L'esorcista
- Horror
- USA
- durata 120'
Titolo originale The Exorcist
Regia di William Friedkin
Con Ellen Burstyn, Max Von Sydow, Linda Blair, Jason Miller, Lee J. Cobb

Recentemente è stato premiato a Venezia con il "Leone d'oro alla carriera".In contemporanea ha presentato il libro della sua biografia "Il buio e la luce".Il premio ricevuto a Venezia gli conferisce un doveroso "spazio" negatogli spesso dal grande cinema.
La figura di Friedkin artisticamente e umanamente ha un qualcosa di profondamente controverso.Proprio come i suoi film.Una carriera contraddistinta da luci e ombre,da successi clamorosi e bestiali flop.Colpa del suo famoso caratteraccio,intransigente ed irascibile,poco disposto a scendere a compromessi.Una patina di "paranoia" artistica per la quale ha creato una sfilata di personaggi caratterizzati da lati bui dell'animo.Paranoia ed ossessione come centralita' dei suoi racconti,contraddistinti dalla cruda verita' d'un nichilismo reale e palpabile.
Nel mio piccolo ho voluto rendere omaggio ad un artista poco "celebrato" negli ultimi anni.Quasi scomparso dal giro del cinema che conta.Friedkin ha lasciato dietro di se la traccia indelebile di opere che hanno rinnovato la settima arte.
Bastano solo due titoli per innalzarlo agli allori d'un fotogramma perpetuo che scorre dinanzi agli occhi,regalandoci immagini nude e crude,ma potenti nella pragmaticita' della sua regia, intrisa di documentario in presa diretta.
"Il braccio violento della legge" e "L'esorcista",sono loro i titoli conclamati ad icone materiali d'un cinema anni settanta molto rivoluzionario.Bill Friedkin è un esponente di punta della "New Hollywood",insieme ai vari Scorsese,Coppola,De Palma.....Bill da Chicago non è pero' un "movie brats".Egli non ha frequentato nessuna scuola di cinema,proviene dalla televisione,dapprima come fattorino,poi come segretario di produzione ed infine regista.
Si proprio regista,capita che un giorno Friedkin veda al cinema "Quarto potere",rimanendone folgorato,le luci,la composizione scenica,la recitazione.Bill capisce che il mestiere che ti consente di creare,di mettere al centro del lavoro una sorta di "ego" personalistico,è proprio l'arte della regia.
Comincera' da lontano,non prima di aver sperimentato illusioni,delusioni e umiliazioni.Il suo primo documentario risale al 1962,s'intitola "Paul Crump vs People".E' un documentario contro la pena di morte,trovatosi per caso ad un party di "celebrities",Friedkin conosce un parroco che lavora da cappellano nel braccio della morte d'un carcere di Chicago.
Gli racconta la storia d'un detenuto,tale Paul Crump,accusato di omicidio a mano armata.E' un caso controverso,sono i tempi del razzismo contro gli afroamericani.Crump essendo un nero si trova condannato per una serie di prove e testimonianze molto discutibili.Friedkin rimane affascinato dalla storia,ottiene il permesso di parlare col detenuto,e di cavarne fuori un documentario molto realista contro la pena di morte,che scagionerebbe Crump dalle accuse.Il documentario "Paul Crump vs People" ottiene un clamoroso successo,sollevando addirittura un "caso" nel dipartimento di giustizia americana.
Nonostante i tentativi di boicottaggio da parte di gruppi di conservatori il film vince un importante premio ad un festival di documentari.Il primo premio della sua carriera,Paul Crump sopratutto grazie al documentario di Friedkin verra' graziato,la sua pena commutata in ergastolo.
E' il primo passo verso una promettente carriera di fillmaker.Verranno altre regie televisive,per documentari sensazionalistici d'una tv americana di seconda serie.Poi il "salto",quando a Bill viene proposto di girare un episodio della serie "Hitchcock presenta".Celebre e succoso in tal senso un annedoto raccontato da Friedkin in occasione del primo incontro col grande maestro.
