dell'atmosfera. L'acqua più calda della superficie non si era mescolata con quella più fredda in profondità per opera dei venti, continuando così a riscaldarsi sotto il sole. Le temperature di aprile erano state in media di quindici gradi superiori al normale. La Pseudo-nitzschia, l'alga principale della fioritura, adorava queste condizioni. Lei sola. La P-nitzschia era di gran lunga la più abbondante forma di vita marina microscopica.
Nelle giuste circostanze essa produceva acido domoico, una neurotossina. Quest'alga non la generava regolarmente; le "giuste circostanze" implicavano la presenza di alcuni batteri marini. La P-nitzschia era un alimento importante per minuscole creature marine che venivano poi mangiate da crostacei, cannolicchi, sardine, acciughe, piccoli pesci. Normalmente non aveva effetti negativi. Non così per gli uccelli che se ne nutrivano. L'acido domoico, l'analogo strutturale del glutammato, provoca eccitotossicità. Una sufficiente quantità di acido domoico manda in sovraccarico il cervello degli uccelli, facendoli impazzire: perdono il senso dell'orientamento, si lanciano in picchiate psicotiche per schiantarsi contro gli ostacoli. A volte muoiono sul colpo.
La stessa cosa succede alle lontre, ai leoni marini, ai mammiferi di grandi dimensioni.
Nel 1961, in una città balneare della California, una colonia di uccelli impazzì dopo avere assunto acido domoico. Ci fece un film Alfred Hitchcock*.
Nel 1987, tre persone nell'isola del Principe Edoardo, in Canada, morirono per aver mangiato cozze blu in cui era presente acido domoico. Né la cottura né il congelamento hanno effetto sulla tossina. Non esiste un antidoto.
Nel 2004, una fioritura tossica di P-nitzschia costrinse a chiudere le spiagge per tutta l'estate, rovinando la stagione di pesca dei cannolicchi e dei granchi.
Nel 2020, in Florida sei persone morirono per aver . mangiato sardine che contenevano la tossina.
Avevano dichiarato che la fioritura che stavo costeggiando in quel momento non produceva acido domoico. Tuttavia eravamo ancora nel pieno caos della Catastrofe e, a quanto pareva, gli accertamenti non erano aggiornati. [...] La gente pensava che le spiagge fossero sicure perché non c'era nessuno a sostenere il contrario. La quantità di acido domoico che si può assumere senza rischi è di venti milligrammi per chilogrammo di peso.
*In realtà l'omonimo racconto di Daphne du Maurier fu pubblicato nel 1952 all'interno dell'antologia "the Apple Tree", ma quell'evento cronachistico contribuì ad ispirare, come materiale di ricerca, lo sviluppo del film, al tempo non ancora in lavorazione ma in fase di stesura della sceneggiatura e pre-produzione. [NdA]
Titolo originale Night Moves
Regia di Kelly Reichardt
Con Jesse Eisenberg, Dakota Fanning, Peter Sarsgaard, Alia Shawkat, Clara Mamet
I post non erano più quelli che l'ORG aveva pubblicato in passato, dai contenuti molto prudenti per non violare la legge. Quelle erano gocce d'acqua; adesso erano uno tsunami, trilioni di pixel pronti a scatenarsi nel momento in cui Joe aveva lanciato i missili col virus.
C'erano video e statistiche su come le imprese agroalimentari avessero avvelenato e impoverito il suolo creando desertificazioni, su come avessero portato alla pratica esclusiva delle monoculture e fossero responsabili dell'inquinamento delle acque. Raramente le statistiche fanno cambiare le idee, ma le immagini sì. Centinaia di video diversi, tra cui quelli di leoni marini agonizzanti, lontre e perfino balene. I video erano realizzati in modo professionale ed erano di forte impatto, la parte scientifica veniva esposta in modo chiaro e preciso.
Post e interi siti web dedicati alle idee sbagliate degli ecoterroristi: "Le persone distorcono le conoscenze scientifiche per rafforzare delle convinzioni che non sono supportate dalla scienza, ma solo da una personale visione del mondo".
Altri video spiegavano che anche altri prodotti OGM avrebbero potuto contrastare la fame nel mondo. Finora non era stato possibile a causa dell'uso che ne avevano fatto le imprese agroalimentari, in quanto avevano sempre avuto come obiettivo il profitto, e non una produzione sufficiente a soddisfare le popolazioni locali. "La fame non dovrebbe essere solo l'opportunità di fare affari!" Mostravano le conseguenze della Catastrofe: carestie e morte.
C'erano poi dei video che spiegavano in modo semplice e chiaro quale fosse la differenza fra due tipi di OGM: quelli che tolleravano le sostanze chimiche impiegate per eliminare gli insetti - sostanze che venivano assorbite dal terreno, finendo poi per accumularsi nell'organismo umano - e quelli che invece resistevano alle malattie, rendendo pressoché inutile l'utilizzo di pesticidi e fungicidi.
Si insisteva con grande forza su quanto fossero diverse le tecniche di ingegneria genetica che produssero il Klenbar - il biofarmaco che provocò la Catastrofe da quelle attuali. Per creare nuove, possibili colture modificate non si sarebbero impiegati i vecchi metodi. Dopotutto, si poteva usare un martello sia per sfasciare le finestre, sia per costruire una casa. Il punto cruciale era saper usare in modo responsabile gli strumenti a disposizione.
Titolo originale The Curse
Con Emma Stone, David Zellner ... (3 episodes
Tag Commedia, Coppia, Sovrannaturale, Storie di vita, USA, Anni duemilaventi
Dario Tonani - "Zavorranti - Una Storia de «Il Trentunesimo Giorno»" - 2025
I morti volavano. Avevano cominciato a farlo più o meno cinque settimane prima, da quando era iniziata la pioggia, e nessuno - né comunità scientifica, né teste d'uovo delle discipline più diverse, né ciarlatani - era riuscito a produrre una sola ipotesi plausibile. Il mondo aveva dovuto farsene una ragione e accettare la novità senza altra soluzione che organizzare squadre paramilitari con il compito di liberare i cieli. Gli Zavorranti erano per lo più volontari, reclutati in gran fretta tra chi millantava spirito di sacrificio e non meglio precisate doti atletiche e di adattamento al lavoro sporco: in realtà, sarebbero stati per un terzo cecchini, un terzo acrobati e un terzo necrofori. Il più delle volte, marmaglia in cerca di riscatto, reclutata fra nullatenenti, sportivi in disgrazia, militari in congedo e piccoli pregiudicati disposti a imbracciare una balestra da recupero, l'unica arma ammessa nel corpo. Nella maggior parte uomini, eccezion fatta per qualche donna con particolari abilità acrobatiche.
La gente continuava com'era sempre stato a morire nei modi più diversi, solo che adesso qualcosa nel sangue li portava a staccarsi da terra, a levitare a mezza altezza e infine a sollevarsi fra le nuvole...
Morale, traffico aereo bloccato a terra, e una moltitudine di persone che per sentirsi più sicure avevano cominciato ad ancorarsi al suolo con catene e corde di nylon, e pazienti critici che nelle RSA e nei pronto soccorso venivano legati al letto tramite robuste cinghie di cuoio.
* * * ½
«I morti volavano.» E anche i vivi.
Recensione su "The Curse".
Recensione su "Elevation" (2018) di Stephen King.
Regia di Paolo Strippoli
Con Fabrizio Rongione, Cristiana Dell'Anna, Francesco Gheghi, Aurora Menenti
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