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L'inquilino del terzo piano

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su L'inquilino del terzo piano

di steno79
8 stelle

Nella filmografia di Roman Polanski "Le locataire" viene subito dopo "Chinatown", che da tempo viene considerato il capolavoro assoluto della sua opera omnia. Tuttavia, "Le locataire" appartiene al filone francese, dunque è un film prodotto con modalità più artigianali rispetto a quanto aveva trovato ad Hollywood e, se non riesce a replicare lo spessore di "Chinatown", si tratta comunque di un film che col passare degli anni è diventato un cult del thriller psicologico in bilico fra grottesco e horror.

La vicenda dell'impiegatino Trelkovski è nota a chi ha visto il film e non serve raccontarla di nuovo. "Le locataire" è un film spiazzante per come costruisce una suspense difficilmente catalogabile in schemi precostituiti: la definizione di thriller kafkiano è assolutamente lecita, ma è sorprendente come Polanski riesca ad insinuare dubbi lungo tutto l'arco del racconto sulla follia paranoica del protagonista e sulla crudeltà persecutoria dei vicini, lasciando spazio costantemente ad un'ambiguità della visione che già avevamo trovato in pellicole in qualche modo affini come "Repulsione" e "Rosemary's baby". Se il suo ritratto di Trelkovski è una delle carte vincenti dell'intera operazione e dimostra la sua bravura anche come attore, con una caratterizzazione che spinge sempre più sul pedale della stranezza e dell'allucinazione, molte lodi vanno anche ad una Isabelle Adjani appena reduce da "Adele H", sexy e al tempo stesso partecipe dell'atmosfera delirante che invade la pellicola, con il coro di vecchietti dove bisogna citare almeno la partecipazione di vecchie glorie come gli americani Jo van Fleet, Melvyn Douglas e Shelley Winters.

Sarebbe interessante confrontarlo con il romanzo d'origine "Le locataire chimerique" di Roland Topor, date le numerose assonanze fra lo stesso Polanski e l'artista surrealista ebraico polacco Topor; ad ogni modo, resta una testimonianza vitale di un'epoca creativamente felice per il regista, l'ultimo film completato prima delle accuse di stupro che lo obbligarono a lasciare definitivamente gli Stati Uniti.

Voto 8/10

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