Stavano girando,arriva Hitchcock sul set,a stento porge la mano al giovane Friedkin,redarguendolo per la mise senza cravatta del giovane regista,il quale se ne esce con una battuta:"Ho dimenticato il cravattino a casa sir.....".Un episodio che mette in luce una dose di anticonformismo e antiautoritarismo del regista,il quale anni dopo si "vendichera'" del rimprovero di Hitchcock,"sfottendolo" e provocandolo durante una premiazione dell'American director's Guild.
L'episodio della serie "Hitchcock presenta" è girata con uno stile secco,con un piano sequenza iniziale da novello "Orson Welles".Un qualcosa che mostra un talento cristallino e secco,che attira l'attenzione di alcuni addetti ai lavori,case di produzione contattano Friedkin,(appena trentenne) che si trova a girare una sorta di "Syt com" con i cantanti emergenti Cher e Sonny Bono.Ma sara' un clamoroso insuccesso che lancera' Friedkin nello sconforto.
Il lancio vero e proprio nell'orbita cinema avviene nel 1968,con un film intitolato "Festa di compleanno",tratto da una pieces teatrale del commediografo Harold Pinter.
Poi sara' la volta (nel 1970) del film "Festa di compleanno per il mio amico Harold",la prima volta di Friedkin nel toccare un tema delicato come la vita degli omosessuali di quel periodo.
I due film ottengono un discreto successo e buone recensioni,il tocco del regista futuro si vede,seppur contraddistinto da un talento che aspetta di venir fuori.
E' nel 1971 che il mondo s'accorge di Friedkin,"Il braccio violento della legge".Un titolo,una leggenda.Una garanzia forte e compatta d'una corrente "neocinematografica" chiamata "New Hollywood".Un film duro,forte e machista,accusato anche di essere "reazionario".Tratto da un libro di Robin Moore,parla d'un ingente sequestro d'un carico d'eroina proveniente da Marsiglia avvenuto a New York nel 1966.Friedkin si presenta al dio del cinema con una storia violenta,con un tocco magistrale di riprese che "scendono in strada",immergendo lo spettatore a diretto contatto con le strade luride di New York.Un film che consacra un attore quasi sconosciuto come Gene Hackman,che ebbe dei dissidi con Friedkin durante le riprese per via dell'impostazione del personaggio "Papa Doyle".
Un film sulla "strada" che evoca il miglior neorealismo italico e la Nouvelle Vague francese.Un poliziesco a basso costo infarcito di tematiche ruvide,d'un virilismo accentuato nelle figure di "sbirri" tenaci.E' la fine delle pellicole edulcorate della "Old Hollywood",l'inseguimento del film vale il prezzo del biglietto.Il confine "bene-male" non è piu' tanto netto,inizia l'epoca degli "antieroi" dell'America paranoica e nevrotica in piena guerra del Vietnam.Per il ragazzaccio di Chicago il successo è dietro l'angolo.Arrivano gli "Oscar" per "Il braccio violento della legge",accompagnato dall'entusiasmo per una nuova corrente cinematografica nel cinema americano.Fresco dell'oscar e del travolgente successo,il nostro Bill s'immerge (per caso) nella lettura d'un romanzo che sta avendo successo:s'intitola "L'Esorcista".
Lo ha scritto uno sceneggiatore e scrittore d'origine libanese:William Peter Blatty.Blatty e Friedkin s'erano incontrati qualche anno prima,nell'occasione della stesura d'un film intitolato "Peter Gunny.....".Nell'occasione Friedkin ebbe il coraggio di dire a Blatty (e al grande Blake Edwards) che merda fosse la loro sceneggiatura.....
Un insolenza conclamata e arrogante,che Edwads non accetto' ma colpi' Blatty.Il ragazzo aveva le palle e il fegato.
Blatty rimase colpito dal "Braccio violento....." essendo proprietario dei diritti del libro,voleva Friedkin a dirigere il film.
Tra varie controversie e dissensi con le case di produzione Friedkin riuscira' a girare finalmente il film......
E sara' una leggenda.....
"L'Esorcista" parla della possessione demoniaca ai danni d'una dodicenne.Roba forte per il 1973,una pellicola d'impatto mostruoso sull'opinione pubblica.In pieno Vietnam "L'esorcista" spacca in due le opinioni,violento,crudo e intriso di temi scomodi.Il mistero della fede e il senso di colpa,intrecciati nella possessione demoniaca d'un innocente.Immagini forti e veritiere,scioccanti nell'incedere,Friedkin che innesta una potenza registica ad una pellicola che diverra' iconica nel tempo."L'esorcista" per Blatty e Friedkin non era un horror.Lo sara' per la stampa nel corso degli anni,gli autori volevano parlare del mistero della fede nell'uomo,nella lotta perpetua tra bene/male.Sara' un successo "bestiale",sopratutto per Friedkin,regista di punta ormai acclamato,noto per il caratteraccio che sfiora la psicosi.E' la teoria del "regista-autore" che invade la Hollywood del periodo.Il regista deificato,i produttori che "abbassano la testa".E' un periodo d'oro per Friedkin,acclamato da tutto il mondo,come "L'Esorcista" era una corsa sull'ottovolante,anche la carriera di Friedkin sembra esserlo........
"le LUCI E OMBRE",il successo ti da e ti toglie,nulla dura per sempre tutto è immutabile".....dopo il successo dell'Esorcista,Friedkin vuole imitare l'amico Coppola alle prese con un film "personale" per cui si giocava tutto:" Apocalyps Now".Friedkin vuole rifare lo stesso nel Centroamerica col rifacimento del film di Clouzot del 1952 "Vite vendute".Il suo s'intitolera' "Sorcerer".Narra di quattro fuorilegge scappati in uno scalcagnato paese centroamericano,che per salvarsi la pelle,accettano l'incarico suicida di trasportare un carico di nitroglicerina.Tra crisi lavorative,sforamenti di budget e licenziamenti coatti,Friedkin porta a termine il suo film piu' ambizioso.Quello per cui si gioca la reputazione,il "Magnus Opus".Rivisto oggi "Sorcerer" è un film secco,d'una durezza escotica sconvolgente,iconograficamente virile.L'arroganza di Friedkin all'epoca fece si che venissero "bocciate" le presenze nel cast di Steve McQueen,Mastroianni e Lino Ventura.Un qualcosa di molto penalizzante per Bill,che dovette ripiegare su un cast di tutto rispetto,ma sconosciuto al grande pubblico americano."Sorcerer" oggi trasmette un senso di "nuda" cinematografia,compatta e serrata nell'azione,senza ombra di digitale assume una potenza di cinema incontrastato.
Nel 1977 fu un flop clamoroso,nell'epoca di "Guerre stellari" la parola d'ordine era "ottimismo"."Sorcerer" tutto era fuorchè ottimista.Per Friedkin una caduta a picco nella carriera.Una sfilza d'insuccessi,da "Pollice da scasso",al controverso e morboso "Cruising",ispirato a una serie di omicidi ad omosessuali nei locali "Dock's" nel Locker East side Village.Duro e rarefatto,girato nell'era preAIDS, con un Al Pacino poliziotto infiltrato nel mondo sadomaso degli omosessuali.Friedkin viene contestato dalle associazioni dei diritti dei Gay,il suo film accusato a piu' riprese di omofobia."Cruising" è di fatto un film scomodo,coraggioso e oltranzista per il periodo in cui fu girato.Friedkin era (ed è) un artista in controtendenza rispetto al resto di Hollywood.Gli anni 80 di Reagan erano l'epoca degli eroi alla Indiana Jones,Bill continuava invece a girare film cupi,morbosi e spaventosamente violenti.
Paranoie,ossessioni e ambiguita' come tema centrale della sua filmografia,un non "volersi piegare" all'esigenze dell'establihsment" che voleva film edulcorati.
Friedkin ha pagato a caro prezzo il suo volersi fermare sulla linea "personale".Estromesso dalle case di produzione,ai margini del "giro che conta",ha sofferto malattie e depressioni,quasi in una spaventosa legge del contrapasso.
Una brave parentesi di "luce" nel 1985 col portentoso noir "Vivere e morire a Los Angeles",un poliziesco complesso e in contrasto con tutto il resto che "spacca" gli anni 80 del cinema americano.
Tuttavia nonostante le critiche entusiatiche non ebbe il successo che meritava,"rivalutato" all'unisono dal pubblico solo in anni recenti.Gli anni 90 sono una catarsi di buio lacerante,con poche opere tra le quali "Jade","Basta vincere",film girati benissimo,ma manchevoli di quella forza travolgente negli anni 70.
Bill da Chicago si lancera' con successo nelle regie teatrali,portando opere come "l'Aida" in giro per il mondo con grande successo.E' l'incontro con Tracy Letts a riportare la luce nella carriera di Friedkin negli anni recenti.Le pieces di Letts "Bug" e "Killer Joe" hanno un potenziale cinematografico non indifferente.Ne vengon fuori due film indipendenti,come temi centrali sempre le "care" ossessioni e paranoie,con psicotici soldati e degradate provincie e famiglie americane.
Film scomodi e coraggiosi,"contro" l'establishment americano delle superpellicole commercializzate.Friedkin ha la soglia degli 80 anni è rinato,gira come un ragazzino,ha la freschezza lucida d'un esordiente.Ma sopratutto non è sceso a "compromessi",rimanendo fedele nella sua opera lucide ed energica,diretta e "stronza" come il suo bel caratterino.
A noi piacciono quelli cosi',veri e senza fronzoli,Venezia gli ha reso (finalmente) omaggio.Speriamo che dietro l'angolo ci aspetti un altra storia cattiva e bastarda come solo il "vecchio" Will sa regalare........
Titolo originale The Exorcist
Regia di William Friedkin
Con Ellen Burstyn, Max Von Sydow, Linda Blair, Jason Miller, Lee J. Cobb
Titolo originale Sorcerer
Regia di William Friedkin
Con Roy Scheider, Bruno Cremer, Francisco Rabal, Amidou, Ramon Bieri
Titolo originale The French Connection
Regia di William Friedkin
Con Gene Hackman, Fernando Rey, Roy Scheider, Marcel Bozzuffi, Tony Lo Bianco
Titolo originale To Live and Die in L.A.
Regia di William Friedkin
Con William L. Petersen, Willem Dafoe, John Pankow, John Turturro, Debra Feuer
Titolo originale Killer Joe
Regia di William Friedkin
Con Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Thomas Haden Church, Gina Gershon, Juno Temple
Titolo originale Cruising
Regia di William Friedkin
Con Al Pacino, Karen Allen, Paul Sorvino, Richard Cox, Don Scardino, Joe Spinell
Titolo originale Bug
Regia di William Friedkin
Con Ashley Judd, Michael Shannon, Harry Connick jr., Lynn Collins, Brian F. O'Byrne
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Grazie @Bob e Gianni,condivido con te quanto dici sulla triste parabola che ha segnato la carriera di Friedkin.Come ho ribadito sopra Friedkin stesso ha ribadito di aver rifiutato copioni che sono diventati sensazionali successi e di aver accettato di girare flop clamorosi.Questione "caratteriale" d'un autore intransigente verso le case di produzione,poco propenso a sottomettersi alle mode cinematografiche del momento.Come Cimino ha pagato anche lui lo scotto del fallimento del "Salario della paura",film che ti consiglio di recuperare al piu' presto,conoscendo i tuoi gusti ti colpira' senz'altro.Resta comunque vivo l'impatto che ancora oggi suscitano le sue pellicole,vedi "L'Esorcista" che spaventa piu' di qualunque blockbuster,come dice Gianni il cinema di Friedkin anche quando si è trattato di flop (il salario o Cruising) era comunque un cinema con la C maiuscola.Sono film coraggiosi d'un regista che ha seguito sempre una sua linea personale,decisione che pur penalizzandolo lo ha reso unico.......ecco perchè lo ammiro tanto....un saluto.
mi unisco agli elogi, la tua ammirazione per questo Autore -che piace anche a me- è commovente, ciao Gimon
Grazie @Amanda,conoscendo i tuoi gusti non dubitavo che un autore come Friedkin scatenasse dentro di te molte emozioni......un saluto.
Mai piaciuto più di tanto questo regista...A parte che ad Hitchcock ed Edwards dovrebbe solo pulire le scarpe, ovviamente, ma non è questo il problema (anzi, molto meglio gli audaci che i leccaculo! :-D). Però insomma...in fin della fiera, la sua poetica/estetica è stata, a mio parere, meno brillante ed incisiva rispetto a parecchi suoi colleghi New Hollywood (e post-NH)...Personalmente, gli preferisco anche i vari Rafelson e Bodganovich, che peraltro hanno pagato il loro anti-conformismo in maniera ben più salata rispetto a Friedkin (mai quanto Cimino, poveretto! :-((( ). Al buon Friedkin, bene o male, i suoi film li fanno fare, anche se fra mille compromessi...E i risultati, a mio modesto parere, sono buoni, ma non eccezionali...Anche i suoi classici intoccabili (e qui so che attirerò le ire di tanti) non mi fanno impazzire...Certo, "L'esorcista" e "Il braccio violento della legge" hanno indubbiamente rivoluzionato i modi dei due rispettivi generi, horror e poliziesco, in direzione di una maggior dose di violenza esplicita...Ma al di là di questo dato esteriore, non vedo nella regia di Friedkin tutta questa forza espressiva...Due film senz'altro influenti, "mid-cult" come si usa dire, però a mio modo di vedere anche un po' datati, figli della loro epoca (un po' lo stesso effetto che mi fa "Easy Rider", che resta indubbiamente IL road-movie nell'immaginario della Contestazione USA, autentico documento di un'epoca, ma artisticamente non vale nemmeno metà del quasi coevo "Cinque Pezzi Facili")...Come dire: c'è il cult e c'è il capolavoro, o se preferite: c'è il costume e c'è l'arte...e non sempre le due cose coincidono...Lo so: è un discorso un po' snob, ma io la vedo così...In campo horror-satanico, ad esempio, trovo più interessante Rosemary's Baby, mentre nel poliziesco hard-boiled preferisco Callaghan...Mi ha deluso anche Cruising, mentre ho apprezzato tanti anni fa Vivere e Morire a L.A....Cmq un plauso a Gimon per la sua torrenziale play appassionata!
Eh eh eh,carissimo Ed Wood,aspettavo la tua "cinica" stilettata al varco....;) Questione di gusti comunque,hai pienamente ragione quando affermi che ad altri colleghi di Friedkin, come Cimino,Bogdanovich o Rafelson è andata anche peggio.....(letteralmente finiti nell'oblio o nel dimenticatoio) pero' anche Friedkin ha dovuto ingoiare i suoi "rospi" amari.Film come "Il braccio violento della legge" o "L'esorcista" hanno le stigmate del "cult" assoluto,che senz'altro nell'immaginario collettivo contano piu' dell'arte autoriale.Bisogna dare atto comunque a due generi che sostanzialmente sono stati rivoluzionati,Friedkin dopotutto per "Il braccio violento..." si era studiato a menadito le inquadrature e la tecnica da "documentario pilotato" di Costa Gavras in "Z l'orgia del potere" (scegliendo anche tra i protagonisti "in comune" il killer Marcel Bozzufi).E' un autore controverso come gia' ampiamente ribadito,che ha "preferito" restare a galla in generi da lui amati,strettamente personali,"fottendosene" della carriera o dell'incasso,e inquadrando piu' che altro una sua intima visione del mondo.Ha pagato per questo con flop clamorosi come "Cruising" ad esempio,film che ho visto una sola volta,lasciandomi tuttavia perplesso,dato che pur nella morbosa ambiguita',"scade" nell'interpretazione di Pacino,che pur ebbe durante le riprese disaccordi e liti con il regista.Una carriera di "Montagne russe" come lui stesso l'ha definita,che comunque è in linea con il personaggio,uno che "giustamente" non riesce a mettere d'accordo tutti.......Un caro saluto e grazie ancora per l'incisivo commento.
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